Spettacoli
Coronavirus, "gli italiani si rifugiano nella musica": parla Cerruti (Afi)
L'intervista di Affari a Sergio Cerruti, numero 1 di Afi (Associazione Fonografici Italiani) e vicepresidente di Confindustria Cultura Italia
Sarà difficile riportare la gente ai concerti dopo questa fase di allarme Coronavirus? "No, tutto dipende da quello che diffondiamo: la paura è un virus a volte più distruttivo del COVID – 19…", spiega ad Affaritaliani.it Sergio Cerruti che racconta il punto di vista del mondo musicale.
Il presidente dell'AFI (Associazione Fonografici Italiani: che riunisce le piccole e medie imprese produttrici di contenuti audio, video ed editoriali e ripartisce loro i diritti connessi spettanti per legge), nonché vicepresidente di Confindustria Cultura Italia e produttore discografico (che in questi giorni sta producendo il nuovo album dei Planet Funk) porta un messaggio positivo in questi giorni di ansia per gli italiani. Che si sono 'aggrappati' alla musica cercando un po' di svago e spensieratezza: "Tanto tanto tanto tanto tanto... canterebbe Jovanotti". E sottolinea: "La musica è un modo di trovare un ‘rifugio’ sicuro".
Richieste al governo per tutelare la musica alla luce del coronavirus? "Ampliare il bonus cultura e magari renderlo a più ampio spettro sia a livello di fondi che di fasce di età". E poi...
L'INTERVISTA
Lei rappresenta i discografici: quale impatto economico ha avuto il coronavirus in Italia sulla discografia?
Sicuramente la situazione di emergenza presunta o reale ha di fatto creato una psicosi collettiva che si riflette sui consumi, banalmente c’è meno affluenza nei negozi e quindi sicuramente il mercato dei supporti fisici, già fragile, sarà colpito ulteriormente. Poi però ogni emergenza riflette sui mercati effetti opposti fra loro, se da un lato ci sono concerti annullati e chiusura di cinema e teatri, dall’altra c’è un incremento nel traffico in rete e un aumento potenziale di fruizione dei contenuti audio e video… avremo una situazione più chiara nei prossimi giorni.
E quali i danni del coronavirus al di fuori del versante economico?
Credo che questa situazione ci abbia offerto lo spunto (che saremo in grado di cogliere?) per fare una “pausa “di riflessione sulla nostra condizione sociale, economica e politica. Siamo un Paese libero (mai dimenticarlo) dove un semplice contenimento a fini sanitari fa parlare di limitazione della liberta personale… Economica, perché siamo fragili e spesso lo dimentichiamo. Politica, perché non c’è occasione per la nostra classe dirigente di astenersi da una polemica e cercare invece di dare il buon esempio d un Paese che poi inevitabilmente si trova senza una vera guida. Non c’è un giorno senza un litigio, un’offesa o un proclama e questo non fa bene all’economia e soprattutto al morale delle persone. Diciamocelo, l’Italia è forte, ma deve dimostrarlo nei fatti non su twitter e facebook.
Sergio Cerruti
Temete, ad esempio, che sarà difficile riportare la gente ai concerti al termine dell'emergenza?
No, tutto dipende da quello che diffondiamo: la paura è un virus a volte più distruttivo del COVID – 19…
Che misure chiedere al governo per tutelare il mondo della musica alla luce del coronavirus?
Come accennavo prima alcuni segmenti del nostro mercato saranno colpiti maggiormente, tuttavia ci sono tanti e tali strumenti (alcuni già in essere) per poter intervenire. La soluzione è più a portata di mano di quanto non si pensi, al solito basta coglierla. Una delle prime cose che mi viene in mente è ampliare il bonus cultura e magari renderlo a più ampio spettro sia a livello di fondi che di fasce di età. D’altronde questo strumento era proprio nato per stimolare i consumi in ambito editoriale, cinematografico e musicale ed essere d’incentivo alla partecipazione delle persone ad attività in luoghi di aggregazione sociale. Poi mi viene ancora in mente (come un incubo da cui non mi sveglio mai) il solito e annoso tema degli incentivi fiscali che oggi più che mai saranno strumento essenziale, sia questi erogati sotto forma di crediti d’imposta sia di decontribuzioni sia di fondi specifici per imprese che vanno lette come dipendenti=famiglie=consumi.
Cosa può fare l'industria discografica, nel suo piccolo, per combattere questa emergenza?
Non spetta a noi, almeno stavolta, prenderci carico come industria di come risolverla, ma sicuramente spetta a noi come affrontarla e come farla percepire ai nostri produttori e a tutta la filiera. Ogni crisi in primis ha riflessi anche positivi. Ripeto l’aumento del traffico e l’utilizzo dei contenuti on line è un aspetto e ripartendo da quello si può guardare il bicchiere mezzo pieno.
Ragionando in positivo, c'è una lezione positiva, un insegnamento per il futuro che può nascere per voi discografici da questa vicenda?
Vede? Appunto ragioniamo in positivo. Per noi discografici, poiché italiani, sì, come ho cercato di trasmettere in questa intervista… L’unione fa la forza, i discografici sono un’industria di contenuti di intrattenimento basati sulla musica e come tale deve pensare e muoversi.
Gli italiani nei giorni difficili del Coronavirus, quanto, secondo lei, si sono 'aggrappati' alla musica in cerca di serenità e svago?
Tanto tanto tanto tanto tanto... canterebbe Jovanotti. Questo è forse l’unico aspetto incontrovertibile del nostro settore e le fondamenta del mio amore per il mio lavoro. La nostra è un’industria fatta anche d’immagini, sensazioni e sentimenti che la musica muove come un ‘esercito della salvezza’ che si attiva e si percepisce ancor di più in tutti quei momenti in cuoi ne abbiamo più bisogno. La musica è un modo di trovare un ‘rifugio’ sicuro.
Qual è stata la canzone che l'ha accompagnata in questi giorni di Coronavirus?
In verità ho ascoltato quasi sempre i Planet Funk… deformazione professionale perché sto producendo il nuovo album di inediti. Giovedì scorso (in piena crisi) è uscito l’album che celebra i 20 anni della band…
Presidente Sergio Cerruti, da due anni è presidente dell’AFI: un suo primo bilancio?
Sono stati 2 anni veramente intensi e sono solo a metà di una strada molto più lunga e ambiziosa. Quando ho iniziato, mi sono dato degli obiettivi che ancora oggi rimangono validi e fissi nella mia mente, ma onestamente mi sono dovuto confrontare con una realtà ben più complessa di quanto potessi aver percepito fino a quando ho vissuto il mondo della musica soprattutto dall’altra parte…
L’Associazione Fonografici Italiani e i prossimi obiettivi?
Come rilevavo, gli obiettivi iniziali sono sempre rimasti la guida per le mie scelte, credo di aver avuto la lungimiranza già da quando ero vicepresidente, di virare verso la digitalizzazione totale che passa attraverso una ristrutturazione di tutte le attività dell’associazione riscrivendo priorità e processi. Nel 2019 è nata AFIS (AFI Servizi): pensi che il dominio lo avevo acquistato personalmente nel 2015 , ho impiegato “solo” 5 anni… AFI Servizi sarà ERP & data Management, Digitalization Process, Big Data Analysis, Multimedia Content Mangament… insomma il futuro della musica e del nostro settore