Cronache

Esplosione a Calenzano, l'intero deposito finisce sotto sequestro. La Procura: "Chiara inosservanza delle procedure"

I carabinieri si sono presentati nello stabilimento vicino Firenze e alla Sergen di Potenza, la ditta incaricata di lavori di manutenzione per cui lavoravano i due tecnici lucani morti

di Redazione

Esplosione Calenzano, deposito sotto sequestro

L'intero deposito Eni di Calenzano (Firenze) dove c'è stata l'esplosione del 9 dicembre 2024 è stato posto sotto sequestro dalla procura di Prato per svolgere le indagini tecniche necessarie per stabilire le cause dello scoppio alle pensiline di carico.

Eni, si apprende da fonte inquirente, ha chiesto di intervenire per smaltire correttamente acque potenzialmente inquinanti, ma tutta l'attività di approvvigionamento, stoccaggio e distribuzione carburanti "deve restare ferma" fino a che sarà necessario.

Calenzano, non trovato esplosivo, escluso sabotaggio

Dai primi rilievi tecnici disposti dalla procura di Prato nel deposito Eni di Calenzano, non è stato trovato esplosivo, quindi, viene escluso che l'esplosione sia da attribuire a un possibile sabotaggio. La procura di Prato conferma di aver aperto un fascicolo per omicidio colposo plurimo, crollo doloso di costruzioni o altri disastri e rimozione dolosa delle cautele contro gli infortuni sul lavoro.

Calenzano, pm indaga su "manutenzione straordinaria"

Al deposito Eni di Calenzano (Firenze) era in corso una manutenzione straordinaria, resasi necessaria su apparati che ne avrebbero necessitato da anni.

E' quanto risulta dai primi accertamenti della procura di Prato a poco più di 48 ore dall'esplosione nell'area pensiline di carico. La procura indaga sulle modalità della manutenzione riguardo all'innesco dell'esplosione.Esplosione a Calenzano, perquisizioni nel sito Eni e in una ditta di manutenzione

Perquisizioni su ordine della procura di Prato per l'esplosione nel deposito Eni di Calenzano. I carabinieri si sono presentati nello stabilimento vicino Firenze e alla Sergen di Potenza, la ditta incaricata di lavori di manutenzione per cui lavoravano i due tecnici lucani Gerardo Pepe e Franco Cirelli, morti insieme a tre autisti per la deflagrazione avvenuta nell'area di carico del deposito. I reati ipotizzati, per ora contro ignoti, sono omicidio colposo, disastro e "rimozione od omissione dolosa di cautele contro infortuni sul lavoro". 

Esplosione a Calenzano, gli ultimi aggiornamenti 

Una trentina di persone con le bandiere e lo striscione "Fermiamo la strage di vite e diritti sul lavoro" hanno animato il presidio che Usb, Cobas e Cub Firenze hanno tenuto oggi davanti alla sede di Firenze dell'Inail, in segno di protesta dopo l'esplosione al deposito Eni di Calenzano costata la vita a cinque persone. "Abbiamo deciso di fare questo presidio oggi per denunciare l'ennesima strage sul lavoro", ha affermato Paola Sabatini (Cub Firenze), secondo cui è stata "una strage comunque annunciata, perché un deposito dell'Eni con questa alta nocività, considerata una struttura con rischio elevato, in una zona che è stata fortemente antropizzata, è comunque una bomba a orologeria, e questa situazione era già stata denunciata qualche anno fa.

Sarà la magistratura ad accertare le cause: speriamo che stavolta non si parli di errore umano, perché comunque ci sono norme di sicurezza molto rigide per questi impianti, e non sappiamo se sono state rispettate". "Non vorremmo che accadesse quello che sta accadendo per la strage di via Mariti - ha detto Alessandro Nannini (Cobas) -, dove dopo dieci mesi ancora non c'è un indagato e non si sa di chi è la colpa del crollo: la nostra paura è che, quando ci sono di mezzo multinazionali come l'Eni, o come l'Enel per il caso di Suviana, tutto venga messo a tacere". Per Dario Furnari (Usb) "c'è un disastro ambientale che va denunciato, dovuto a questo tipo di impianti: non abbiamo paura di opporci all'Eni, e a un governo che ancora una volta mostra di essere succube". 

"Abbiamo chiesto che si apra una riflessione e un tavolo di confronto per capire come questo sito può coesistere con questo stato di cose, con il contesto infrastrutturale urbanistico che c'è qui". Lo ha detto questa mattina il sindaco di Calenzano (Firenze) Giuseppe Carovani a margine della commemorazione per le vittime dell'esplosione al deposito Eni in occasione del lutto regionale. "Crediamo che debba essere affrontato questo tema anche con senso di responsabilità e con lungimiranza, cercando di capire cosa succederà nei prossimi decenni e se avrà ancora senso avere un impianto di questo tipo - ha aggiunto - È il tema, so che ci sono difficoltà già oggi da un punto di vista logistico per gli approvvigionamenti, sappiamo benissimo che è un sito nevralgico e strategico, tuttavia la riflessione deve essere fatta perché avremo per alcuni giorni, alcune settimane una sospensione delle attività visto anche il sequestro che è stato disposto dall'autorità giudiziaria, quindi questo lasso di tempo può essere usato anche utilmente per fare alcune riflessioni insieme a livello di istituzioni".

Intera giornata di sciopero per i dipendenti della G&A di Genova Bolzaneto, azienda di trasporto su gomma di prodotti petroliferi e chimici. Questa mattina i lavoratori sono scesi in sciopero in solidarietà a familiari e colleghi delle vittime di Calenzano. "Un atto di solidarietà e di denuncia - commenta Marco Gallo segretario responsabile del settore logistica Filt Cgil Liguria - in attesa di capire cosa sia accaduto e i motivi per i quali cinque lavoratori hanno perso la vita, la nostra solidarietà va ai colleghi e le nostre condoglianze alle famiglie e agli amici delle vittime. Garantire salute e sicurezza sul lavoro devono essere pienamente garantiti: le parole non bastano più".

Perquisizioni sono state eseguite ieri su ordine della procura di Prato per l'esplosione avvenuta nel deposito Eni di Calenzano. Proprio in quest'ultimo stabilimento si sono presentati i carabinieri oltre che alla Sergen di Potenza, ditta incaricata di lavori di manutenzione nell'impianto fiorentino e per cui lavoravano i due tecnici lucani Gerardo Pepe e Franco Cirelli, morti insieme a tre autisti per la deflagrazione avvenuta nell'area di carico del deposito. Lo riportano oggi alcuni quotidiani, spiegando anche che i reati ipotizzati, a ora contro ignoti, sono omicidio colposo, disastro e "rimozione od omissione dolosa di cautele contro infortuni sul lavoro".

Secondo quanto riporta Repubblica nel decreto di perquisizione è scritto: "La ditta stava eseguendo dei lavori di manutenzione nei pressi dell'area destinata al carico del carburante: in particolare avrebbero dovuto rimuovere alcune valvole e tronchetti per mettere in sicurezza una linea benzina dismessa da anni". "Sarebbe avvenuta una fuoriuscita di carburante nella parte anteriore della pensilina di carico e che questa sia stata in qualche modo dovuta alla chiara inosservanza delle rigide procedure previste".

"Le conseguenze di tale scellerata condotta non potevano non essere note o valutate dal personale che operava in loco", si legge ancora, non fosse altro che l'incidente ha poi provocato "un disastro, diversi morti e infortuni". "La circostanza che fosse in atto un'attività di manutenzione di una linea di benzina corrobora l'ipotesi che vi siano state condotte connesse al disastro".

Le perquisizioni scattate erano finalizzate ad acquisire documentazione, comprese chat nei giorni precedenti alla strage e nelle ore successive, per ricostruire cosa è accaduto nella "linea di carico e scarico del carburante e alle riparazioni in atto della linea di benzina da tempo dismessa". Sempre Repubblica riferisce anche che due mesi fa Vincenzo Martinelli, autista morto nell'esplosione insieme ai colleghi Carmelo Corso e Davide Baronti, parlava di "continue anomalie riscontrate sulla base di carico" in una lettera alla sua azienda Bt trasporti per replicare all'apertura di un procedimento disciplinare a suo carico per essersi rifiutato di completare un viaggio.