Economia

Confindustria, stoccata di Bonomi a Draghi: "Il bonus da 200 euro è un errore"

Il presidente di Confindustria: “Chi propone di detassare aumenti retributivi a carico delle imprese non ha lavorato un solo giorno in fabbrica”

Confindustria: "Servono interventi strutturali, e i soldi ci sono, ma serve anche la volontà politica di tagliare il cuneo fiscale"

Il bonus da duecento euro una tantum è un “errore” che non risolleva l'economia del Paese, ma rischia di farla affondare. "Duecento euro una tantum di fronte ai 1.223 proposti da noi, cioè un mese di salario in più per tutta la vita lavorativa. Tutti parlano di equità sociale e se qualcuno ha una proposta migliorativa rispetto al taglio del cuneo fiscale proposta da Confindustria, siamo pronti ad accettarla. Ma finora non l'abbiamo vista". Così Carlo Bonomi, presidente di Confindustria, commenta in una intervista a "La Stampa" le decisioni prese lunedì dal governo Draghi.

Bonomi torna a ribadire la necessità di tagliare le tasse sul lavoro: "Dallo scorso settembre abbiamo avanzato, fino ad oggi inascoltati, una nostra proposta per mettere più soldi in tasca agli italiani e nello stesso tempo, aumentare la competitivita' delle imprese. Servono interventi strutturali, e i soldi ci sono, ma serve anche la volonta' politica di tagliare il cuneo fiscale".

Il presidente spiega inoltre quali ripercussioni teme per la guerra e la crisi energetica: "Noi, a differenza dei nostri colleghi tedeschi che hanno contestato le sanzioni sul gas russo siamo ben consci che, se vogliamo veramente colpire la Russia, dobbiamo interrompere il flusso di capitali legato alle importazioni di gas russo. Ma sappiamo benissimo che adottare questa sanzione e quindi sostenere il nostro governo lealmente in questa decisione e' critico per noi, comporta dei rischi e dei sacrifici. Ma noi l'abbiamo detto, siamo disposti a sostenere questi sacrifici ad una semplice condizione".

"Che questo Paese, continua, faccia le riforme, apra finalmente una stagione di quello che noi definiamo riformismo competitivo, cioè faccia quelle riforme che servono a costruire il Paese del futuro, a rendere il Paese competitivo per il futuro. L'Italia è da venti, trent'anni che aspetta di fare le riforme. Oggi le risorse ci sono. Non ci sono più scuse per non fare del nostro Paese un Paese moderno, efficiente, inclusivo, sostenibile, per dare risposte alle disuguaglianze".

E invece "i partiti sono già in campagna elettorale come abbiamo visto nella discussione dell'ultima legge di bilancio". Tra le priorita' di queste riforme c'è il taglio del cuneo fiscale: "Sì, è innegabile che famiglie e lavoratori stanno soffrendo, specialmente quelli dai redditi bassi. Siamo tutti, convinti che sia necessario mettere soldi in tasca agli italiani e non prelevarli. Io di fronte a una proposta che porta nelle tasche dei lavoratori 1.223 euro in più all'anno fino alla fine della carriera lavorativa mi sarei aspettato di trovare l'accordo di tutti. Cosi' non e' stato".

Bonomi ricorda che "oggi le imprese pagano i due terzi del carico contributivo mentre un terzo è a carico dei lavoratori. Noi proponiamo, in caso di via libera alla riduzione del cuneo contributivo, di invertire questa quota: due terzi ai dipendenti e un terzo alle imprese. Per noi questa è la strada da seguire e non certo quella della detassazione degli aumenti salariali. Da quando io sono presidente dell'associazione sono stati rinnovati i contratti per 4,7 milioni di addetti sui 5,4 delle imprese di Confindustria".

"Il caro dell'energia e delle materie prime ha ridotto i margini per le imprese e il 16 per cento ha già ridotto le sue attività e se andrà avanti così per ancora qualche tempo un altro 30 per cento taglierà le loro produzioni". "Chi propone di detassare eventuali aumenti retributivi a carico delle imprese mentre è in corso un maxi aumento di entrate pubbliche, conclude Bonomi, non ha lavorato un solo giorno in fabbrica".

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