Politica
Laura Tecce censurata da Facebook per aver difeso gli elettori di Salvini
Bloccata dal social per aver difeso l'elettorato del Ministro dell'Interno citando Vittorio Sgarbi. Ma la censura non era "appannaggio leghista"?
La giornalista Laura Tecce, apprezzata firma di Libero e del Giornale, non ha mai nascosto la sua simpatia politica per Matteo Salvini (anche quando schierarsi dalla sua parte era scomodo e del tutto controproducente) e, negli show televisivi e sui social network, è spesso protagonista di scambi piuttosto appassionati e accesi con i detrattori del Ministro dell'Interno.
Poco prima delle festività natalizie, la giornalista e scrittrice (ultima sua fatica letteraria, il pamphlet dal titolo Femministe 2.0), che si è sempre dimostrata coerente con le proprie idee senza mai cambiare bandiera, è stata protagonista di un battibecco con un'altra giornalista, Antonella Rampino, firma de La Stampa.
Casus Belli: un tweet di quest'ultima che chiamava in causa l'elettorato del leader del Carroccio, citando un sondaggio Ipsos. "Disoccupati, pensionati in maggioranza con la licenza elementare o al massimo diploma di scuola media. L'elettorato di Salvini nello schema di @Ipsosmedia per il @Corriere di oggi. Qui sui social ci chi siano i suoi fans ce ne rendiamo conto piuttosto bene".
Alla Tecce non era sfuggito il refuso nel tweet di cui sopra e aveva immediatamente risposto a tono sul suo profilo Facebook: "Capite perché la spocchia dei radical chic li ha portati ai minimi storici in tutto il mondo? La signora Rampino, "grande" giornalista illuminata appartenente a quell'élite che odia e disprezza il "popolo", afferma in questo sconclusionato post che gli elettori di Salvini sono ignoranti e poco scolarizzati [...] intanto vorrei spiegare alla illustre collaboratrice de La Stampa, Repubblica, Corriere e responsabile comunicazione della Corte Costituzionale, che in italiano il nome fan è invariabile, cioè non cambia forma al plurale: non diventa fans. E poi quel "ci chi siano" che vuol dire? Non parlo del possibile errore di battitura ma della costruzione della frase, del tutto errata. Consecutio, questa sconosciuta. Capra capra capra (cit.) #chefiguradiM".
Dopodiché concludeva: "E che sia di monito a chi crede che quelli di sinistra siano più bravi, più preparati e culturalmente superiori. Sono solo più bravi a fare squadra e ad occupare i posti di potere. Basta con questi ingiustificati complessi di inferiorità. Sveglia".
Risultato? Il post della Tecce le è costato la censura di Facebook e il blocco per un mese intero. Cosa che, nell'era dei social, per un giornalista costituisce un'autentico danno professionale. Ci si domanda cos'abbia fatto scattare la misura repressiva... L'attacco ai radical chic? Il termine "capra" (chiarissima citazione di Vittorio Sgarbi, che usa il termine a profusione, e con una certa veemenza, senza mai incorrere in blocchi)? La reprimenda alla "spocchia" di chi si erge su un piedistallo per criticare intere frange di elettorato dall'alto di una presunta superiorità culturale? Non è dato sapere. Sicuramente, è chiaro che gli elettori di Salvini (e Salvini) si possono offendere e attaccare liberamente senza ripercussioni alcune, e che invece, se si prova a difenderli, si viene castigati. Ma la censura non era appannaggio di quel "fascista" del Ministro dell'Interno?