Politica
Sabino Cassese si rivede sul CorSera: attacco a FdI e alla Meloni
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L'ex ministro per la Funzione pubblica fa le pulci al partito della Meloni, partendo dai malumori "interni". La componente dei “gabbiani” chiede un congresso
Fatta salva la scienza giuridica -ma soprattutto amministrativa- dell’ex giudice della Corte Costituzionale c’è da chiedersi il significato politico del suo agire. I suoi editoriali sono sempre mirati e compaiono quando servono, ricordando in questo Mario Monti che ha sempre utilizzato il prestigio del Corriere per parlare a suocera affinché nuora intenda. Il sospetto che ad un osservatore smaliziato delle cose politiche di questo Paese può venire in mente è che Cassese non sia molto contento del suo ruolo allo sconosciuto Clep e che comunque abbia ben altre ambizioni.
Forse il professore punta ad entrare nel governo in un eventuale rimpasto o “rimpastino” che comunque dovrebbe avvenire e per questo sta punzecchiando con una certa assiduità la Meloni e l’esecutivo, per dire: “Io ci sono!”. Infatti il tema dell’editoriale di ieri 27 agosto aveva come titolo: “Tweet e ricerca del consenso, ma questa è politica?”. Dietro ad una generica critica ai partiti si celava invece un forte attacco a Fratelli d’Italia che “non celebra congressi dal 2017” e prende lo spunto da alcuni malumori generatesi ultimamente con la nomina della sorella del premier, Arianna Meloni ai vertici politici del partito stesso.
La componente dei “gabbiani” che fa capo a Fabio Rampelli avrebbe chiesto appunto un congresso. Arianna Meloni ha subito risposto che: "In FdI non esistono gruppi o correnti. Se uno con la storia di Rampelli volesse chiedere un congresso, lo farebbe in prima persona. Non è accaduto. Anche perché non si è capito a che servirebbe oggi un congresso: c'è una leader indiscussa, la linea politica è condivisa, lo spazio per lavorare c'è in tantissimi ruoli e organismi". Però Cassese mette zizzania. C’è qualcuno dietro di lui a tirare le fila? Inoltre fa notare che se una volta gli iscritti ad un partito erano l’8% della popolazione ora sono solo il 2% e quindi-la conclusione logica- è che i partiti sono delegittimati dal punto di vista democratico, soprattutto –come il caso di FdI- quando non celebrano da anni i congressi.