Politica

Sangiuliano in copertina su l'Espresso: così conquista la cultura di sinistra

Di Giuseppe Vatinno

Ieri su l’Espresso la copertina dedicata a Sangiuliano, ministro della Cultura: l'operazione per scardinare la Sx preoccupa i padroni del "vapore rosso"

Sangiuliano alla conquista della cultura di sinistra. L'analisi 

L’Espresso, vecchia icona della sinistra barricadera, seppur ha cambiato proprietario, non rinuncia all’antica passione e ieri metteva in prima pagina una suggestiva immagine del ministro Sangiuliano circondato dal fuoco, titolando: “Fiamma pigliatutto”. Nella presentazione del numero si legge: “Fedelissimi in posizione chiave per controllare ogni istituzione culturale del Paese: dal teatro al cinema, dall’arte all’editoria, fino alla Rai. Occupare tutte le poltrone è l’ossessione della famelica destra di governo. Che già pregusta il prossimo boccone: La Scala. Ma, come spiega Sabina Minardi nell’articolo di copertina del nostro settimanale, l’egemonia è un’altra cosa. «Meglio sforbiciare qua e là come barbieri, senza farsene troppo accorgere e riportare il pensare comune a un certo livello. Possibilmente basso», aggiunge Beatrice Dondi a proposito della Rai. Mentre Susanna Turco fa un ritratto del ministro Gennaro Sangiuliano, il moltiplicatore di poltrone”.

Quello di ieri, peraltro, è stato l’ultimo numero firmato dal suo direttore, Alessandro Mauro Rossi che lascia il posto a Enrico Bellavia dopo un solo anno di conduzione. Certo che anche solo leggendo il sottotitolo viene da sorridere all’idea della destra che “occupa tutta la Cultura” avendo presente la situazione italiana, dove l’egemonia di sinistra in questo campo è totale e incontrastata. Che l’Espresso dedichi un numero al ministro della Cultura, anche se per attaccarlo, è però significativo che finalmente qualcosa è cambiato dalla lenta e sonnacchiosa epoca di Franceschini.

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Sangiuliano, ex direttore del Tg2 che aveva portato ad essere il migliore telegiornale Rai, è un intellettuale vero, un bibliofilo che ama la cultura anzi la Cultura con la C maiuscola e che in soli quindici mesi di conduzione del dicastero del Collegio Romano ha rivoluzionato tutto, segnalandosi come uno dei ministri più attivi del governo Meloni e quindi pericolosi per chi sulla Cultura vive di rendita, avendo occupato tutto quello che era umanamente occupabile in termini di posti e prebende.

Ma lo “scandalo Sangiuliano” per la sinistra è nel fatto che non solo sta gestendo al meglio un ministero fondamentale per l’Italia ma che sta conducendo una sottile e intelligente azione di contrasto democratico all’egemonia cultura progressista. Sangiuliano è autore di un libro godibilissimo appena rieditato e cioè la biografia di Giuseppe Prezzolini, saggista, giornalista, scrittore, aforista che è stato un intellettuale a tutto tondo, mai allineato con il potere, un analizzatore sofisticato della “macchina Italia” che ci ha lasciato pagine memorabili per conoscere un’epoca.

Sangiuliano, dicevamo, ha un obiettivo che del resto è stato sancito anche dal Presidente del Consiglio Giorgia Meloni: combattere l’egemonia culturale gramsciana della sinistra. E quindi oltre la mostra su J.R.R. Tolkien, l’autore dell’opera cult della destra, “Il Signore degli anelli”, e quella di grandissimo successo sulle riviste del primo Novecento a Firenze, ne ha fatta una anche su Italo Calvino e ha in programma di occuparsi di Antonio Gramsci e Pier Paolo Pasolini. Apriti cielo! Deve essere stato proprio questa sottile e intelligente operazione di recupero culturale che ha allarmato lorsignori, i proprietari arcigni del vapore rosso.

Avranno pensato: qui ci si toglie il terreno da sotto i piedi; questa è “roba nostra!” dimostrando, tra l’altro, tutta la grettezza di chi pensa che la Cultura debba avere una tessera politica. Ma cogliere, ad esempio, il conservatorismo di un intellettuale, poeta e regista come PPP non è un’operazione politica ma una operazione di verità storica e scientifica. Il Pasolini che prendeva le difese dei poliziotti “veri figli del popolo” contro i “figli di papà” rappresentati dagli studenti negli scontri di Valle Giulia è un conservatore. Il Pasolini che è contro l’aborto è un conservatore. Il Pasolini che critica i partigiani rossi che gli hanno ammazzato il fratello Guido partigiano bianco a Porzûs, è un conservatore.

Ed infatti, tra l’altro, il PCI lo ha cacciato. Il “comunista” Alberto Moravia, scrittore suo amico, lo attaccò per la sua posizione sulla protesta studentesca, in un celebre dibattito – processo che si consumò proprio nelle stanze della sede romana del settimanale l’Espresso, che deve averlo dimenticato o avere gli archivi storici in disordine. Gramsci invece fu fatto fuori dai suo “compagni”, visto che Mussolini si era mostrato propenso a liberarlo dal carcere e da giornalista lo stimava e ne temeva la sua intelligenza critica, spesso invece invisa proprio a sinistra, dove si scannavano per il potere e faceva più comodo tenerlo in prigione. Parimenti il ministro Sangiuliano sta agendo per scardinare l’assoluta egemonia culturale nel cinema e nel teatro dove se non hai qualche pezzetto d’ulivo nel portafoglio o qualche rimasuglio di falci e martelli in saccoccia non puoi proprio lavorare.