Politica

Riforma della giustizia, Pd: "Scontro politica-toghe e cittadini più deboli"

Di Alberto Maggi

Giustizia/ Walter Verini, capogruppo Dem in Commissione Antimafia, smonta la riforma Meloni-Nordio. Intervista

Verini (PD): "Il rischio concreto che la Magistratura requirente risponda al governo esiste"

 

"E' molta propaganda. Mi auguro, anzi credo,  che questa riforma della giustizia - come l'autonomia regionale e il premierato - vedrà difficilmente la luce". Walter Verini, capogruppo del Partito Democratico in Commissione Antimafia e segretario della Commissione Giustizia del Senato, intervistato da Affaritaliani.it, smonta punto per punto la riforma Nordio varata oggi dal Consiglio dei ministri.

"Le tre riforme del governo di destra mettono in crisi l'intera impalcatura costituzionale del Paese", dichiara Verini ad Affari che spiega: "O la va o la spacca - dice Meloni - ma qua a spaccarsi è l’Italia. Si tratta di tre “totem” che le tre forze politiche di governo stanno agitando prima delle elezioni europee nonostante forti ed evidenti divisioni al loro interno". Dopo il voto, una volta visti i risultati, continua Verini, "ci saranno forti ripensamenti: l'autonomia che agita la Lega spacca il Paese e indebolisce il Centro-Sud; il premierato di Meloni è poco condiviso dalla sua stessa maggioranza e colpisce il Parlamento e le prerogative del Quirinale; la separazione delle carriere, simbolo di Forza Italia che non vuole  apparire come  il parente povero: così colpisce il Paese al cuore. Ma faremo di tutto per modificare radicalmente e anche bloccare queste riforme".

Tornando alla riforma Nordio, prosegue Verini, "in un'intervista di ieri il sottosegretario Mantovano ha affermato che, virgolette, 'la separazione nei fatti c'è da qualche anno con la riforma Cartabia'. E dice la verità. Ero relatore di quella riforma alla Camera. Oggi un magistrato può compiere un solo passaggio dalla funzione requirente a quella giudicante o viceversa. In un anno su più di 8.000 magistrati sono 20 o 21 che compiono  questo passaggio, un numero ininfluente. E di questi, tre quarti sono magistrati di prima nomina che, dopo il tirocinio e passati i primi quattro anni nella prima sede - spesso obbligata - scelgono  di avvicinarsi a casa o una sede più appetibile. Non si possono fare altri passaggi, questa è la legge Cartabia come ha spiegato lo stesso Mantovano. Se è così, perché questa ostinazione?".

"La separazione delle carriere è per noi un errore. Lo sostengono non solo la stragrande maggioranza dei magistrati ma anche autorevolissimi esponenti dell'avvocatura e cito uno su tutti, Franco Coppi. Consentire il passaggio tra requirente e giudicante o viceversa (che, ripeto, oggi è unico in carriera) fa fare meglio l'uno e l'altro lavoro. Svolgere la funzione di giudice prima e poi di pm (o viceversa) fa comprendere a 360 gradi le modalità migliori per esercitare la propria funzione di magistrato, in una cultura unitaria della giurisdizione“, spiega Verini.

Per quanto concerne il doppio Csm, previsto dalla riforma Nordio, "si va verso la direzione di separare e non distinguere funzioni e carriere con il rischio concreto che chi si occupa di un ruolo requirente maturi esclusivamente una vocazione accusatoria, poliziesca e colpevolista. Siamo un Paese civile e maturo dove vige la presunzione di innocenza e in molti casi, nonostante giustamente ci sia l'obbligatorietà dell'azione penale, si arriva all'archiviazione. Tanti Gup archiviano in contrasto con le Procure. Questa dialettica fa bene alla giustizia e invece il doppio Csm tende a cristallizzare e a rendere più debole il cittadino al centro di un'inchiesta. Il pericolo è anche quello di indebolire le garanzie per i cittadini".

"Meloni e Nordio hanno parlato di un riforma epocale e invece è solo un pasticcio che può mettere in crisi indipendenza e autonomia della Magistratura. Il Presidente della Repubblica resterebbe capo di entrambi i Csm ma intanto, contemporaneamente, viene indebolito: con il premierato rispetto al presidente del Consiglio eletto direttamente dai cittadini, perché per questa destra tutto si tiene. E ciò con il ruolo del Parlamento marginalizzato. Il rischio concreto che la Magistratura requirente risponda al governo esiste. E tutto ciò lede ancora di più il principio di indipendenza della Magistratura".

"Nella scorsa legislatura avevamo fatto tre riforme importanti: codice penale, civile e ordinamento giudiziario e anche i meccanismi di elezioni del Csm. Dopo 30 anni di guerra sulla Giustizia il Parlamento aveva approvato delle riforme di sistema, non contro o a favore di qualcuno, senza nessun regolamento dei conti come quelli praticati  per anni dal berlusconismo, e senza “eccessi” di difesa (e anche qualcosa di più) di una parte della Magistratura", sottolinea il dem. "Con quelle tre riforme, aggiunge Verini, avevamo provato a mettere fine alla guerra di 30 anni tra politica e Magistratura e nonostante l'ANM fosse stata molto critica anche con un'agitazione noi siamo andati avanti, ascoltando tutti, ma con il 90% dei voti in Parlamento con Draghi premier e Cartabia ministro della Giustizia".

Secondo Verini "con questa riforma Nordio governo e maggioranza tornano a creare un clima di spaccatura e divisione, di guerra tra politica e Magistratura. Si dovevano applicare fino in fondo le tre riforme Cartabia e dopo qualche anno fare un tagliando per modificare punti e criticità. E invece il governo Meloni ha scelto la strada dello scontro tra politica e toghe. È una linea, quella di indebolire la Magistratura e i presidi di legalità. L'esecutivo fa leggi che prevedono reati e inasprimento pene contro i rave o chi imbratta le strade, ma oggi le emergenze sono altre: la corruzione dilaga e anche il codice degli appalti allenta la battaglia. Va bene la velocità, ma non a scapito della trasparenza e della legalità. Hanno innalzato le soglie degli affidamenti diretti e allargato i sub-appalti con un grave problema di sicurezza sul lavoro e di infiltrazione della criminalità organizzata. Non solo, hanno anche tolto il controllo della Corte dei Conti sul Pnrr".

"Il sorteggio dei membri togati per il Csm, oltre a essere incostituzionale perché la Carta dice che devono essere eletti, è un altro schiaffo ai magistrati. Occorre scegliere le persone più qualificate. Il CSM non è un condominio. Certo, svincoliamo la logica delle correnti, ma lo slogan che uno valga uno è una pura follia. Il sorteggio è un altro elemento che rende questa riforma estremamente negativa".

E infine l'Alta Corte. "C'è in Senato una proposta a prima firma Rossomando presentata a inizio legislatura e firmata da tutti noi del Pd che ci occupiamo di giustizia che propone che tutti i magistrati, non solo quelli ordinari, possano ricorrere ad un organismo di altissima autonomia, profilo e autorevolezza. E invece per come è stata prevista dalla riforma Nordio si tratta di un organismo che rischia di essere condizionato dalla politica. Insomma, per tutti questi motivi per noi si tratta di una riforma-bandiera, sbagliata e che, come mi auguro, non vedrà mai la luce", conclude Verini.