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Politica
Salvini smonta con una direttiva i 30 km/h ma il contagio dilaga

La mala genìa dei radical –chic ambientalisti

Matteo Salvini, come promesso, ha emanato una direttiva per regolamentare il fenomeno della cosiddetta “trentizzazione” dell’Italia. Come noto, il limite in città per le automobili è 50 km/h mentre sempre più spesso sorgono come funghi cartelli che limitano a 30 km/h il massimo consentito, un limite così basso da bloccare le attività dei residenti, come è successo a Bologna con il sindaco Matteo Lepore in cerca dei suoi quindici minuti di visibilità.

Ne abbiamo parlato qui. Ma in realtà, il fenomeno è molto più datato e ne avevo già parlato nel 2017 utilizzando per la prima volta il termine “trentizzazione”.

I romani ancora ricordano con terrore l’amministrazione Raggi, che infatti fu punita finendo all’ultimo posto alle elezioni successive. Ebbene una delle misure peggiori fu proprio la “trentizzazione di Roma”, come riporto nell’articolo del 2017, smentendo il sindaco Gualtieri che se ne vuole attestare il merito in questa incredibile corsa a chi fa peggio. E non parliamo di un altro lascito della ex sindaca e cioè le pericolosissime piste ciclabili, peraltro cadute subito un ammaloramento, che sferzano la pelle della Capitale e che provocano enormi problemi di sicurezza agli automobilisti, perché sono mal progettate topologicamente e materialmente.

La direttiva del Mit tenta di riportare il fenomeno sotto controllo.

Si legge che: “Eventuali "limiti derogatori" al limite massimo di velocità di 50km/h "devono essere perimetrati in relazione a strade o tratti di strada tassativamente individuati, nonché giustificati laddove sussistano particolari condizioni che giustificano l'imposizione di limiti diversi".

Naturalmente la direttiva ha eccitato ancor di più i bolognesi che insistono sulla Città30 che sta provocando un danno non solo al diritto di mobilità sancito dalla Costituzione italiana ma anche all’economia della città felsinea.

Ma al sindaco Lepore non pare vero, come dicevamo, di essere al centro dell’attenzione e continua imperterrito avendo scoperto un promettente nuovo “filone” elettorale.

Ieri i soliti “No Tutto” ambientalisti hanno aderito all’ennesimo comitatino digitale, #Città30Subito, e hanno già fatto il solito presidio davanti al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti mentre invece a Bologna c’è stato un corteo contro il blocco della velocità.

Purtroppo i luddisti sono storicamente sempre in agguato e non perdono un’occasione per rispedire l’umanità all’era dell’età della pietra, indubbiamente la più “sicura” dal punto di vista dei trasporti, peccato però che si svolgessero rigorosamente a piedi e si vivesse in grotte umide e fredde.

I “soliti noti” politicizzati hanno fiutato l’ennesima battaglia di inciviltà e regressione tecnologica e così si stanno moltiplicando comitati e comitatini che puntano alla “mobilità dolce” che significherebbe tutti in bici e a piedi che farebbe la felicità dei radical –chic milionari, una specie che vive d’inverno esclusivamente nel centro storico delle città d’arte (dove si nutrono di salmone e Ztl) mentre d’estate la si può trovare a Capalbio.

 






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