Economia
Poste in Borsa il 26 o 27 ottobre.Il gestore ad Affari: "Sarà un successo"
di Andrea Deugeni
@andreadeugeni
Al via l'initial public offering (Ipo) di Poste Italiane, il colosso postale guidato da Francesco Caio (amministratore delegato, nella foto in alto con la presidente Luisa Todini) che il Tesoro ha deciso di portare in Borsa, quotando poco meno del 40% del capitale. Secondo Mario Spreafico, direttore degli investimenti di Schroders Wealth Management (nella foto a sinistra), intervistato da Affaritaliani.it, "lo sbarco in Borsa di Poste sarà un successo, perchè è una combinazione di una società che riguarda non solo l'aspetto banca e il retail con il Banco Posta, ma anche i servizi logistici e postali".
L'INTERVISTA
Come valuta l'Ipo di Poste che inizia oggi e terminerà il 22 ottobre, per partire con le contrattazioni, come ha appena annunciato Caio, il 26 o il 27 ottobre?
"Si tratta sicuramente di valutazioni sostanzialmente eque e che riscuoteranno l'interesse del mercato, perché è la prima e più importante privatizzazione dopo anni e anni di assenza. E' una combinazione di una società che riguarda non solo l'aspetto banca e il retail con il Banco Posta, ma anche i servizi logistici e postali. Un aspetto abbastanza interessante. Ricorderei anche un altro aspetto".
Quale?
"Le esperienze storiche passate in Europa hanno registrato tutte un buon successo. In particolare, non c'è stata una quotazione così rilevante riguardante questi questi due business insieme. L'ultimo caso è quello di Royal Mail in Inghilterra che è stata un grande successo, ma riguardava solo i servizi postali. All'inizio degli anni 2000 è stata quotata PostBank poi rilevata da Deutsche Bank e le poste portoghesi. Insomma, ci sono state delle Ipo interessanti, ma che non hanno riguardato la combinazione di business che propone invece ora Poste Italiane. Ciò potrebbe essere un elemento di interesse e di successo in più. Credo che la quotazione andrà bene".
La quotazione delle sole Poste potrebbe consentire al ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan di incassare i 3,7 miliardi di euro che corrispondono allo 0,4% del Pil, l'obiettivo di incasso derivante dal programma di privatizzazioni 2015?
"Credo di sì. Da un lato, come tutte le precedenti esperienze di privatizzazioni, si registrerà un successo per quanto riguarda il pubblico retail. Ma anche nel mondo degli investititori istituzionali, l'Ipo registrerà un buon interesse. D'altra parte, è un po' che si vofifera in tal senso. I fondi esteri non faranno mancare il loro apporto".
In un articolo in cui appare anche una breve intervista a Caio, il Financial Times spiega che l'operazione rappresenta un banco di prova per la "reputazione" del governo riformista italiano. E' d'accordo?
"Certo. E' la prima privatizzazione di un certo peso dagli anni '90, un test non solo per il governo Renzi, ma per tutto il sistema Italia, trattandosi di un'attività così domestica. Il piano delle privatizzazioni faceva parte del piano di riforme già annunciato da anni su il nostro Paese aveva assunto degli impegni con l'Europa. Essendo la prima dopo 20 anni, è più un test sull'affidabilità del sistema Italia".
A New York, sta per arrivare in Borsa un'altra quotazione importante del nostro Paese: quella della Ferrari. Fra Poste e il Cavallino, quali azioni comprerebbe?
"Son due Ipo diverse. Uno è un brand fiore all'occhiello dell'Italia, l'altra è più una scommessa sul sistema del nostro Paese. Sono due quotazioni perfettamente compatibili. Entrambe interessanti".