Politica
Rischio stangata sulla casa con la riforma del catasto
Ulteriore impoverimento del ceto medio: Affaritaliani intervista il Professor Giuseppe Valditara
Eppure molti politici oggi chiedono una revisione delle rendite catastali in nome di una maggiore equità. Che cosa ne pensa?
Mi inquietano le dichiarazioni dei politici che sono a favore di una revisione delle rendite catastali per colpire il ceto medio. LeU, Pd e M5S dicono di voler realizzare una redistribuzione della ricchezza: così però colpiscono i produttori, quel ceto che già Luigi Einaudi individuava essere la spina dorsale di una Nazione sana.
Da posizioni diverse FMI e BCE hanno a più riprese invitato il Governo italiano a spostare l’incidenza del Fisco dal reddito al risparmio, con l'intento di favorire i consumi. Nondimeno mi sembra evidente che colpendo i patrimoni – ovvero aumentando la tassazione su quelli che potenzialmente possono spendere – in mancanza di una drastica riduzione delle imposte sulle persone fisiche, l’effetto sortito sarà esattamente opposto: perché questi ultimi saranno disincentivati, se non addirittura impossibilitati, a spendere.
C’è una profonda iniquità nella manovra che alcuni vorrebbero, posto che colpisce anche coloro che hanno ereditato degli immobili, senza tuttavia disporre di un reddito sufficiente per sostenere imposte così elevate. Trovandosi dunque nella triste condizione di dover svendere per non incorrere nell'insolvenza. Dissipando tra l’altro un’eredità generazionale che – per quanto immateriale – è altrettanto preziosa.
Professor Valditara, purtroppo l’Italia sconta ancora un pregiudizio nei confronti dei Proprietari – così come degli Imprenditori del resto – considerati troppo spesso immeritevoli “padroni” e non, invece, Cittadini che con il loro lavoro hanno costruito ricchezza per sé e per la collettività. Perché secondo Lei?
Di fondo, viviamo in un Paese dove una parte della cultura politica vede ancora all’origine della Proprietà una sorta di colpa, lo sterco del demonio per alcuni, indice di un’accumulazione frutto di discriminazione e sfruttamento, per altri. In una parte importante del panorama politico italiano l’atteggiamento nei riguardi della proprietà è dunque marcatamente ostile. Guardiamo la questione del Catasto: l’esigenza di modernizzare i riferimenti catastali, adeguandoli ai valori di mercato, è in sè comprensibile. Il problema però sono le imposte. Osserva il Corriere della Sera che in una grande città italiana, un appartamento del valore stimato dall’Agenzia delle Entrate in 391.800 euro, ha un valore catastale di 142.900 euro. Sostituire gli attuali valori con quelli di mercato significa in molti casi quasi triplicare le imposte. Rischiamo che un settore cardine come quello immobiliare – con la connessa galassia di indotto – entri in un vicolo oscuro, dove si sa come si entra ma non come si esce. C’è il pericolo di una stangata, soprattutto sul ceto medio risparmiatore.
Ceto medio che Luigi Einaudi, da Lei più volte citato, indicava come il migliore e più atto a occuparsi della cosa pubblica, proprio in virtù della sua propensione al risparmio. Professor Valditara, i più strenui sostenitori di questa riforma dicono che servirà per fare emergere gli “immobili fantasma” non accatastati. Che ne pensa?
Penso si tratti di un’argomentazione semplicemente ridicola, di uno specchietto per le allodole. Per accatastare un immobile sfuggito al Fisco non è necessario riformare le rendite catastali, operazione la quale presuppone invece che gli immobili siano già ben noti. È necessario piuttosto realizzare un censimento di tutti quei beni che non risultano ancora registrati, magari usando i droni o i satelliti, cosa che finora non si è voluta fare.
Un’altra delle conseguenze della modifica degli estimi sarà la variazione dell’ISEE, per cui molte famiglie finora esenti dovranno pagare le tasse universitarie o l'asilo nido, pur non avendo magari un reddito adeguato per sostenere queste spese.
Inoltre le conseguenze influirebbero anche sulle compravendite immobiliari, sulle successioni e sulle donazioni con un aggravio dei costi. Se il valore di mercato è anche 3 o 4 volte quello catastale significa pagare 3 o 4 volte in più di imposte di registro o pagare la tassa sulle successioni quando oggi si sarebbe esenti. Uno scenario ben fosco.