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Cronache
Omicidio Alice Scagni, la polizia era in quel condominio tutti i giorni

Omicidio Alice Scagni, cronaca di un assassinio annunciato: la polizia era in quel condominio tutti i giorni

L’omicidio di Alice Scagni poteva essere evitato. Il fratello Alberto, che l’ha uccisa con 20 coltellate all’addome, soffriva da tempo di disturbi psichici, palesati dai suoi profili social. In particolare, spicca un episodio riportato da più inquilini dell’aggressore: sabato sera Scagni avrebbe dato fuoco alla porta di casa della nonna materna, residente nell’appartamento accanto al suo. Il legno mostra le bruciature causate dal principio d’incendio, oltre a un’ammaccatura che potrebbe essere anch’essa frutto della rabbia dell’uomo. La signora, terrorizzata da quel gesto, si è trasferita in un’altra casa in Piemonte.

La nostra vita era diventata impossibile a causa di quell’uomo e per questo abbiamo deciso di andarcene di qui – racconta Alexandra Ichim a Genova24.it, che vive con due bambine nell’appartamento al piano inferiore rispetto a quello di Scagni -. Si lamentava del rumore e per vendicarsi ci teneva svegli per tutta la notte. A volte capitava di incontrarlo, ma quando potevamo cercavamo di evitarlo. Noi siamo qui da sette anni, lui è da un anno e mezzo che creava problemi a tutti, faceva sempre polemiche e litigava coi condomini. Nelle ultime due settimane la polizia era qui praticamente tutti i giorni”. I problemi, come già appurato dagli inquirenti, sarebbero stati soprattutto economici: “La famiglia lo aveva abbandonato, lui aveva sempre bisogno di soldi”.

Alberto Scagni, 42 anni, era ben noto per i problemi che affliggevano la sua vita e quella di chi gli stava intorno. Le maniglie della sua porta di casa sono legate con del nastro adesivo, ma non si tratta di sigilli posti dalle autorità: forse è un altro segnale delle sue manie di persecuzione.

Omicidio Alice Scagni, la procura contesta le sevizie e la premeditazione

L’omicidio di Alice Scagni è stato volontario e premeditato, con le ulteriori aggravanti delle sevizie e del ‘mezzo insidioso’, oltre a quella del vincolo di parentela. La procura ha configurato il reato chiedendo al gip di fissare l’udienza di convalida. L‘interrogatorio di garanzia è stato fissato per la mattinata di mercoledì, come riporta Genova24.it.

Le aggravanti, in caso di condanna faranno partire la pena dall’ergastolo impedendo al 42enne di accedere a riti alternativi che consentano uno sconto. Scagni da ieri mattina si trova nel reparto di psichiatria del carcere di Marassi. Secondo quanto appreso l’uomo sarebbe silenzioso e un po’ distaccato e rigido ma non sarebbe stato necessario somministrargli nessun tipo di farmaco.

E’ tuttavia probabile, in base a quanto emerso dalle indagini e dalle testimonianze di vicini e famigliari, che venga richiesta una consulenza o una perizia psichiatrica.

 

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