Economia
Anche Cairo "sale sui razzi" Avio. Ipo ok. Space, salotto buono del 21° secolo
Debutto in Borsa con rialzo per Avio. Il titolo chiude a +6,60%. E' la terza matricola che arriva sul mercato principale di Borsa Italiana nel 2017
di Luca Spoldi
e Andrea Deugeni
L'Ipo decolla/ Esordio brillante per Avio, che sbarca a Piazza Affari con un rialzo del 6,6% in una seduta fiacca per tutto il listino milanese. I titoli della società, quotata a 12,57 euro, hanno chiuso a 13,4 euro dopo essere arrivati anche a guadagnare oltre il 10% sfiorando quota 14 euro. Positiva l'accoglienza anche da parte degli analisti: Equita Sim ha avviato la copertura sul titolo con giudizio buy e target price a 15 euro sottolineando che l'azienda 'è leader nei sistemi di propulsione per i lanciatori europei' in un settore con 'elevate barriere tecnologiche, dominato da pochi operatori, cicli di business molto lunghi e con le società europee che beneficiano dei finanziamenti dell'Ente Spaziale Europeo’. |
Anche Urbano Cairo sale sui razzi di Avio. Sarà anche vero che gli imprenditori italiani in questi anni si sono dimostrati più degli abili venditori che dei voraci acquirenti, visto che, secondo Kpmg, hanno ceduto asset come Pirelli, Indesit, Chicco-Artsana, Pomellato, Loro Piana, Italcementi e Bulgari reinvestendo solo un terzo scarso in imprese del Paese. Ma se gli imprenditori si stanno trasformando sempre di più in “rentier”, non mancano invece nuovi investitori disposti a scommettere e a fare centro. Come nel caso del banchiere d’affari Giovanni Tamburi con la sua Tamburi Investment Partners, dell'editore Cairo o del manager Gianni Mion, ex braccio destro di Gilberto Benetton, che con Sergio Erede, l’avvocato d’affari forse più famoso d’Italia, due banker del calibro di Carlo Pagliani (ex Morgan Stanley) e Edoardo Subert (senior advisor Rothschild) e da un esperto di private equity come Roberto Italia, hanno portato al debutto prima Fila ed oggi Avio.
Se la strada scelta da Tamburi è quella dei “club deal”, Mion, Erede e gli altri soci di Space hanno preferito costituire una Spac (Special purpose acquisition company), ossia un veicolo di investimento appositamente costituito per reperire risorse finanziarie necessarie a effettuare acquisizioni, capitalizzarlo inizialmente con 4,6 milioni di euro e chiedere al mercato i capitali da investire in aziende italiane di medie dimensioni che avessero ambizioni di crescita.
Space è riuscita a raccogliere in poche settimane 130 milioni, si è quotata in Borsa con solo la propria liquidità come asset, poi ha iniziato a fare acquisizioni, a partire da Fila rilevata per 228 milioni nel gennaio 2015 e quotata in borsa nel maggio dello stesso anno a 10 euro per azione, pari a una capitalizzazione di poco meno di 350 milioni di euro salita ormai a 600 milioni (il titolo quota infatti 17,3 euro). Dopo Space è arrivata Space2, che ha impegnato 154 milioni di euro (circa metà della sua dotazione patrimoniale) per promuovere la fusione con Avio, cui andranno fino a 80 milioni di euro di nuove risorse finanziarie.
Non solo: mentre Avio, nata dopo che nel dicembre 2012 General Eletric aveva acquisito per 3,3 miliardi la divisione aeronautica di Avio Spa dal fondo Cinven, a sua volta subentrato nel 2006 per 2,57 miliardi a Carlyle e Finmeccanica (che nel 2003 avevano acquistato la società dal gruppo Fiat per 1,5 miliardi divenendone soci rispettivamente al 70% e al 30%) il gruppo appena scarcato in Borsa vede un nuovo rimescolamento di carte nell’azionariato, con Cinven che ha ceduto il suo 81,15%, Leonardo che ha portato il suo 14,32% al 28,15% circa e il management passato dal 4,5% al 3,85% circa, Space 2 (i cui azionisti detengono ora una partecipazione complessiva del 68% di Avio) ha girato la parte rimanente del proprio patrimonio in un nuovo veicolo speciale: Space 3, che potrà così cercare ulteriori società da rilevare per far sbarcare sul listino di Milano.
La scelta di puntare su Avio “è un investimento che ho fatto a livello personale, un’iniziativa mia privata. Alcuni miei amici mi hanno chiesto di entrare e l’ho fatto volentieri, perché ritengo che ci sia un potenziale molto interessante, con un mercato in grande espansione in cui l’azienda ha una qualità assolutamente speciale anche nel posizionare i satelliti. Quindi, direi che ha qualcosa in più“, ha spiegato il presidente e amministratore delegato di Rcs e presidente di Cairo Communication, Urbano Cairo.
Insomma: esistono ancora imprenditori capaci di rischiare credendo in nuovi business e manager e banchieri si buttano sempre più in affari, realizzando così una evoluzione del capitalismo familiare italiano e dei “salotti buoni” stile Mediobanca del secolo scorso che sta finalmente facendo entrare anche l’economia italiana nel ventunesimo secolo. Almeno per ora il mercato sembra dare ragione a questi nuovi “capitani coraggiosi”, in grado di vedere moltiplicati fatturati, margini reddituali e utili, oltre che quotazioni borsistiche in graduale ma costante crescita.