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Pd, dalla rottura con Conte al duello con Meloni: così si chiude l'era Letta

di redazione politica

Enrico Letta cede il testimone alla guida del partito, ma assicura di rimanere e dare una mano. L'analisi dei due anni da segretario

Pd, Letta: la rottura con Conte è netta, inizia il duello con Meloni

Le trattative con M5s sono fittissime. Il ministro dei Rapporti con il Parlamento, Federico d'Incà, fa da spola tra gli uffici del M5s e quelli del Pd. L'intervento del leghista Romeo riaccende qualche esile speranza: dem e governisti M5s sperano che Conte approfitti della scelta di Salvini e Berlusconi di chiudere all'ipotesi di un Draghi 2 per rientrare nelle fila del governo. Invece Conte corre dritto per la sua strada e Draghi si dimette. Il Pd, a questo punto, è chiamato a scegliere. E il segretario Enrico Letta lo fa immediatamente. Quella con Conte è "una rottura irreversibile". Si apre, di fatto, una campagna elettorale che il segretario Letta imposta sul duello fra lui e Giorgia Meloni, data come favorita per Palazzo Chigi. Una dicotomia che i manifesti dem ribadiscono anche nei contenuti: "Scegli" è il claim della campagna, con le alternative "Con Putin/Con l'Europa", "Più condoni/Meno tasse", "Combustibili fossili/Energie". Ma è sulle alleanze che il Pd perde le elezioni. Conte decide di presentarsi da solo, consapevole che facendosi chiudere nel recinto dell'alleanza potrebbe forse fermare l'avanzata delle destre, ma favorendo il Pd a scapito dei voti del M5s. E Letta deve fare a meno anche di Calenda che, nel giro d 24 ore, passa dall'accordo siglato con il Pd e sigillato con un bacio sulla guancia al segretario dem, allo strappo per correre con il cosiddetto Terzo Polo, in tandem con Renzi.