Esteri

"Taiwan riferimento sanitario e tech. Così possiamo aiutare l'Italia"

di Lorenzo Lamperti

Intervista al rappresentante di Taipei Andrea Sing-Ying Lee

Nuovo aumento dei casi, moltiplicazione delle varianti, zone rosse e possibili lockdown, i rallentamenti sulla distribuzione dei vaccini. Italia, ed Europa, sono ancora nel pieno della pandemia. Le preoccupazioni economiche e sociali si aggiungono a quelle sanitarie, con le tante attività chiuse e le gravi difficoltà per una lunga serie di categorie. Altrove, però, la situazione è molto diversa. In particolare in Asia orientale, dove il Covid è stato in generale contenuto (o prevenuto) in maniera efficace. A Taiwan, per esempio, la vita prosegue in modo pressoché normale quasi dall'inizio dell'emergenza sanitaria, con meno di mille contagi e 10 morti totali. Chiusura all'esterno ma apertura pressoché totale all'interno, pur con regole da rispettare. Non l'unico motivo per il quale le relazioni con Taiwan sono da tenere in considerazione, come ricorda ad Affaritaliani Andrea Sing-Ying Lee, il rappresentante di Taipei in Italia. Basti pensare all'industria dei semiconduttori, che diventerà sempre più cruciale nel prossimo futuro e di cui le imprese taiwanesi sono leader mondiali. 

AMB LEE

Andrea S.Y. Lee

Andrea Sing-Ying Lee, a un anno dall'inizio della pandemia che cosa può imparare l'Italia da Taiwan?

Credo che il segreto del successo di Taiwan nella gestione del Covid si poggi su tre pilastri: organizzazione di governo, comunicazione e cooperazione con la società civile e uso della tecnologia. C'è sempre stata trasparenza tra governo e cittadini, ma su questo aspetto mi pare che anche l'Italia stia facendo bene. Per quanto riguarda l'utilizzo della tecnologia, noi abbiamo un sistema di localizzazione degli infetti o delle persone sottoposte a quarantena che viene applicato con grande serietà e precisione. Non è una quarantena fiduciaria, chi infrange le regole riceve multe molto salate e c'è appunto un recinto elettronico controllato da chi osserva che tutti rispettino i termini della quarantena. Abbiamo un sistema di tracciamento che ci ha per esempio consentito, di recente, di individuare circa cinquemila persone che dovevano sottoporsi a quarantena o tampone perché sospetti di contagio dopo essere entrati in contatto con persone positive. Sul punto dell'organizzazione di governo, invece, c'è un centro di comando nazionale diretto dal ministero della Salute che ogni giorno informa la popolazione sulla situazione e sulle regole. C'è stata una grande prontezza della reazione e di organizzazione industriale. Siamo passati in poche settimane dal produrre 2 milioni di mascherine al giorno a produrne 20 milioni. C'è anche poi un aspetto culturale: dopo l'esperienza della Sars del 2003 è più facile per noi chiedere ai cittadini di rispettare le regole su mascherine e distanziamento sociale. Da ultimo, Taiwan è stata in grado di trattare la disinformazione in modo efficace, applicando il principio humor over rumor. Anche sui social sono state utilizzate le fake news per spiegare le situazioni vere, in un metodo di comunicazione più appetibile e apprezzabile anche dai più giovani. Questo per facilitare anche che la comunicazione corretta possa girare maggiormente in Rete per silenziare la disinformazione. In tutto questo siamo rimasti aperti all'interno. Dopo un periodo più cauto ora si fanno partite di baseball o basket col pubblico, si fanno concerti, si visitano musei, si prendono i mezzi pubblici e si viaggia. La vita è tornata alla normalità anche se per precauzione si continuano a indossare le mascherine e si consiglia di mantenere distanziamento sociale.

In Italia, e non solo, si è parlato molto di "modello cinese" o "modello coreano". A livello politico e sanitario c'è stata una richiesta di informazioni e di condivisione di pratiche nei confronti di Taiwan?

A livello sanitario, la scorsa estate abbiamo fatto una donazione di circa mezzo milione di mascherine al governo italiano, così come di diversi governi europei. A molti ospedali, soprattutto del nord, sono arrivati anche respiratori, ventilatori, guanti e tute protettive. Angelo Borrelli ha anche ringraziato Taiwan durante una delle sue conferenze stampa. A livello politico invece non ci sono stati grandi contatti, né col ministero della Salute né con altri membri del governo. Noi restiamo comunque sempre aperti a condividere informazioni o a cooperare, per esempio sul fronte del vaccino. Contiamo entro sei mesi di poter produrre un nostro vaccino, da utilizzare in modo complementare a quelli distribuiti sotto la piattaforma Covax.

All'inizio della crisi, quando ancora in Italia l'emergenza sembrava lontana, il governo Conte II decise di chiudere i voli diretti anche con Taiwan. Quell'episodio ha lasciato strascichi?

Sicuramente c'è stato un periodo in cui siamo rimasti molto delusi per questa decisione. Il governo ci ha rassicurato sul fatto che la decisione fosse puramente tecnica scientifica e che una volta presa era difficile cambiarla. Anche Hong Kong si è lamentata per questa decisione. Credo sia stata una leggerezza nella valutazione. Il divieto è comunque già sparito da tempo, ora purtroppo però tutta Europa è nel pieno della pandemia e dunque non si può viaggiare a livello internazionale. I voli comunque non sono più proibiti ma solo sospesi. Speriamo al più presto di poter riattivare le connessioni aeree tra Roma e Taipei e di inaugurare il volo diretto tra Milano Malpensa e Taipei.

Oltre al fronte sanitario, su quali altri temi l'Italia potrebbe o dovrebbe approfondire la collaborazione con Taiwan?

Taiwan e Italia sono due democrazie liberali e anche per la nostra conoscenza del mercato cinese si è sempre detto che Taiwan possa essere la piattaforma asiatica per le imprese italiane che vogliono approfittare delle opportunità del mercato cinese e di quello del Sud-est. Nel tempo sono però nate nuove opportunità, in particolare legate a tecnologia e finanza. Taiwan è diventato leader mondiale nelle soluzioni di alta tecnologia per semiconduttori. Il 65% di questi componenti, fondamentali per tutta una serie di industrie e settori, è fabbricato da noi. Per entrare nelle tecnologie d'avanguardia come le auto elettriche o a guida autonoma, ma anche per lo sviluppo dell'industria meccanica, l'Italia ha bisogno di Taiwan. Non sono sicuro che l'Italia sia pronta per questa conversione, perché ancora non ci ha contattato a riguardo. Ma sono convinto che ci siano ampi spazi di collaborazione anche sul lato finanziario. Abbiamo un ecosistema di startup e di innovatori giovani accogliente e vivace. Tra Italia e Taiwan c'è poi anche una grande affinità culturale.

Ritiene che Taiwan abbia saputo trasformare la crisi Covid in un'opportunità? Oppure prevalgono gli aspetti negativi o potenzialmente negativi?

Taiwan non è solo un tema di discussione geopolitica. Taiwan è anche un'opportunità. La nostra economia è cresciuta del 2,9%, per la prima volta in 30 anni più di quella di Pechino. La crisi pandemica ha evidenziato che Taiwan ha un governo competente e un'organizzazione efficiente, in grado di affrontare le emergenze. In cinese si dice che "quando l'onda è scesa si vede chi è nudo". Ecco, in molti sono rimasti nudi ma Taiwan indossava le mutande. Non vogliamo essere protagonisti ma semplicemente promuovere un multilateralismo pragmatico non basato su dettami geopolitici. Come San Marino è parte del territorio italiano ma è un altro paese, Taiwan e Cina hanno due organizzazioni politiche diverse. Noi vogliamo una coesistenza pacifica e siamo aperti alla collaborazione con tutti

In questi anni in Italia ha visto tre governi. I due di Conte e ora quello di Draghi. Come sono cambiati, se sono cambiati, i rapporti in questi anni?

I buoni rapporti tra Roma e Taipei non sono mai cambiati, nemmeno durante il primo governo Conte che ha firmato l'adesione alla Belt and Road. Le relazioni sono positive soprattutto sul piano commerciale ed economico. Lo scorso anno l'Italia ha esportato a Taiwan per circa 2,5 miliardi, com una crescita del 2%. Significa che le esportazioni verso Taiwan sono circa un quinto di quelle verso la Cina, che è però molto più grande. L'Italia ha anche un avanzo commerciale di circa un miliardo nei confronti di Taiwan. Noi abbiamo sempre avuto rapporti cordiali, ma col nuovo governo speriamo di vedere maggiore apertura anche perché dice di puntare molto su transizione ecologica, innovazione tecnologica e industria 4.0. Tutti settori in cui Taiwan può essere un punto di riferimento. Siamo sempre pronti a collaborare anche con le realtà industriali italiane.