Economia
Open Fiber, la melina di Starace. E lo scotto lo paga Tim: -7% in Borsa
La disfida della rete: Enel continua a fare ostruzione, Tim penalizzata dagli investitori a Piazza Affari: il titolo crolla
Da tre giorni la rete unica è tornata al centro dell’agenda politica italiana. Meno male, verrebbe da dire, perché pensare di competere con gli altri Paesi in ottica di digitalizzazione se si ha la seconda connessione più lenta d’Europa diventa complicato. Il ministro dello Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti è tornato a cannoneggiare contro i privati, dichiarando che l’esecutivo non è contrario alla rete unica, ma non tollera più ritardi nel progetto. Lo fa, non a caso, al termine dell’incontro con il ministro dell’economia francese Bruno Le Maire, uno dei più convinti sostenitori del Recovery Plan europeo.
Il Ceo dell'Enel Francesco Starace
L’Italia deve mettersi ventre a terra per colmare un gap infrastrutturale che ha accumulato negli anni con le altre nazioni europee. Ma deve decidere una volta per tutte su quale cavallo puntare.
Ieri si diceva che il modello vincente di rete unica potrebbe essere simile a Inwit, con tanti operatori diversi che, nelle aree grigie (per ora) e in quelle bianche (il più presto possibile) creano un circolo virtuoso.
Non per niente, sembra assodato che lo Stato possa mettere mano al portafoglio direttamente con un investimento di circa 200 milioni – almeno – per iniziare le operazioni di cablaggio delle aree più arretrate del Paese. Tra l’altro, l’unione delle forze permetterebbe di creare un’infrastruttura unica efficace: in alcune parti d’Italia, per esempio, sarebbe interessante intanto portare la tecnologia Fwa (una sorta di Adsl più robusto) a una velocità di almeno 100 Mbit/sec. Cosa che avviene, ma non da parte di tutti gli operatori e non in modo omogeneo.
D’altro canto, sembra ormai deciso anche il ruolo di Cassa Depositi e Prestiti come “direttore d’orchestra”. La conferma di Fabrizio Palermo in Via Goito, da questo punto di vista, sarebbe una nomina nel segno della continuità anche su questo dossier ritenuto strategico. Senza contare che nei tre anni al timone della Cassa il manager ha preso decisioni in linea con la visione del governo Draghi – su tutte, la rinuncia a entrare nella partita Alitalia – e sarebbe quindi una mezza sorpresa non ritrovarlo al suo posto dopo il 31 marzo.
Ma dunque Giorgetti a chi sta mettendo fretta? All’altra metà di Open Fiber, cioè Enel. La quale, nel frattempo, ha però preso ulteriormente tempo. L’amministratore delegato della società, Francesco Starace, nel presentare i risultati del 2020 agli analisti – tra l’altro, risultati estremamente commendevoli – ha sì annunciato una risoluzione della partecipazione di Enel in OF, ma ha anche preso come arco temporale l’intero 2021. Luigi Gubitosi già da tempo aveva iniziato a mostrare il malcontento di Tim per questo continuo rinviare una decisione che invece dovrebbe essere scontata. E infatti oggi l’ex-Sip, dopo tre settimane di costante crescita, fa i conti con pesanti vendite che hanno gravato il titolo con perdite superiori al 7%.
(Segue)