Culture
"Spero in un nuovo Rinascimento". Intervista-bilancio a Cesare De Michelis: "Fuori dalla crisi con umiltà e determinazione"
di Antonio Prudenzano
su Twitter: @PrudenzanoAnton

Una vita spesa al servizio dell’editoria libraria e dello studio della letteratura. Cesare De Michelis, classe ’43, lascia il mondo accademico. Nella sua ultima, intensa lezione da docente di letteratura italiana all’Università di Padova (dal titolo “Ascesa e caduta della grande letteratura italiana”), apre speranza: “Al passaggio di millennio ci presentammo eredi di una tradizione smorta e avvilita che aveva visto il suo ruolo nel percorso formativo diventare specialistico e marginale e la sua forza morale perdere progressivamente coraggio ed energia, cosicché dinnanzi alla crisi che improvvisamente si manifestò nel secolo nuovo – le Twin Towers, la Lehman Brothers, il default – arrivammo disarmati e impotenti, ripetendo le analisi e le considerazioni di sempre come se ad essa fossimo preparati dalle molte lezioni della storia e si potessero riproporre i consueti rimedi e le medesime consolazioni. Invece no, questa volta, come in poche altre occasioni alle nostre spalle, siamo di fronte a una svolta, a un’autentica metamorfosi, a una vera e propria soluzione di continuità, che investe non solo la letteratura, ma tutt’intera la società e la sua civiltà nell’epoca della globalizzazione, e impone risposte all’altezza, spregiudicatamente restaurative, nel senso, cioè, di un rinnovamento della tradizione nel tempo della discontinuità, di un imprevedibile nuovo rinascimento che impegnerà a lungo tutte le nostre, le vostre, risorse disponibili”. De Michelis, presidente della casa editrice Marsilio, non ha però paura di constatare “l’evidente perdita del ruolo della letteratura”, in un mondo (culturale e non solo) in cui “l’Umanesimo stesso è crollato”. Lo studioso (già direttore della rivista “Studi novecenteschi”, presidente del comitato scientifico per l’edizione nazionale delle opere di Carlo Goldoni, consigliere della Fondazione Teatro La Fenice di Venezia, direttore - con Massimo Cacciari - di “Angelus novus”, consigliere comunale e assessore sempre a Venezia, e Vice Presidente della Biennale), intervistato da Affaritaliani.it, parla di università, letteratura ed editoria.
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Cesare De Michelis, come si concilia un "nuovo Rinascimento" con il "crollo dell'Umanesimo", per altro in un Paese in recessione come il nostro?
"E' indispensabile avere speranza; è l'unico atteggiamento possibile. I problemi vanno affrontati e risolti, sempre. Dobbiamo rialzarci dal tracollo del secolo che abbiamo alle spalle. Quella che stiamo attraversando è una crisi epocale. Ora la priorità è trovare una via d'uscita. Ma l'uomo non può liberarsi del proprio passato, anche se deve saper guardare avanti e cambiare".
Lei lascia l’Università in un momento in cui, anche a causa della crisi economica, calano le iscrizioni degli studenti. Giovani e famiglie hanno perso fiducia nel ruolo dello studio, e il mondo accademico, al tempo del precariato, sembra aver smarrito il suo fascino...
"Non credo. Il problema è che le famiglie sono in difficoltà economica. Ma non sono gli iscritti all'università a fare cultura; la cultura si fa tutti i giorni, costruendo un disegno sociale, con umiltà e determinazione".
Nel ’69 lei è diventato direttore della Marsilio (ora nel gruppo Rcs Libri), e oggi ne è il presidente. La sua casa editrice ha più di 50 anni di storia. Quello che stiamo attraversando non è un momento facile per l’intera filiera del libro. Come sta cambiando il ruolo dell’editore? E’ pessimista per il futuro?
"Premessso che l'editoria è in crisi da sempre, e che le difficoltà non sono mai mancate, oggi è necessario confrontarsi con cambiamenti epocali. Negli Stati Uniti molte novità sono già arrivate, ma non è detto che in Italia le cose si ripeteranno allo stesso modo. Certo, qualcosa è già successo. Sono sparite le enciclopedie e i codici. Sono però certo che, ad oggi, l'e-book non sia in grado di sostituire il libro cartaceo".
Riuscirà mai ad adattarsi ai testi digitali, lei che è cresciuto con i volumi cartacei?
“Già da anni leggo e-book e uso il computer. Non potrei farne a meno. Ma credo che i testi digitali siano più adatti alla lettura di un romanzo, e molto meno allo studio di più volumi in contemporanea”.
In Italia si continua a leggere molto poco. Prima o poi diventeremo un popolo di grandi lettori, o è un’utopia sperarlo?
“Non è vero che in Italia si legge poco. In altri paesi si legge di più perché si comprano anche molti libri brutti, romanzi di consumo. Quindi la smetterei con le lamentele”.
Lei ha scritto libri importanti, tra cui “Letterati e scrittori nel Settecento veneziano” (1979), “Contraddizioni nel Decameron” (1984), “Fiori di carta” (1990) e “Moderno antimoderno” (2010). Sta lavorando a un nuovo testo, magari autobiografico?
“La mia vocazione non è scrivere libri autobiografici. Sto risistemando testi scritti negli ultimi anni, vedremo...”.
Chiudiamo con il premio Strega: è deluso dal mancato ingresso in cinquina del candidato Marsilio, Gaetano Cappelli (che nei giorni scorsi ha rilasciato dichiarazioni piuttosto polemiche)?
“Certo che sono dispiaciuto. Ma i premi sono un gioco, non una cosa seria”.