Esteri

Ambasciatore Ferrari: "2022 nuovo anno Italia-Cina. Export, non si può fare a meno di Pechino"

di Lorenzo Lamperti

Cultura e turismo, la Via della Seta sanitaria, gli accordi commerciali, il dibattito polarizzato: intervista all'Ambasciatore italiano a Pechino

L'inizio del suo lavoro a Pechino è stato a dir poco impegnativo. Luca Ferrari ha assunto il ruolo di Ambasciatore italiano nella Repubblica Popolare Cinese a inizio del 2020, raccogliendo il testimone da Ettore Sequi. Un ruolo importante, il suo, forse ancor di più dopo l'adesione dell'Italia alla Belt and Road nel marzo 2019. E in pochi mesi Ferrari ha già vissuto diverse sfide. Dall'avvio dell'Anno della Cultura e del Turismo Italia-Cina si è passati alla pandemia da coronavirus che ha colpito prima Wuhan e poi l'Europa. Fino ad arrivare ora a una fase due che lascia intravedere speranze di ripartenza, con un occhio proprio verso il mercato cinese.

Ambasciatore Ferrari, il 2020 marca il 50esimo anniversario delle relazioni diplomatiche tra Italia e Cina e doveva essere l'anno del turismo e della cultura Italia-Cina. Che cosa resta di tutto questo dopo la pandemia da coronavirus?

La ricorrenza del 50° anniversario dello stabilimento delle relazioni diplomatiche tra Italia e Cina costituisce un traguardo simbolico importantissimo che attesta l’eccellente stato dei rapporti bilaterali tra i due Paesi. In questo spirito, l’Anno della Cultura e del Turismo Italia-Cina 2020, in linea con quanto concordato dai Presidenti Mattarella e Xi a Roma nel marzo dello scorso anno, avrebbe dovuto celebrare gli ottimi risultati raggiunti nel rafforzamento della collaborazione culturale e turistica. Anche se la pandemia non ha reso ciò – per il momento – possibile, la sostanza di fondo non cambia: Italia e Cina sono due superpotenze culturali legate da un’amicizia antica, che affonda le proprie radici in una storia millenaria e che si basa su solide fondamenta, un mutuo scambio, una reciproca curiosità, un profondo rispetto e una comune vocazione al bello. Sono certo che l’enorme lavoro congiunto realizzato in vista dell’Anno della Cultura e del Turismo non andrà assolutamente perduto e colgo anzi l’occasione per annunciare anche dalle vostre colonne che abbiamo raggiunto un’intesa con le autorità cinesi per riprogrammare la manifestazione nel 2022. Credo che si tratti di una magnifica notizia e di un’iniezione di ottimismo dopo un periodo così difficile per entrambi i Paesi. Sono certo che si tratterà di una nuova stagione di reciproca conoscenza e di presentazione delle rispettive eccellenze dall’arte contemporanea al teatro, dall’architettura alla musica, dal cinema alla tecnologia, dalla tutela del patrimonio alla valorizzazione dei territori, enfatizzando il più possibile il nesso tra promozione e offerta culturale e turistica.

L'Ambasciatore Luca Ferrari ha assunto le sue nuove funzioni a Pechino il 2 gennaio 2020.

Entra in carriera diplomatica nel marzo 1986 ed assume le funzioni di Capo della Segreteria del Servizio Giuridico. Nel maggio del 1988 passa alla Segreteria Generale e nel settembre 1990 viene trasferito al Gabinetto dell’allora Ministro degli Affari Esteri Gianni De Michelis.

Nominato Primo Segretario Commerciale presso l’Ambasciata d’Italia a Mosca nel gennaio 1992, diventa poi Capo della Segreteria dell’Ambasciatore e sovrintende l’Ufficio “Affari Sociali, Consolari e Giudiziari”, nella stessa sede.

Il 3 luglio 1995 è trasferito presso l’Ambasciata d’Italia in Washington con funzioni di Consigliere di Legazione, a capo della Segreteria dell’Ambasciatore Ferdinando Salleo. Rientra alla Farnesina nell’agosto del 1999 ed è addetto al Gabinetto del Ministro degli Affari Esteri Lamberto Dini. Promosso Consigliere d’Ambasciata il 2 luglio 2000, nel gennaio del 2001 assume la direzione dell’Ufficio Medio Oriente della Direzione Generale per i Paesi del Mediterraneo e del Medio Oriente.

Nel 2005 torna nuovamente all’Ambasciata d’Italia in Washington con funzioni di Primo Consigliere per gli Affari Politici. Nel gennaio 2008 è promosso al rango di Ministro Plenipotenziario e confermato nella stessa sede in qualità di Ministro Consigliere, Portavoce e Capo dell’Ufficio “Stampa e Legislativo”.

Nominato Vice Capo Missione e Ministro dell’Ambasciata d’Italia presso il Regno di Spagna, assume servizio a Madrid il 22 settembre 2009.

Nell’autunno del 2013 rientra a Roma in qualità di Vice Direttore Generale per la Mondializzazione e le Questioni Globali presso la Farnesina, rimanendovi fino alla sua nomina ad Ambasciatore d'Italia nel Regno d’Arabia Saudita, dove presta servizio dal 2016 al 2019.

Nato a Roma il 28 ottobre 1961, ha una laurea in Scienze Politiche, è sposato ed ha un figlio. 

Come Ambasciata siete molto attivi con un ponte aereo sanitario per l'invio di aiuti in Italia. Che cosa ne pensa del dibattito che si è creato su donazioni/importazioni e soft power cinese nel nostro paese?

L’Ambasciata, con l’intera rete diplomatico-consolare italiana in Cina, è intervenuta in un momento di estrema difficoltà. Quando è cominciata l’emergenza in Italia era molto complicato trovare un aereo cargo per trasportare dalla Cina mascherine e altro materiale medico-sanitario acquistati dal Governo Italiano o frutto delle donazioni di imprese italiane e cinesi o anche di associazioni e singoli individui. Lo abbiamo fatto creando un “ponte aereo” verso l’Italia, coinvolgendo le compagnie aeree e il terzo settore. Un’autentica dimostrazione di efficienza e collaborazione del cosiddetto “sistema Paese”. Il ponte continua tuttora partendo da diverse città cinesi. Nel complesso, mantenendo un costante raccordo con la Protezione Civile e le Regioni, abbiamo fatto in modo che giungessero nel nostro Paese più di un miliardo di dispositivi di protezione individuali, migliaia di ventilatori e tantissimi altri macchinari per fronteggiare l’epidemia. In questo contesto, le donazioni giunte dalla Cina, circa il 10% dei carichi spediti, vanno intese come un importante segnale di vicinanza all’Italia, ma anche di riconoscimento per le donazioni ricevute dall’Italia quando l’epidemia imperversava sul territorio cinese e ancor prima per l’aiuto medico che fornimmo tra i primi all’indomani del terribile terremoto nel Sichuan del 2008. È comprensibile che questi gesti di solidarietà internazionale richiamino l’attenzione della stampa, talvolta in chiave sensazionalistica, ma non si deve perdere di vista la loro utilità pratica per salvare vite umane. Ma resta un dato di fatto che la Cina, per lo più a fronte di legittime transazioni commerciali, abbia rifornito pressoché tutti i Paesi al mondo che ne abbiano fatto richiesta, per giunta in un momento in cui la produzione di DPI era estremamente carente ovunque.

Durante questo periodo, nonostante le difficoltà, siete riusciti a chiudere degli accordi per l'import di riso e carne bovina. Quale ruolo può svolgere il mercato cinese per la ripartenza economica dell'Italia e su quali settori dobbiamo e possiamo puntare maggiormente?

La conclusione degli accordi per l’esportazione di riso e carne bovina rappresenta un importante risultato che siamo riusciti a concretizzare in piena emergenza sanitaria. Al di fuori dell’area UE, la Cina resterà tra i principali mercati di sbocco per le nostre esportazioni e ciò sarà ancor più evidente nei prossimi mesi, considerato che l’economia cinese sta ripartendo in netto anticipo rispetto agli altri Paesi colpiti dall’epidemia, in Europa come nel resto del mondo. Le previsioni delle Istituzioni Finanziarie Internazionali indicano per la Cina una crescita per il 2020 fra l’1% e il 2% e per la ripresa il Governo cinese ha scelto di puntare forte sul rilancio dei consumi interni, anche attraverso l’espansione dell’e-commerce. Questo scenario apre importanti spiragli anche per le PMI italiane e per la nostra economia in generale. L’Ambasciata e la rete diplomatico-consolare in Cina non faranno mancare il loro apporto. E in questa prospettiva si stanno già trasformando in Sedi digitali, aprendo sportelli virtuali per le nostre imprese. Ci aspettiamo molto dall’export italiano, in particolare in alcuni settori prioritari sui quali possiamo senz’altro puntare. Penso innanzitutto alla meccanica, che già rappresenta più del 40% delle nostre esportazioni in Cina. Proprio dalla meccanica ripartiranno gli eventi fieristici in Cina dopo l’emergenza sanitaria con la China International Industry Fair di Shanghai, confermata dal 15 al 19 settembre, che vedrà la partecipazione di numerose aziende italiane. Anche nel settore sanitario, che vale oltre il 10% del nostro export verso la Cina, contiamo di cogliere i frutti di quanto seminato nei mesi pre-COVID caratterizzati da importanti progressi e scambi di visite ad alto livello. Vogliamo farci trovare pronti e nella terza edizione della China International Import Expo di Shanghai, in programma dal 5 al 10 novembre, contiamo sulla partecipazione di numerose aziende italiane proprio nella sezione “Public Health”, ambito che ha assunto un’importanza strategica con la pandemia. Infine, una particolare attenzione dovrà essere dedicata al turismo, colpito più duramente di altri settori dall’emergenza sanitaria. Ricordo che nel 2019 i flussi turistici dalla Cina sono cresciuti del 30% rispetto al 2018. Ciò è stato possibile anche grazie a una strategia integrata e innovativa messa a punto dall’Ambasciata ed efficacemente attuata nel corso degli ultimi due anni, con l’introduzione di una serie di strumenti mirati all’attrazione di flussi turistici nel nostro Paese.

Nelle scorse settimane sono state rinnovate le cariche della Camera di Commercio Italiana in Cina e la presidenza della Fondazione Italia Cina. Come coordinare l'azione istituzionale-diplomatica con quella delle imprese?

La nuova composizione dei vertici della Camera di Commercio italiana in Cina - alla cui Presidenza è stato eletto Paolo Bazzoni, manager di Bonfiglioli – vede ora la presenza di alcune delle principali aziende italiane, con una maggiore incidenza della componente industriale rispetto al passato. Nel Consiglio Direttivo sono rappresentati i principali settori del sistema produttivo italiano tra cui meccanica, automotive, farmaceutica, lusso, energia, chimica. Le sfide che ci troveremo ad affrontare sono di enorme portata e di natura differente rispetto al contesto con cui ci siamo confrontati finora. Il mercato cinese rappresenterà certamente uno sbocco prioritario dei nostri prodotti e il ruolo della Camera, in collaborazione con tutti gli altri attori del «Sistema Italia» in Cina, pubblici e privati, sarà fondamentale per elaborare strategie a sostegno delle nostre imprese. In questa prospettiva, la Camera di Commercio dovrà imporsi come il punto di riferimento per le aziende italiane in Cina, con il pieno sostegno dell’Ambasciata e delle altre Istituzioni italiane presenti nel Paese, a cominciare dai Consolati Generali, ICE Agenzia e SACE. Allo stesso tempo, il rinnovo dei vertici della Fondazione Italia-Cina consentirà di rafforzare ulteriormente una stretta collaborazione, che ha portato negli anni alla realizzazione di numerose iniziative di successo. Inoltre, la straordinaria esperienza imprenditoriale e la profonda conoscenza della Cina del nuovo Presidente della Fondazione, il Cav. Mario Boselli, potrà indubbiamente dare nuovo slancio alle attività di questa importante istituzione. Ambasciata, Camera di Commercio e Fondazione sono tre protagonisti della promozione in Cina del made in Italy che devono lavorare assieme per raggiungere gli ambiziosi traguardi che ci siamo prefissati. Una collaborazione virtuosa e necessaria che, come spesso ripeto, deve ispirarsi a cinque principi: Armonia, inclusività, sostenibilità, opportunità, digital media. 

Sotto il profilo del turismo, ci sono ancora delle speranze per recuperare qualcosa sull'anno in corso, per esempio con la riapertura dei voli tra Italia e Cina?

Il turismo rappresenta da sempre una componente fondamentale della collaborazione rafforzata tra i nostri due Paesi ed era, come giustamente sottolinea, uno dei pilastri della programmazione promozionale dell’Anno congiunto della Cultura e del Turismo. La pandemia ha imposto misure di contenimento e prevenzione senza precedenti e il turismo è stato tra i primi, se non il primo settore immediatamente colpito. Tuttavia, dobbiamo considerare che l’Italia è da sempre meta favorita per i visitatori cinesi e si è confermata nel 2018 e 2019 il Paese europeo più visitato dai turisti cinesi, precedendo Francia, Germania e Regno Unito. Il nostro Paese, in tutti i suoi aspetti, compresa l’unicità dei suoi luoghi, è ben conosciuto e apprezzato in Cina e sono personalmente fiducioso che continuerà ad essere sempre più percepito come sinonimo di bellezza e modello di lifestyle. Con il progressivo ritorno alla normalità e con la riapertura delle frontiere in Europa e in Cina, siamo fiduciosi che potranno nuovamente moltiplicarsi le rotte aeree servite tra Italia e Cina. Poco prima dell’inizio della pandemia, a metà gennaio, avevamo finalizzato un importante accordo per l’incremento delle frequenze aeree, che speriamo possa presto dispiegare i propri effetti. Sarebbe illusorio negare che in questo momento il settore turistico non stia soffrendo più di altri le conseguenze della pandemia. Prevedibilmente sarà così anche il prossimo anno. Tuttavia, come italiani, dobbiamo credere e scommettere nella nostra capacità di ripresa. E il 2022, grazie alla riprogrammazione dell’Anno congiunto della Cultura e del Turismo, sarà l’anno del grande rilancio.

La sensazione è che la Cina stia diventando, come già altri, un argomento di dibattito polarizzante. Anche a causa forse di una scarsa conoscenza di un Paese che ha e avrà un ruolo fondamentale per il futuro globale. Come approcciarsi correttamente a essa e come incentivarne la conoscenza?

La Cina è senz’altro una realtà di fondamentale rilievo nel contesto globale. Innanzitutto come mercato emergente di 1,4 miliardi di abitanti, con 100 milioni di “super-ricchi” e una classe media di 400 milioni di persone, che si stanno avvicinando ai gusti e ai consumi occidentali e amano lo stile di vita italiano. Nonostante la battuta d’arresto imposta dalla pandemia, l’economia cinese comincia a ripartire e resta una realtà di grande interesse per le nostre aziende. Nei prossimi dieci anni un terzo della crescita mondiale dipenderà dalla Cina, un terzo dall’area OCSE e un terzo dagli altri emergenti, Brasile e India compresi. Mi sembra evidente che nessuno tra i Paesi a forte vocazione per l’export, come l’Italia, possa ragionevolmente pensare di fare a meno della Cina se vuole assicurare alle proprie aziende performance economiche soddisfacenti.

Il contesto cinese non è certamente di facile comprensione, a causa delle differenze culturali, legislative e del sistema di governo. Proprio perché oggetto di dibattito internazionale, proliferano valutazioni non sempre oggettive. È quindi opportuno documentarsi adeguatamente, senza dare nulla per scontato e, nel caso delle imprese, affidarsi a figure esperte e trasparenti. Sotto questo profilo il ruolo dell’Ambasciata e dei nostri quattro Consolati Generali è indispensabile per poter affrontare con serenità e in sicurezza le difficoltà di una realtà tanto affascinante e ricca di opportunità, quanto complessa.

La ripresa dei contatti a livello di società civile, del turismo, delle attività culturali, degli scambi regolamentati di ricercatori e studenti, tutte le attività che erano in grande ascesa fino a pochi mesi fa e che sono state interrotte dalla pandemia, non potranno che facilitare la conoscenza reciproca.