Politica
Sangiuliano-Boccia, la linea Meloni: blindare il ministro e smascherare la "regia occulta con pezzi dell'opposizione"
Lo staff della premier ha passato al setaccio i post dell'ex amante: no alle dimissioni per ragioni sentimentali
Sangiuliano-Boccia, il contrattacco di Palazzo Chigi. Ma c'è anche l'ipotesi delle dimissioni solo posticipate a dopo il G7
Giorgia Meloni ha deciso di difendere il ministro Sangiuliano, niente dimissioni per il caso Boccia. La linea di Palazzo Chigi è quella di "fare scudo". Nelle riunioni riservate con l'intero staff presidenziale ha passato al setaccio i post dell'ex amante e mancata consulente del ministro, i "presunti documenti riservati" che Boccia ha pubblicato su Instagram, gli articoli dei principali quotidiani. E la linea che filtra è quella della resistenza: blindare il ministro innamorato, respingere la pressione delle opposizioni che ne invocano il passo indietro, scacciare l’accusa che Sangiuliano sia "sotto ricatto". Boccia ha parlato anche di "persone che tengono sotto scacco il ministro, per delle agevolazioni che hanno avuto". Il riferimento è anche a "direttori di settimanali". Chigi fa filtrare: "Noi non giochiamo al gioco di chi vorrebbe far dimettere un ministro per una questione sentimentale".
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Ma Meloni - prosegue Il Corriere - di una cosa in particolare su questa vicenda si sta sempre più convincendo, vale a dire che l’influencer di Pompei non può aver agito da sola. Il sospetto è che ci sia "una regia occulta" dietro le astutissime mosse di Boccia, definita "lucida" e "diabolica". E se qualcuno tra i dirigenti meloniani pensa che la donna si sia rivolta a un’agenzia di comunicazione di alto livello, i più si mostrano convinti che Sangiuliano sia rimasto vittima di una macchinazione, ordita da pezzi di opposizione e rilanciata da alcuni media. L’idea dei dirigenti di FdI, premier compresa, è che Sangiuliano "sta lavorando per smantellare un sistema consolidato negli anni del Pd". Per questo nei corridoi del Collegio Romano si sarebbe "fatto tanti nemici", che avrebbero strumentalizzato le ambizioni di Boccia con l’intento (politico) di danneggiare lui e il governo.
E adesso ai piani alti dell’esecutivo si studia il contrattacco. Prima mossa, denunciare "il malcostume ereditato dai governi precedenti, che si sono rubati tutto". A cominciare, insinuano i meloniani, "dalla chiave d’oro di Franceschini", anche se l’ex ministro l’ha restituita. A Palazzo Chigi non sfugge che la situazione può precipitare da un momento all’altro. "Sangiuliano — sostiene un altro dirigente di FdI — non può durare. Se Giorgia non lo ha sostituito è solo perché un nuovo ministro al G7 farebbe la figura del prestanome".