Politica
Renzi: "Solo IV credibile sulla riforma del fisco, Conte pensava al cashback"
Italia Viva si riunisce a Milano per illustrare le sue proposte: "Siamo gli unici credibili, perché solo noi abbiamo abbassato la pressione fiscale"
Renzi e il fisco: "Solo noi abbiamo mantenuto le promesse"
"Noi siamo gli unici che possiamo fare proposte sul fisco, perchè quando abbiamo governato non abbiamo chiacchierato, ma abbiamo ridotto la pressione fiscale". Al Palazzo delle Stelline di Milano, Matteo Renzi rivendica i meriti del suo partito su un tema che da sempre fa discutere, ma sul quale - effettivamente - quasi mai alle parole seguono i fatti. Dati Istat alla mano, il presidente della Commissione Finanze della Camera Luigi Marattin spiega che il centrodestra ha sempre innalzato la pressione fiscale quando ha governato, che il record si è toccato nell'anno del governo gialloverde Lega/M5S e che gli unici cali si sono avuti a cavallo dei governi presieduti da Renzi e poi da Gentiloni.
E' ormai da tempo che Italia Viva dà battaglia su questi argomenti, trovando in questa occasione meneghina l'autorevole spalla del Sindaco Beppe Sala, che definisce le proposte dei renziani sul tema “troppo di buon senso per pensare che ci si possa dividere ancora”. Renzi gli restituisce la carezza quando parla della necessità di affiancare alla riforma del fisco quella elettorale, per dare al Paese la stessa stabilità che segue all'elezione dei sindaci: “Per i prossimi quattro anni e mezzo, Sala può fare il sindaco. Sempre che non venga a Roma, cosa che qualcuno auspica e che non sarebbe neanche male... Anche io ho fatto il sindaco: in Comune la maggioranza discute, ma non cambia. Invece in Parlamento c'è una maggioranza che prima voleva un no euro come ministro, ora sostiene l'ex presidente della Bce”, ricorda beffardo, citando la fascinazione del M5S per Savona e la successiva conversione su Draghi.
Anche a Milano Renzi gioca in casa e spara sugli avversari: Salvini, Di Maio, Conte e il Pd
La platea delle Stelline è decisamente ben nutrita, accanto a Sala c'è Alessia Cappello, assessora a Palazzo Marino in quota IV, con il coordinatore cittadino Roberto Cociancich, il parlamentare Mattia Mor, l'ex consigliere economico di Renzi Yoram Gutgeld e un'ampia rappresentanza dei renziani milanesi, a partire da Giovanni Sestito, definito “l'uomo-macchina” dallo stesso Marattin, oltre a numerosi esponenti del mondo economico: Francesca Mariotti (Direttore Generale Confindustria), Dario Costantini (Presidente CNA), Marco Granelli (Presidente Confartigianato), Luigi Sbarra (Segretario Generale CISL), Marcella Caradonna (Ordine dei Commercialisti di Milano CNDCEC), Mara Caverni (AD New Deal Advisors).
Renzi gioca in casa e quindi gli applausi partono spontanei quando l'ex Premier lucida le sue medaglie sul petto (“Irap e costo del lavoro, tutta l'operazione sull'industria 4.0, il Jobs act con la decontribuzione, l'abolizione dell'Imu sulla prima casa”), ma anche quando affonda da par suo sui nemici storici: “Il Reddito di cittadinanza non ha funzionato, dai navigator al terrazzo dal quale lo statista Di Maio si è affacciato per dire: 'Abbiamo abolito la povertà!'. Io quel terrazzo l'avrei chiuso e avrei chiamato il 118”. Decisamente agguerrito, all'ingresso nello storico palazzo milanese aveva menato un fendente anche su Salvini: “Non è un ministro competente, non è il capo del governo. Di fronte alla guerra non si fanno gli show mediatici. Detto questo, trovo anche incredibile pompare questa vicenda. I problemi tra Russia e Ucraina non li risolvono ne' Salvini, ne' il Pd".
Nemmeno sullo specifico del fisco Renzi ha risparmiato frecciatine infuocate al M5S: “Tutti i soldi che derivano dalla lotta all'evasione vadano alla riduzione fiscale, come Marattin già a suo tempo disse a Conte, solo che lui pensava al cashback, per via dei sondaggi di Pagnoncelli che gli aveva portato Casalino. Poi c'è stata la lotteria degli scontrini: da lì al bonus zanzariere c'è un universo di follia prodotto da questo Paese, come il superbonus, che ha avuto 20 modifiche in pochi mesi”.
Le proposte di Italia Viva: "Un grande patto per l'Italia"
Per Renzi il problema è chiaro: il lavoro. “Questa Repubblica in questo momento è affondata sul lavoro. Il lavoro è diventato una stranezza. I giovani sono sfruttati? Ma da chi? Aumentiamo gli stipendi, sì, ma per tutti! Apriamoci con le parti sociali a ragionamenti diversi, come la partecipazione agli utili da parte dei lavoratori. E' un tema grandissimo, è il tema. In questo Paese si stanno tassando anche le mance. Paradossalmente nella fase che si apre c'è uno spazio nuovo per un grande patto per l'Italia, delle parti sociali e datoriali. E' cambiato il clima attorno a noi, questo spazio c'è. Non sono stato un grande fan della concertazione perchè venivamo da un periodo nel quale la concertazione creava, talvolta, un clima di sabbie mobili, quella del '93 ha salvato il Paese. Negli anni successivi non sempre ha avuto lo stesso ruolo. Questo spazio oggi c'è".
Uno spazio che Italia Viva vuole occupare con autorevolezza, come chiarisce in modo lampante anche Marattin: “Se in questa legislatura si è iniziato a parlare di riforma fiscale (e poi ad adottare gli atti parlamentari conseguenti) è soprattutto merito di IV. Sono stati i nostri parlamentari i primi a chiedere di mettere mano un sistema fiscale la cui ultima riforma strutturale risale a un mese prima dello sbarco dell’uomo sulla Luna, nel '69. Sono stati i nostri parlamentari a dar vita all’approfondita indagine conoscitiva condotta dalle Commissioni Finanze di Camera e Senato da gennaio a giugno 2021, a dire chiaramente che alla riduzione di tasse e contributi andava destinato tutto il margine fiscale emerso nell’autunno scorso, a dire chiaramente che il percorso della delega fiscale doveva andare avanti. Anche gli osservatori più superficiali hanno potuto notare che l’obiettivo di una discussione profonda sul fisco non può dirsi completamente raggiunto. Se vuole tornare a essere credibile, la politica deve essere sottoposta a valutazione dei risultati".
"Tutti i partiti, a parole, hanno promesso di abbassare le tasse" ricorda, per poi sciorinare i dati secondo i quali solamente Renzi e Gentiloni hanno mantenuto la parola. Da qui al monito per le politiche che ormai si intravedono all'orizzonte, il passaggio è facile: "Avvertenza per la prossima campagna elettorale: quando verremo bombardati da mirabolanti promesse di riduzione (o cancellazione) delle tasse, ricordiamoci di questi dati. Se non lo facciamo, la politica continuerà tragicamente ad essere quello che è stata in questi anni: la gara a chi la spara più grossa, senza alcun obbligo esplicito o implicito verso la realtà dei fatti o delle azioni compiute”.