Economia

Telecom, cresce insofferenza di Vivendi per vertici

Diventata da pochi mesi principale azionista di Telecom Italia, Vivendi è attesa domani da un'assemblea degli azionisti del gruppo italiano che si preannuncia tutt'altro che tranquilla. Inizialmente, l'assise di Telecom avrebbe dovuto svolgersi in sede straordinaria per esprimersi in merito alla richiesta di conversione dei titoli di risparmio in azioni ordinarie, dossier su cui i vertici dell'ex incumbent italiano hanno lavorato negli ultimi mesi. Dopo aver fatto inizialmente trapelare una posizione favorevole all'operazione, i vertici della società transalpina hanno poi presentato un'integrazione all'ordine del giorno, chiedendo di allargare il board dagli attuali 13 a 17 membri per fare posto a quattro consiglieri di propria nomina: Arnaud de Puyfontaine, Stephane Roussel, Herve' Philippe e Felicite' Herzog.

Una richiesta che sarà votata in sessione ordinaria. Forte di una quota azionaria pari a circa il 20,5% del capitale di Telecom, in parte ereditata da Telefonica come conguaglio per la cessione di Gvt agli spagnoli e in parte costruita gradualmente sul mercato con un investimento superiore a tre miliardi di euro, Vivendi chiedeva dunque una propria rappresentanza 'fisiologica' nel Cda. L'affondo tuttavia non è piaciuto nei tempi e nei modi ai tre principali proxy advisor, che in vista dell'assise di domani hanno consigliato ai grandi fondi di investimento di rigettare le richieste della società francese. In particolare, i proxy avevano osservato che con la conversione delle risparmio, a meno di ulteriori acquisti la quota di Vivendi scenderebbe attorno al 13%: una quota di capitale che non giustificherebbe piu' quattro soci.

Senza contare che nel board di Telecom siede anche Tarak Ben Ammar: benchè l'imprenditore franco tunisino fosse stato indicato nel Cda dai soci della dissolta holding Telco (Generali, Mediobanca, Intesa Sanpaolo e Telefonica), occupa anche un posto nel Consiglio di Sorveglianza della stessa Vivendi. La presa di posizione dei proxy advisor ha a sua volta colto di sorpresa Vivendi, che come contromossa ha annunciato l'astensione dal voto per la conversione delle azioni di risparmio. In questo modo, la proposta del board non dovrebbe raggiungere il quorum necessario per ottenere l'approvazione, considerando che all'assemblea è atteso al momento poco meno del 56% del capitale ordinario, insufficiente per raggiungere la maggioranza qualificata, ossia i 2/3 di consensi necessari a superare lo scoglio dei francesi.

Di contro, con la maggioranza semplice richiesta in sede ordinaria i francesi potrebbero vedere bocciate le proprie richieste di portare propri rappresentanti nel Cda, e in tal caso dovrebbero rinviare l'ingresso nella stanza dei bottoni fino all'assemblea per l'approvazione del bilancio 2016, prevista nella primavera del 2017. Su quest'ultimo punto, l'amministratore delegato dell'azienda transalpina, de Puyfontaine, dovrebbe prendere parola domani mattina nel corso dell'assise, prima del voto, per ribadire la propria posizione e tornare a spiegare le ragioni con cui è stata chiesta la rappresentanza nel board. La sensazione è che comunque si vada verso un risultato di parita' sostanziale che rischia di scontentare tutti.

Intanto, il tira e molla tra Telecom e Vivendi allontana le quotazioni delle azioni ordinarie della società di tlc italiana (-1% a 1,088 euro) da quelle di risparmio (-10,66% a 0,88 euro) in Borsa. In un'intervista al Wall Street Journal, l'amministratore delegato di Vivendi, de Puyfontaine, ha mostrato tutta la sua insofferenza nei confronti dei vertici di Telecom Italia alla luce della possibilita' che non venga soddisfatta la richiesta di ottenere posti all'intero del Cda della compagnia telefonica.

Con una nota diffusa nel fine settimana Telecom ha preso atto della posizione di Vivendi nei confronti della proposta di conversione delle azioni di risparmio, rilevando tra le altre cose che che l'operazione e' stata proposta dal Cda con l'obiettivo di perseguire l'interesse della società e di tutti i suoi azionisti, ordinari e di risparmio. Ma secondo i calcoli del francese, quindi, dalla conversione, con un premio di 15 centesimi anziché 9,5 come proposto, Telecom potrebbe arrivare a incassare 900 milioni di euro e non 570.

Intanto, a Piazza Affari le azioni hanno reagito alla mossa di Vivendi e le quotazioni tra le azioni ordinarie e quelle di risparmio si sono allontanate. Icbpi spiega che la chiusura degli arbitraggi costruiti con le ordinarie pesa sulle azioni di risparmio che vedono un deciso allargamento "dello sconto con le ordinarie. L'effetto tecnico dello stop alla conversione e le possibili ipotesi speculative legate agli incerti equilibri dell'azionariato dovrebbero sostenere le azioni ordinarie, in un contesto pero' che resta caratterizzato dalle criticita' della governance del gruppo".

Equita Sim non si sofferma tanto sull'effetto tecnico odierno quando sul fatto che "la mossa di Vivendi" sarebbe negativa per il suo investment case perche': "riporterebbe Telecom in una condizione dove un azionista di maggioranza relativa opta per scelte negative per l'azienda al fine di proteggere il proprio controllo; attenuerebbe, ma non cancellerebbe, l'appeal speculativo (l'attenzione alla quota di controllo di Vivendi diluisce l'ipotesi secondo la quale il gruppo francese mira a utilizzare a breve la partecipazione in Telecom nel consolidamento tlc europeo; questo elemento sarebbe comunque attenuato dalla considerazione che Vivendi necessita di incrementare la propria quota nel capitale se vorra' la nomina di suoi membri in consiglio); porrebbe dubbi sulla continuita' della squadra di management" di Telecom, "che ha invece operato molto bene negli ultimi 24 mesi di public company".