Politica

Ponte sullo Stretto: la sinistra blatera, ma al governo Prodi piaceva

Di Giuseppe Vatinno

Il progetto ha sempre diviso l'opinione pubblica e la politica, soprattutto a sinistra. Eppure, anche i dem in passato c'hanno pensato...

Ponte sullo Stretto, quando c'era Prodi il progetto piaceva

La vicenda del Ponte sullo Stretto data i tempi dei Romani, quando cercarono di costruire un ponte di barche per attraversalo. Era una via verso l’Africa - e nello specifico - verso l’avversaria Cartagine. Da allora tempo ne è passato molto, ma in tutti questi secoli non se ne è fatto niente. E se c’è una costante che caratterizza l’Italia come Paese è che qualche volta vince il mondiale di calcio e annuncia periodicamente che costruirà il Ponte sullo Stretto.

La vicenda è molto nota ma ci sono alcuni punti fermi: la destra lo vuole fare mentre la sinistra no. Ad ogni nuovo governo questo è refrain che si ascolta, mutano solo i ruoli e cioè chi è al governo e chi è l’opposizione. Da ultimo (pare) che si faccia sul serio. Qualche giorno fa c’è stato il via libera al Senato. Sarà il più lungo del mondo, a campata unica, con un costo stimato di circa 13,5 miliardi di euro. Il ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, ha ipotizzato che potrebbe essere transitabile per il 2032. L’attuale ponte più lungo (1.991 metri) del mondo sta in Giappone e si chiama Akashi Kailkp Bridge.

Tecnicamente si è fatto un decreto legge che riattiva la Società Stretto di Messina che è stata istituita nel lontano 1981 e poi fu messa in liquidazione dal governo Monti che l’aveva prima trasformata in una società in house. Questa società, che è determinante per la realizzazione, è detenuta al 51% dal ministero dell’Economia che quindi ha facoltà di indicare il presidente e l’amministratore delegato. La composizione societaria vede anche Anas, Rfi e le Regioni Sicilia e Calabria. L’attività di controllo è demandata invece al Ministero delle Infrastrutture che, nel caso, può esprimere un commissario.

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