Politica

"Schlein rincorre in modo spasmodico Landini". Intervista a Enrico Borghi

Di Alberto Maggi

Ci saranno altre uscite? "Dubbi e perplessità diffuse"

Crede ancora che Azione e Italia Viva possano stare insieme?
“Credo che esista una domanda nella società di una rappresentanza  da parte di chi non si sente  nè di destra nazionalista nè di sinistra massimalista. E che sia compito di chi siede in Parlamento operare affinchè questa domanda, che è fatta da tante energie che vediamo muoversi sui territori e sul versante culturale, associativo, sociale, si traduca in azione politica. A questo deve servire l’azione parlamentare, che deve essere unitaria. E per questo serve un punto di riferimento che vada oltre il contingente, serve un recupero della dimensione storica e culturale,che è la premessa sulla quale imperniare un pensiero e un progetto per l’Italia. Le forme organizzative verranno dopo. Prima c’è la politica. Come ho avuto modo di dire, e lo ripeto, paradossalmente la crisi di queste settimane può essere di crescita se sgombra il campo dalla tentazione del partito personale e apre alla dimensione di una risposta collettiva a un bisogno di rappresentanza politica. Una risposta alla quale bisogna lavorare, con umiltà e pazienza”.

Pensa che ci saranno altri addii dal PD dopo il suo è quelli di altri esponenti?
“Non ho la sfera di cristallo, e certamente non organizzo nessuna scissione, nessun proselitismo, nessuna fronda. Nella mia scelta va letta anche la volontà di venire incontro al disagio che ho sentito salire da molti che si sono sentiti disorientati. Non ho certo la pretesa di rispondere da solo a tutto ciò, ma in politica bisogna agire. Il Pd è passato dai 12 milioni di voti assoluti del 2008 ai 5 milioni del 2023, dagli oltre 3 milioni di voti delle prime primarie per il segretario al milione di febbraio. 7 milioni di voti in meno alle elezioni, 2 milioni di cittadini in meno alle primarie. La risposta a questa crisi è stato il rinserramento a sinistra, la retorica del “ricongiungimento familiare”, l’eliminazione del concetto identitario di sè di soggetto di centrosinistra, elemento concepito come addirittura corruttivo di una presunta ortodossia di sinistra e in quanto tale foriero delle sconfitte elettorali. Credo che questa deriva produrrà dubbi e perplessità diffuse, che si uniranno a quelle del passato. A tutto questo non possiamo assistere inermi, per non consegnare alla destra di Giorgia Meloni una rendita di posizione politica ed elettorale. A questi elettori di centrosinistra delusi, e a quelli che hanno votato a destra e che scopriranno presto il bluff, va data una chance per sentirsi nuovamente a casa sul piano della rappresentanza”.