Politica
Riforma Csm, nessuna rivoluzione copernicana, ma...
Una panacea per un sistema-Giustizia malandato
La scommessa è anche quella, con la riforma di cui discutiamo, di aiutare la Magistratura a rinnovarsi, a ritrovare quella credibilitá e autorevolezza di cui essa stessa e il Paese hanno urgente bisogno.
Sono principi ed esigenze che il Presidente della Repubblica Mattarella ha sempre richiamato con forza in questi anni difficilissimi anche per la Magistratura, per il Consiglio Superiore, che ha affrontato vere e proprie tempeste anche grazie alla misura ed all’equilibrio del Vicepresidente Ermini.
E questi principi sono stati al centro del forte e applauditissimo discorso pronunciato dallo stesso Sergio Mattarella alle Camere riunite dopo la sua nuova elezione a Capo dello Stato.
Questa riforma, anche per questo, non è, non può essere contro la Magistratura.
Affermiamo questo mentre in contemporanea si sta tenendo una iniziativa della Associazione Nazionale Magistrati, di contestazione e opposizione a questa legge delega di riforma.
Noi rispettiamo davvero l’indipendenza della Magistratura, anche se ci auguriamo che non venga scelta la strada dello sciopero. Che rischierebbe, tra l’altro, di non essere compreso, oggi più che mai, dal Paese.
Non condividiamo toni e contenuti di un dissenso così radicale.
È vero, c’è stato e c’è in giro chi avrebbe voglia di assestare colpi all’indipendenza della Magistratura. Di “regolare” qualche conto e qualche scoria della guerra dei trent’anni.
Al di là delle volontà soggettiva di singoli parlamentari, questi rischi avrebbero potuto esserci se nella riforma fosse contenuto il sorteggio per i candidati.
Sarebbe stato come certificare: tiriamo a sorte, ogni magistrato vale come un altro, la Magistratura non è in grado di sapere scegliere i più adatti.
Ma questo nella riforma non c’è.
O se ci fosse stata la responsabilità civile diretta dei giudici, che potrebbe per molti rappresentare un limite serio all’esercizio dell’azione penale (e questo, naturalmente, non vuol dire sottovalutare e risarcire i frequenti casi di malagiustizia per dolo o colpa grave…).
Ma anche questo nella riforma non c’è .
C’era e c’è chi avrebbe voluto o vorrebbe azzerare il passaggio di funzioni in vista di una radicale separazione delle carriere.
Posizione legittima, di cui si discute da tempo. Per noi non condivisibile, perché la cultura della giurisdizione tutta ( esperienza requirente e giudicante) arricchisce e rende più completo il punto di vista di un magistrato.
Peraltro, non va dimenticato che negli ultimi anni i casi di passaggio di funzione sono stati poco più di trenta ogni anno, su oltre novemila magistrati. E gran parte di questi passaggi hanno riguardato giovani magistrati che avevano dovute accettare sedi di prima nomina disponibili e desideravano sedi meno disagiate o meno lontane dai propri legami familiari.
Questo per dire che si tratta di un tema di rilievo politico-culturale, di grande impatto mediatico, ma di limitata consistenza effettiva.
E comunque nella rifroma anche l’azzeramento non c’è e la soluzione trovata può rappresentare una sintesi accettabile per tutti.
Ci sono altre cose che sono state oggetto di durissime critiche ma, sinceramente, noi non le vediamo come rischi e pericoli, ma come opportunità, innovazioni.
Alcune delle principali innovazioni le vogliamo citare.
Ci sono norme che premieranno, nelle carriere, il merito, le performances, senza quegli automatismi che troppe volte hanno promosso magistrati che a valutazioni più attente avrebbero avuto esiti diversi.
In questo senso crediamo sia da guardare come stimolo utile anche la possibilità data all’Avvocatura ( all’Avvocatura, non ai singoli avvocati) di esprimere con il voto una valutazione dentro i Consigli Giudiziari.
Abbiamo fatto e sostenuto questa proposta perché non va guardata con timore, ma come un arricchimento dei punti di vista e della collaborazione tra le componenti fondamentali della Giurisdizione.