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Cronache
Uccisa dal fratello a Genova, indagini sugli allarmi dei familiari ignorati

Uccisa dal fratello a Genova, la Procura apre un’inchiesta per gli allarmi ignorati

La Procura di Genova ha aperto un’inchiesta per omissione d’atti d’ufficio e omissione di denuncia dopo che la mamma di Alice Scagni, la donna di 34 anni uccisa domenica sera dal fratello Alberto, ha ribadito ieri davanti al sostituto procuratore Paola Crispo le accuse nei confronti delle forze dell’ordine che avrebbero sottovalutato le richieste di intervento da parte dei familiari.

Antonella Zarri, invitata a ripercorrere i giorni che hanno proceduto la morte di Alice, avrebbe spiegato di aver avuto contatti almeno per 5 volte con le forze dell’ordine tra il 22 aprile e il 1 maggio per segnalare lo stato di alterazione del figlio.

Il fascicolo è stato aperto contro ignoti. La squadra mobile ieri aveva inviato al 112 la richiesta di acquisizione delle chiamate ricevute nei giorni e negli orari indicati dalla donna ma nelle prossime ore il Pm Crispo sentirà come persone informate sui fatti gli operatori in servizio al centralino, i funzionari responsabili e anche gli agenti intervenuti, come nel caso del tentativo di incendio del portone della nonna di Scagni avvenuto il 30 maggio intorno alle 19.

Omicidio Alice Scagni, la telefonata del padre Graziano alla polizia: “Alberto ci troverà e ci taglierà la gola”

Come ricostruisce l’Ansa, alle 13.28 del 1 maggio, quindi sette ore prima dell'omicidio di Alice Scagni per mano del fratello, il padre Graziano aveva composto il 112 raccontando che il figlio Alberto dieci minuti prima aveva chiamato minacciando di morte lui, Alice e il marito della figlia dicendo che "sarebbe venuto a cercarli e gli avrebbe tagliato la gola".

La telefonata viene riportata dal gip Paola Faggioni nell'ordinanza di custodia cautelare in carcere per Alberto Scagni, come elemento che supporta l'aggravante della premeditazione chiesto dalla stessa procura. Il gip parla esplicitamente di "proposito omicidiario annunciato prima del delitto".

 

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Quella telefonata, insieme alle dichiarazioni rese ieri pomeriggio dai famigliari di Alice, è al vaglio degli inquirenti dopo che il procuratore Francesco Pinto e il sostituto Paola Crispo hanno aperto un'indagine per capire se gli operatori di polizia abbiano o meno sottovalutato gli allarmi lanciati dai famigliari.

Uccisa dal fratello Alberto, il marito di Alice: “Il fratello aveva manie di persecuzione, ma mia moglie gli voleva bene e si fidava di lui”

Sempre secondo l’Ansa, dall'ordinanza emergono ulteriori dettagli che forniscono un quadro inquietante della personalità di Alberto Scagni sia dei suoi rapporti con i famigliari. Il marito di Alice racconta agli investigatori: "Nell'ultimo periodo Alberto aveva manie di persecuzione perché temeva di essere escluso dall'eredità e nel contempo aveva cominciato a chiedere sempre più soldi ai suoi famigliari".

 

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Il 42enne aveva accusato il cognato di avergli messo microspie in casa: "Anche per questo io non volevo più avere a che fare con lui” ha spiegato il marito ai poliziotti  “Ma Alice gli voleva bene, si sentivano spesso al telefono e lei cercava sempre di aiutarlo". L'uomo era molto preoccupato: aveva suggerito alla moglie di trasferirsi per qualche tempo in una casa di villeggiatura di cui Alberto non sapeva nulla, perché aveva paura di trovarselo sotto casa, ma Alice era convinta che il fratello non le avrebbe mai fatto del male e non aveva voluto andarsene.

 

 

 

 

 

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