Esteri
Corbyn, roulette rossa a due settimane dal voto per la leadership Labour
Emy Muzzi da Londra
A 15 giorni dal voto per l’elezione del nuovo leader dei Laburisti il ‘frontrunner’, Jeremy Corbyn non ha ancora chiarito la sua posizione rispetto al referendum sulla membership europea del Regno Unito, fissato al 2017. Parlando con le agenzie di stampa, Corbyn ha detto che il suo partito dovrebbe organizzare una conferenza per decidere la una posizione comune sull’Europa senza escludere le molte e differenti vedute e posizioni. Nessun patto o condivisione con Cameron però: anche se Tory e Labour fossero entrambi per il sì o entrambi per il no, le rispettive campagne referendarie verrebbero condotte separatamente.
La strategia è chiara: se Corbyn, il quale parla di negoziazioni per un’Europa migliore e più vicina al sociale piuttosto che al businessed alle banche, chiarisse la sua posizione ora, perderebbe una percentuale di voti di sostegno alla sua leadership; il chiarimento sarà, probabilmente definitivo quando, e se, salirà sul podio rosso.
Secondo le previsioni di YouGov, Corbyn, 66 anni, duro e puro ‘left winged’ fedele alle origini socialiste del partito laburista, il prossimo 12 Settembre dovrebbe salire sul podui con il 53% dei consensi, lasciandosi dietro le spalle Andy Burnham (26%), Yvette Cooper (20%) e Liz Kendall (11%).
Amato dai supporters per aver restituito ai Labour l’identità originale di partito dei lavoratori, Corbyn è apprezzato da una moltitudine che spazia dai Tories agli ambientalisti per la sua dialettica d’opposizione decisa e per la sua parlata chiara e senza zeppa (o come dicono gli inglesi, ‘senza il calzino in bocca’ per distinguerlo da Ed MiIliband), il che segna per il partito d’opposizione un grande passo in avanti.
Su una serie di punti chiave Corbyn sembra avere le idee chiare e un programma preciso. Educazione: eliminazione dei prestiti, che indebitano gli studenti, con borse di studio; Proprietà: estensione al settore privato della possibilità per gli affittuari di comprare l’immobile in cui abitano (oggi riservato chi vive nelle case comunali o delle associazioni per i senza casa). Media e informazione: chiusura dell'impero mediatico di Rupert Murdoch (il quale tra l'altro lo supporta). Welfare: ritorno ad una serie di diritti ai benefits per i più bisognosi (recentemente soppressi dal governo Cameron); Sicurezza sociale: possibile creazione di vagoni ‘rosa’ riservati alle donne allo scopo di far fronte all’impennata di denunce per molestie (la proposta ha sollevato critiche fuori e dentro il partito); Economia: introduzione di un tetto massimo allo stipendio dei colletti bianchi, nazionalizzazione della Royal Bank of Scotland e anche del settore dei trasporti e dell’energia, lotta all’evasione fiscale e aumento della ‘corporation tax’; Difesa: taglio alla spesa del 2% annuo ed eliminazione del sistema nucleare ‘Tridente’. Politica estera: ritiro immediato dall’intervento militare in Siria ed Iraq e probabile uscita dalla NATO.
Fin qui tutto chiaro. Ma al prossimo referendum sulla membership europea, quale sarà la posizione dei Labour se vince Corbyn? Alle domande dei giornalisti Jeremy si sottrae con eleganza: camicia a quadri sbottonata, maniche arrotolate al gomito, scarpa sportiva (si sposta sempre e solo in bicicletta) e barbetta, il rappresentante in Parlamento per la constituency londinese di North Islington, esprime incrollabile fedeltà alla ‘working class’ e alle ‘trade unions’, parla chiaro e ridefinisce con forza l’identità politica che i Labour da tempo hanno perso. Ma quando si arriva all’Unione Europea, nicchia, sfuma i termini, sfodera il classico British ‘uderstatement’ e rimanda la risposta al prossimo futuro chiarendo che molto dipenderà dai passi che Cameron farà in termini di rinegoziazione della membership. Se il premier conservatore in carica non riuscirà a raggiungere un accordo per una nuova membership che includa riforme sociali e quell’Europa che Corbyn vorrebbe “più giusta e più fedele al cittadino che agli interessi delle banche”, allora i Labour si riunirebbero in consiglio per decidere cosa fare. Fino a quel momento la roulette continuerà a girare.