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Politica
Ue, Fratelli d'Italia verso il no al bis di Von der Leyen. Esclusivo
Giorgia Meloni riceve Ursula von der Leyen a Palazzo Chigi

Che cosa è successo nel faccia a faccia tra Ursula e il gruppo Ecr

 

"E' stata un'ora intensa", ha detto la presidente della Commissione europea designata, Ursula von der Leyen, al termine dell'incontro con il gruppo Ecr (i Conservatori Riformisti di cui Fratelli d'Italia con 24 eurodeputati è la componente principale). Von der Leyen, incalzata dai giornalisti, non ha rilasciato altre dichiarazioni allontanandosi, circondata dal suo staff, dalla sala dove si è svolta la riunione, l'ultima, al momento, in calendario prima del voto di giovedì della Plenaria che voterà sul suo bis.

Fonti ai massimi livelli del partito della presidente del Consiglio spiegano ad Affaritaliani.it che "al momento è ancora tutto aperto" ma che, almeno per quanto concerne Fratelli d'Italia, in vista del voto sul secondo mandato di Ursula alla guida dell'esecutivo Ue "è più no che sì". In sostanza, FdI nell'incontro di questa mattina con Von der Leyen è stato molto netto e deciso, soprattutto sulle contestate politiche green degli ultimi cinque anni, e non ha trovato risposte soddisfacenti da parte della candidata dei Popolari.

Tutto è rimandato a una telefonata che ci sarà prima del voto di giovedì direttamente tra Von der Leyen e Meloni ma a questo punto ipotizzare un voto a favore è quasi impossibile. Difficile anche l'ipotesi dell'astensione, più probabile il no nel segreto dell'urna da parte dei 24 europarlamentari meloniani. Poi, visto che ogni Paese ha diritto a un commissario, ci sarà la trattativa sul nome e sulla delega che condurrà separatamente in prima persona la premier e la candidata alla presidenza della Commissione.

Meloni punta a portare Raffaele Fitto, ministro degli Affari europei e del Pnrr con un passato non missino (e quindi più facile da votare per gli europarlamentari), al ruolo di commissario alla concorrenza, anche e soprattutto per la questione delle concessioni balneari e per il dossier Ita-Lufthansa. Sicuramente non ci sarà la vicepresidenza Ue per Fitto, il quale non verrà sostituito come ministro ma, almeno fino a fine anno, le sue deleghe verrebbero tenute direttamente da Meloni a Palazzo Chigi.

Politicamente la presidente del Consiglio non vuole e non può cedere ai diktat dell'accordo preconfezionato tra Ppe, Socialisti e liberali (maggioranza forse allargata anche ai Verdi) per mantenere fede a quanto promesso in campagna elettorale per le Europee e per non lasciare a Matteo Salvini e alla Lega un'autostrada a destra contro i burocrati di Bruxelles. Ma, allo stesso tempo, visto che al governo c'è anche il vicepremier Antonio Tajani (segretario di Forza Italia e membro del Ppe), Meloni non può sbattere completamente la porta in faccia a Ursula e quindi per questo tratterà direttamente sul commissario.

D'altronde la premier sa perfettamente che c'è una procedura di infrazione aperta dall'Ue contro l'Italia, che costa 12 miliardi di euro all'anno, e non può permettersi di forzare troppo la mano e di andare alla guerra totale con Bruxelles e soprattutto con Ursula. Il difficile e delicato piano della leader di FdI è quello di separare il voto parlamentare, molto probabilmente contrario, dalla trattativa diretta con Von der Leyen. Non solo per l'obiettivo Fitto commissario ma anche per continuare a tenere aperti i vari dossier come quello fondamentale sull'immigrazione, con i tanti viaggi fatti insieme a Ursula nell'ultimo anno e mezzo soprattutto in Tunisia e in Egitto. Insomma, una situazione delicata e Meloni è costretta a fare l'equilibrista.






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