Politica
Conte gioca al 'divide et impera'. L'intervista (smentita) al Corriere
Segnale a Renzi e Di Maio. Ma anche nel Pd vogliono il rimpasto. Via Solferino non replica a Palazzo Chigi
Guerra aperta tra il Corriere della Sera e il capo del governo. Il quotidiano di via Solferino esce stamattina con un colloquio con il presidente del Consiglio (a firma Monica Guerzoni) nel quale, oltre al tema del Recovery Fund, il premier avrebbe anche espresso la sua convinzione che il pressing per il rimpasto parta da Matteo Renzi e Luigi Di Maio, più che dal Pd e dall'intero M5S.
Poco dopo le 9.40 arriva la smentita da fonti di Palazzo Chigi: "In merito al colloquio con il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, pubblicato sul Corriere della Sera, si precisa che l’unico tema trattato è stato il Recovery Plan", si legge nella nota che aggiunge: "Tutte le altre ricostruzioni contenute nell’articolo, incluse quelle relative al cosiddetto rimpasto e al ruolo di Luigi Di Maio e Matteo Renzi, non solo non corrispondono a parole espresse dal Presidente del Consiglio ma non corrispondono neppure ai suoi pensiero". Contattata da Affaritaliani.it, l'autrice dell'intervista ha spiegato che insieme al direttore Luciano Fontana è stata assunta la decisione di non replicare "assolutamente" alle smentite di Palazzo Chigi.
Resta quindi il giallo sulle parole del premier, alle quali si aggiunge un passaggio politicamente importante, sempre nell'intervista al Corriere, sul segretario del Pd. Smentendo tensioni con Nicola Zingaretti, Conte afferma: "Lo sento tutti i giorni e non è vero che non sia d'accordo sulla cabina di regia a tre. Ne avevamo parlato, c'è perfetta coincidenza". Una cabina di regia "che riferirà periodicamente non solo al Consiglio dei ministri ma anche al Parlamento". La lettura che danno in Parlamento, in particolare fonti Dem, è che il presidente del Consiglio stia seguendo la sua strategia del divide et impera con la quale riesce a muoversi all'interno di una maggioranza risicata a Palazzo Madama e divisa al suo interno.
Dal Pd spiegano che ci sono pochi dubbi sul fatto che il leader di Italia Viva ambisca a un ministero un più, mentre Di Maio starebbe orientando la sua politica in base all'andamento del congresso online dei 5 Stelle, cercando di ritagliarsi un ruolo sempre più di primo piano. In tutto questo sarebbe sbagliato, spiegano fonti Dem, pensare che una parte del Partito Democratico non chieda un aggiustamento della compagine governativa, come ha lasciato intendere Goffredo Bettini, ma Zingaretti, che è anche Governatore del Lazio e in questa fase non ha alcuna intenzione di entrare nel governo (i nomi sono quelli di Andrea Orlando o Graziano Delrio), ha sempre ribadito che la cosa più importante è garantire la stabilità dell'esecutivo.
Ecco dunque che il siluro di Conte a Renzi e Di Maio, poi smentito per non creare troppi attriti (almeno a livello ufficiale), serve per mantenere una certa tensione e un certo clima di sospetti nella maggioranza che, come ha spiegato venerdì scorso Luigi Bisignani ad Affaritaliani.it, consente a Conte, "giocando al gatto col topo", di proporsi come unica figura in grado di garantire l'amalgama. Intanto il segnale a Renzi e Di Maio è arrivato, ma anche a Zingaretti, nonostante le parole di grande stima politica. "Giochi di posizionamento per tenere in mano la situazione", taglia corto un deputato Dem di lungo corso.