Politica
Ue, in salita la strada del Cdx. La strategia di Meloni, lite Salvini-Tajani
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Il percorso verso quel “centrodestra europeo” evocato a più riprese dai leader della coalizione di governo sembra complicarsi. Da un lato Matteo Salvini non perde occasione, ad ogni uscita pubblica, di evocare un “centrodestra senza veti”, che ricomprenda anche Marine Le Pen e l’ultradestra tedesca di Alternative für Deutschland, suoi attuali compagni di viaggio nel gruppo europeo ID. Dall’altro Antonio Tajani continua a ribadire l’incompatibilità di Forza Italia e dei Popolari europei con i lepenisti, a cui ha dichiarato di preferire Macron, e AfD, partito in costante crescita ma sempre più attenzionato dai servizi segreti tedeschi per le posizioni filo-russe di molti suoi esponenti di vertice. Proprio ieri sera alla Versiliana il vicepremier e segretario di Forza Italia ha usato parole durissime: “Mai accordi con l’Afd, mi fa schifo”.
Nel mezzo Giorgia Meloni, che da un lato non vuole rinunciare al canale preferenziale che ha costruito in questi mesi con il leader del Ppe Manfred Weber e, dall’altro, dichiara con una certa dose di pragmatismo di non voler mettere veti nei confronti di Le Pen (su AfD invece pesa la pregiudiziale ucraina) e di voler rinviare il discorso delle alleanze a dopo il voto di giugno 2024.