Cronache
"Le parole pesano", l'Anm bacchetta su Affari la giudice della "palpata breve"
Il caso della giudice che ha assolto a Roma due uomini accusati di molestie. Parla con Affari il capo dell'Associazione nazionale magistrati Giuseppe Santalucia
Ciò perché “le parole non sono tutte uguali, e bisogna avere cura di usarle per bene. Termini più 'coloriti', che per qualcuno di noi possono apparire neutri, in realtà possono avere una funzione discriminatoria”. A questo si aggiunge, secondo Santalucia, l’esigenza di un “maggiore affinamento della specializzazione anche dei giudici, non solo degli operatori di polizia, quando si affrontano temi come la violenza di genere”.
Sull’invocazione del ministro Nordio, poi, Santalucia precisa: “Chiamare in causa ispettori ministeriali è un passo sbagliato oltre che inutile, perché il ministero della Giustizia non potrebbe mai intervenire sul processo cognitivo di un giudice. Le sentenze possono aver male interpretato le norme o mal ricostruito i fatti, ma i correttivi devono essere trovati dentro il processo”.
Non si può escludere, secondo il presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati, che “ci possano essere state delle difficoltà di ordine culturale nel comprendere i fatti così come avvenuti, da parte della giudice. Ma neppure si può escludere un eccesso da parte delle associazioni di individuare 'offese' laddove non ci sono state”. Quello che è certo, per Santalucia, "è che quello delle violenze di genere è un settore dell’attività giudiziaria particolarmente difficile, dove è alta l’attenzione. E dove il legislatore ora più che mai vuole richiamare l’attenzione dell’attività giudiziaria”.