Economia
AstraZeneca-Pfizer, la grande finanza di Wall Street dietro la sfida vaccini
Altro che Big Pharma, a governare la guerra dei vaccini è la grande finanza di Wall Street: Vanguard, Blackrock e State Street i principali soci di Pfizer e J&J
Vanguard, Blackrock e State Street: insieme movimentano oltre 18 trilioni di dollari di masse gestite. Poiché la cifra sembra più vicina al mondo dei fumetti che a quella della realtà, forse è bene scioglierla. Significa grossomodo l’intero Pil dell’Unione Europea nella sua interezza in mano a tre giganteschi soggetti. È la finanza, bellezza, e nessuno può farci nulla. E allora perché tanta curiosità intorno a questi tre nomi? Perché Vanguard, Blackrock e State Street – rigorosamente in quest’ordine – sono i primi tre azionisti sia di Pfizer che di Johnson&Johnson.
Nessuna grande sorpresa: naturale che tre dei più importanti fondi d’investimento a livello mondiale abbiano deciso di investire in un settore tipicamente anticiclico (ci si continua ad ammalare, Covid o non Covid) e che a maggior ragione a causa della pandemia da Coronavirus ha visto decollare i ricavi previsti. Si parla, per esempio, di un mercato da 59 miliardi di dollari nel 2021 relativo ai soli vaccini.
Ma ha senso parlare delle grandi firme della finanza anche e soprattutto se si vuole provare a capire un pochino meglio che cosa sta succedendo per quanto concerne la sicurezza dei singoli vaccini. Dunque, lo stop ad AstraZeneca viene motivato con sette trombosi in pazienti giovani in Germania quando l’attesa era di, al massimo, una. Per carità, la cautela è fondamentale, ma si rischia di aver rallentato il piano vaccinale europeo per un eccesso di zelo.
Però torniamo ai tre nomi: i tre giganti detengono il 20,16% delle azioni di Pfizer. L’azienda americana è quella che prima degli altri è arrivata ad avere un farmaco approvato da Fda ed Ema e ad averlo reso disponibile.
Ha problemi di logistica (deve essere conservato a bassa temperatura) e un costo – secondo Statista - per fiala di circa 15,5 euro. Eppure, al momento, è il preferito sia dalle autorità, sia soprattutto dall’opinione pubblica, tant’è che in molti hanno già iniziato a “snobbare” AstraZeneca per chiedere di ottenere lo Pfizer. La stessa azienda americana sarebbe già pronta a ritoccare al rialzo il prezzo del vaccino, soprattutto se AstraZeneca dovesse essere fermato più a lungo.
Poi c’è Johnson&Johnson, quello che viene riconosciuto come il vaccino più efficace, che non necessita di richiami né di conservazione a temperature particolari. Sempre Statista, gli accredita un costo intorno agli 8,10 euro, la metà di Pfizer. Ebbene, J&J ha nel proprio azionariato ai primi tre posti Vanguard, Blackrock e State Street, che detengono insieme il 21,29% della società. E hanno tutto l’interesse, ovviamente, a fare in modo che i loro affari siano garantiti.
Moderna, al momento, è quella di cui si parla di meno: ha – sempre secondo Statista – il siero più caro di tutti a quota 18 dollari, ma non necessita di eccessiva manutenzione. Qui la quota dei tre giganti quasi si dimezza, arrivando al 12,45%.
(Segue: l'azionariato di AstraZeneca...)