Politica

Carlo Calenda e Matteo Renzi: dal Terzo Pol(l)o al bullismo quotidiano

Di Giuseppe Vatinno

Il leader di Azione è attaccato quotidianamente dall'ex premier dopo la rottura dell'alleanza, e sull'ipotesi di scioglimento dei gruppi Az-Iv la mette giù dura

E così, come si lamenta lo statista dei Parioli, ogni giorno Renzi lo attacca, gli chiede se ha preso la pillolina per le crisi e se sì se l’ha magari presa sbagliata, distratto com’è. Lui dice che no, ha preso quella giusta, e che se mai è colpa della colf che gliele ha scambiate, ma poi rettifica, perché magari ha la donna delle pulizie straniera e gli danno pure del razzista, questi ingrati degli italiani e poi si sa che i giornalisti gli inzuppano in queste cose. E ancora lo stesso Calenda si lamenta che la Boschi gli dia del “pazzo” e qui siamo ancora alla storia delle “pilloline”.

“Paita” (non so chi sia) invece gli dice che è “indecente” e così ieri lui la mette giù dura sullo scioglimento possibile dei gruppi Az-Iv (non è un dentifricio) con mica tanto larvato minaccione: “Aggiungo un dettaglio sull’ipotesi di scioglimento: ricordo che, secondo il Regolamento di Palazzo Madama, in caso di rottura di un gruppo in comune, per formarne uno autonomo servono nove senatori e non sei, come leggo sui giornali. Il presidente la Russa dovrebbe dare una deroga ad personam”. Questi cattivoni dei giornalisti stanno cercando di tranellarlo un’altra volta. Incorreggibili.

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Ma il povero Calenda non sa come vanno queste cose perché da ex giovane dei Parioli non si ricorda come Antonio Di Pietro fregò alla grande Walter Veltroni nel 2008 e - con baldanza e audacia dannunziana - si fece il gruppo suo, mettendo il buonista di fronte al fatto compiuto. E neanche si ricorda che poi Gianfranco Fini, presidente della Camera nel 2012, diede appunto una deroga ad personam a Di Pietro per conservare il gruppo di IdV alla Camera. “Ehhh lo fanno, lo fanno”, come ci raccontava un altro regista, amico del nonno, in “Bianco, Rosso e Verdone”.