Cronache
Caso Alice, la lunga (e vana) telefonata al 113: tutto quello che non torna
Le accuse della famiglia Scagni: “La polizia ha sottovalutato Alberto” ma le Forze dell’Ordine si difendono. Continuano le indagini della Procura di Genova
Caso Alice, la lunga telefonata tra Enzo Scagni e la polizia: che cosa è andato storto?
Continuano le indagini della Procura di Genova sulla presunta omissione di denuncia da parte della polizia nel caso di Alberto Scagni, l’uomo che ha ucciso la sorella il primo maggio. Infatti, i molteplici allarmi lanciati dai familiari alle Forze dell’Ordine non sono servite e evitare la morte della donna. Sulle pagine di Republica spunta una lunga telefonata intercorsa tra Enzo Scagni, padre della vittima (e dell’omicida) e la polizia poche ore prima dell’omicidio di Alice .
Si dividono le versioni: da una parte la famiglia Scagni accusa le Forze dell’Ordine di aver sottovalutato la condizione psichica di Alberto Scagni e di aver liquidato tutti gli allarmi lanciati. Dall’altra la polizia si difende, dicendo di aver fatto tutto il possibile, intrattenendo con Enzo Scagni una lunga conversazione. Eppure, nonostante questa lunga conversazione, Alice è morta. Di fronte a due versioni così divergenti, sorge spontanea una domanda: chi avrebbe potuto fare di più?
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Caso Alice, una maggiore cultura in ambito psicologico l'avrebbe salvata?
Affaritaliani da tempo spinge per una maggiore cultura in ambito psicologico. Sociologia e criminologia giocano un ruolo fondamentale per le indagini, ma bisogna imparare a lavorare a monte, puntare sulla psicologia per prevenire i crimini. All’interno della polizia bisognerebbe inserire figure professionali in grado di intercettare e identificare le patologie psichiche per evitare che casi come quello di Alice si ripetano.
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