Governo M5s, dalle stelle allo stallo: Di Maio straccia il tabù dei 2 mandati?
Luigi Di Maio è all'angolo e teme di bruciarsi definitivamente. E per il New York Times, il m5s sta pensando ad abolire la regola dei due mandati...
Luigi Di Maio è a un'impasse. I sogni di gloria del candidato premier del m5s si sono scontrati con la dura realtà delle cifre e dei numeri. Dopo aver bussato alle porte di Matteo Salvini, vincolato a Silvio Berlusconi nome nefasto per il Movimento, "Gigino da Pomigliano" ha dovuto abbassare le penne, ingoiare l'orgoglio, dimenticare la propria hybris - per citare la sociologa e giornalista Laura Tecce, nel suo articolo sul Giornale Off - ed è stato costretto a rivolgersi al Pd, che snobbandolo continua tuttavia con la linea renziana dell'Aventino.
Il tempo passa, le promesse elettorali sono svanite dalla comunicazione pentastellata, e si paventa un anticipato ritorno alle urne. Un'eventualità che metterebbe in crisi l'impalcatura grillina dei due mandati. Per anni e anni Di Maio e i suoi colleghi hanno infatti ribadito il diktat dei "due mandati e poi a casa", ma arrivati alla soglia fatidica, questa regoletta aurea ha perso via via la doratura ed è diventata di bronzo. Come la faccia di Rocco Casalino nel definire "una possibilità" l'idea di cancellare il tabù dei due mandati e dare il via libera alle ricandidature "selvagge", quelle che rimproveravano ai politici degli altri partiti.
Il New York Times cita l'ex gieffino Casalino, dimenticando di riferirsi al libro verità Supernova, scritto dall' ex collaboratore di Gianroberto Casaleggio Marco Canestrari e da Nicola Biondo, primo responsabile della comunicazione pentastellata alla Camera dei Deputati. Secondo i due autori, l'abrogazione della regola dei due mandati è già ampiamente discussa da anni nelle segrete stanze grilline, e potrebbe a tutti gli effetti essere applicata fin dalle prossime elezioni. Un parlamentare pentastellato, del resto, aveva dichiarato all'Adnkronos che, in caso di ritorno anticipato alle urne, i deputati e senatori eletti il 4 marzo sarebbero stati ricandidati ai loro posti, anche nel caso di coloro che sono giunti al secondo mandato (e quindi teoricamente fuori dai giochi).
L'abolizione della regola dei due mandati sarebbe solo la più recente - e forse più clamorosa - deroga alle norme che, fin dalla nascita del m5s, sono state il cavallo di battaglia della propaganda del Movimento. Ma del resto, dopo aver abbracciato l'Euro e l'Europa (malgrado la sbandieratissima raccolta firme per un fantomatico referendum antieuro), dopo aver prospettato alleanze con altri partiti financo - onta suprema - con i "pidioti", dopo essere andati a cena con Mediobanca e a pranzo con la Trilateral, nessuno si stupirebbe più dell'ennesima prova dell'incoerenza grillina.