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Archiviati i casi federali a carico di Trump: il tycoon si avvia alla presidenza, senza più problemi con la giustizia

Trump si avvia alla presidenza senza più problemi con la giustizia. Ma in che modo è stata possibile questa risoluzione?

di Chiara Morelli

Trump, il tycoon si avvia alla presidenza senza più problemi con la giustizia

Nonostante le polemiche degli ultimi mesi, Donald Trump potrebbe aver risolto – almeno per il momento – i suoi problemi con la giustizia, avendo dunque la strada spianata per l’avvio del suo mandato come prossimo Presidente degli Stati Uniti a partire da gennaio 2025. Ma in che modo è stata possibile questa risoluzione?

Come riportato da InsideOver, negli ultimi giorni il procuratore speciale Jack Smith ha ufficialmente annunciato la richiesta di archiviazione dei due casi federali a carico del tycoon che, in virtù del fatto che presto sarà Presidente, non può, di fatto, essere perseguito penalmente, almeno fino alla fine del suo mandato. Fatto che, prevedibilmente, gli ha fatto “tirare un sospiro di sollievo”.

Trump ha infatti commentato in prima persona, in modo piuttosto colorito sul suo Truth Social: “Questi casi, come tutti gli altri che sono stato costretto ad affrontare, sono vuoti e illegali, e non sarebbero mai dovuti essere intentati”, sottolineando come, secondo la sua prospettiva, “oltre 100 milioni di dollari dei contribuenti sono stati sprecati nella lotta del Partito Democratico contro il loro avversario politico, il sottoscritto”, riferendosi – probabilmente – all’indagine condotta dal reporter John Solomon negli ultimi otto anni, che ha dimostrato come il Dipartimento di Giustizia americano abbia speso circa 90 milioni di dollari - una cifra a dir poco spropositata - per indagare la condotta di Trump. Un’indagine che tuttavia non ha prodotto i “frutti” sperati.

I due casi federali in cui Trump è stato coinvolto, fanno rispettivamente riferimento ai fatti di Capitol Hill del gennaio del 2021, di cui il repubblicano era stato accusato; mentre il secondo è legato invece al ritrovamento di alcuni documenti dal contenuto sensibile, nella proprietà di Mar-a-Lago, che hanno prodotto, in seguito alle indagini, accuse di “cospirazione per ostruzione alla giustizia e trattenimento di informazioni sulla difesa nazionale”.

L’immunità ottenuta ora da Trump, in realtà, sarebbe da considerarsi come “temporanea”, dato che un’eventuale azione penale potrebbe essere intrapresa contro di lui alla fine del suo mandato, nel 2029. Tuttavia, si tratta di una possibilità alquanto remota dato che, dopo oltre quattro anni di inattività, avviare nuove azioni legali, potrebbe risultare difficile. Pertanto, i casi si possono formalmente considerare come archiviati, o meglio “conclusi”, come ha commentato anche Alan Dershowitz, noto professore di diritto di Harvard, nel corso di una recente intervista sulla situazione giudiziaria del tycoon.

Che dire allora della condanna di aggressione sessuale e diffamazione della scrittrice E. Jean Carroll e del caso della pornostar Stormy Daniels? Rispetto alle accuse di E. Jean Carroll, si tratta in realtà di un caso civile e non penale, per cui Trump era stato condannato a pagare una somma di 5 milioni di dollari di danni alla donna.

Mentre per quanto riguarda Stormy Daniels, che secondo l’accusa sarebbe stata pagata per tacere circa una presunta relazione sessuale con Trump, la sentenza del processo è stata rinviata e, successivamente, Trump ha presentato anche una mozione di annullamento del caso, che ora risulta sospeso a tempo indeterminato. Un’altra vittoria, dunque per il magnate 78enne, che dopo la sua rielezione lo scorso 5 novembre può archiviare – è il caso di dirlo – i suoi problemi con la giustizia e i tribunali.