Cronache

Ilaria Capua: dall'accusa di aver provocato un'epidemia a esperta di Covid

La Professoressa racconta in TV la sua disavventura con la giustizia, che le è costata il posto da parlamentare. Le proposte per tutelare le vittime

Il tema della giustizia, di enorme attualità, vede un contributo insolito come quella della professoressa Ilaria Capua, che dallo scoppio della pandemia abbiamo conosciuto soprattutto per i suoi interventi televisivi in tema medico.

Nell’ultima puntata di “Di Martedì”, condotto da Giovanni Floris su La7, Ilaria Capua ha raccontato la sua disavventura con la giustizia, che nel 2016 l’ha indotta a dimettersi dalla carica di parlamentare: "Sono stata accusata di essere una trafficante internazionale di virus e di avere provocato delle epidemie. La verità è che si erano sbagliati. Sono stata accusata di reati punibili con l'ergastolo e sospesa per due anni in un limbo".

Incredibilmente, infatti, la Professoressa dalle cui labbra oggi pende tutta l’Italia solo pochi anni fa era stata accusata di aver provocato un’epidemia, anziché curarla!

Sul tema è intervenuta anche l’Associazione Vittime del Dovere, che ha auspicato l’approvazione degli emendamenti al disegno di legge AC 2435, che prevede la “Delega al Governo per l’efficienza del processo penale e disposizioni per la celere definizione dei procedimenti giudiziari pendenti presso le corti d’appello”. 

Attraverso alcuni emendamenti proposti per migliorare il testo, l’Associazione nel corso degli anni ha da sempre sostenuto l’imprescindibilità della funzione delle Vittime all’interno del procedimento penale, ritiene sia necessario dare definizione, finalmente, al ruolo delle vittime, attribuendo loro peso specifico e facoltà di poter incidere in modo sostanziale.

"È necessario che coloro che subiscono un reato di sangue vengano valorizzati mediante una rivisitazione ad hoc dell’attuale normativa, al fine di garantire tutela, considerazione e dignità soprattutto in relazione agli autori di reato. Ciò trova la sua ragione nelle indicazioni raccomandate dall’Unione Europea, promotrice dell’introduzione di strumenti finalizzati ad accrescere considerazione e attenzione verso quanti subiscono un reato", spiega l'Associazione.

"Le vittime non possono più essere messe in secondo piano rispetto alle altre parti processuali e per tale ragione l’Associazione ha sottoposto all’attenzione dei membri della Commissione Giustizia e ai diversi Gruppi parlamentari della Camera dei Deputati alcuni emendamenti volti a configurare la vittima di reato, ovvero la cosiddetta 'parte offesa' con limitati diritti e funzioni riconosciutele, quale soggetto attivo all’interno del procedimento penale, garantendo un concreto diritto di accesso alla Giustizia e alla gestione del procedimento come parte sostanziale e necessaria".