Esteri
Facebook Papers, Zuckerberg esegue la repressione digitale chiesta in Vietnam
Il fondatore del colosso social avrebbe deciso di cancellare post e account di dissidenti sotto richiesta del governo di Hanoi per non perdere il giro d'affari
Non è un momento felice per Mark Zuckerberg. Per usare un eufemismo. Il suo Facebook sembra aver intrapreso una parabola discendente dalla quale è sempre più complesso riuscire a tirarsi fuori. Oltre alle crescenti perplessità sul modello di business, c'è il pubblico più giovane sempre più disaffezionato verso un social che viene percepito come "vecchio", addirittura da "boomer". Destino paradossale per chi ha dato il via ufficiale alla rivoluzione dei social media. Ma tant'è: Instagram e soprattutto TikTok dominano senza pietà tra gli utenti più giovani.
E intanto a creare problemi a Zuckerberg c'è anche una nuova vicenda in grado di intaccare la reputazione del social. Si tratta di un'inchiesta denominata Facebook Papers, che tra le altre cose svela dettagli imbarazzanti sui processi decisionali interni a Facebook e sul modo in cui Zuckerberg avrebbe prescelto il profitto di fronte alla "morale". Le rivelazioni arrivano dal Washington Post, che citando tre fonti anonime a conoscenza dei colloqui interni al colosso di Menlo Park, sostiene che in vista del congresso del Partito comunista vietnamita dello scorso gennaio Facebook abbia "significativamente incrementato la censura dei post contro lo Stato, consegnando al governo un controllo quasi totale sulla piattaforma".
Non è una novità che i social occidentali scendano a patti con governi non esattamente democratici per proprio tornaconto, ma la novità sarebbe il ruolo assunto dallo stesso Zuckerberg nella vicenda. Un ruolo che secondo le fonti citate dal quotidiano sarebbe preponderante e che "rende l'idea della sua implacabile determinazione ad assicurare il dominio di Facebook sui mercati, a volte alle spese dei valori dichiarati dalla compagnia". Zuckerberg avrebbe ceduto alle richieste del governo vietnamita di censurare i post con linguaggio anti-statale piuttosto che rischiare di perdere un miliardo di dollari di entrate annuali dal paese.
Il rapporto di trasparenza di Facebook mostra che l'azienda ha più che raddoppiato il numero di post che ha bloccato nel paese - da 834 nella prima metà del 2020 a più di 2.200 post nella seconda metà dell'anno, proprio nel pieno di una campagna anti corruzione in realtà volta a colpire gli avversari politici portata avanti dai quadri di Hanoi. In una dichiarazione al Washington Post, Facebook ha difeso la decisione, dicendo che era giustificata "per garantire che i nostri servizi rimangano disponibili per milioni di persone che si affidano a loro ogni giorno". Secondo una delle fonti, Zuckerberg ha sostenuto che non conformarsi alle richieste del governo sarebbe ancora peggio per la libertà di parola in Vietnam.
D'altronde il mercato vietnamita fa gola non solo a Facebook. Basta guardare ai numeri per capire perché. L'economia digitale vietnamita è in fermento ed è cresciuta del 36% nel 2020, uno dei trend di aumento più consistenti tra quelli dell'intera regione. Nel primo anno di pandemia, il mercato e-commerce locale ha portato un totale di 11,8 miliardi di dollari in transazioni digitali, un rallentamento della crescita rispetto a quella registrata del 2019. La spesa online pro capite è stata in media 280 dollari a persona. A causa della pandemia da Covid-19, chiaramente è crollato del 45% il comparto turistico e di accoglienza, ma sono aumentate le spese in generi alimentari e di cura delle persona. In generale, il coronavirus ha contribuito ad accelerare la tendenza al passaggio online per gli acquisti di prodotti vari e di beni di prima necessità. Ma attenzione, per il 2021 si prevede un vero e proprio balzo del 30% rispetto all'anno appena trascorso, con il volume totale degli acquisti tramite e-commerce che dovrebbe superare i 15 miliardi di dollari. La percentuale di crescita, secondo uno studio di Google, si dovrebbe mantenere intorno al 29% anche nei prossimi cinque anni, con il valore dell'economia digitale che arriverebbe a 52 miliardi di dollari nel 2025.
Il Vietnam mira a diventare un paese a reddito medio-alto con un'industria moderna entro il 2030, anno del centenario del Partito comunista. Nel 2020 Hanoi è cresciuta del 2,9%, il dato più basso degli ultimi decenni ma comunque il più alto dell'Asia. Secondo le ultime stime della Banca Mondiale, l'economia vietnamita dovrebbe crescere del 6,6% nel 2021 per poi stabilizzarsi in tra il 7 e l'8% negli anni successivi. Il Vietnam è all'inizio di un vasto processo di digitalizzazione, con una popolazione giovane che ama la tecnologia. Non è dunque un caso che i colossi dell'e-commerce regionale e globale siano in competizione per conquistare la fiducia della nascente classe media locale. Tra il 2016 e la prima metà del 2020, gli investitori hanno immesso 1,9 miliardi di dollari nel settore digitale vietnamita.