Politica
"Il tempo del trionfalismo è scaduto". Il Pd smonta punto per punto la politica economica del governo
Manovra (e non solo), intervista al senatore Antonio Misiani
"L’elemento di maggiore criticità della manovra riguarda la sanità pubblica"
"Nel terzo trimestre dello scorso anno l’economia italiana si è fermata e la crescita del 2024 sarà la metà delle previsioni del governo. La produzione industriale è in calo da 21 mesi. La povertà assoluta è a livelli record. Il governo continua a rivendicare il calo dello spread dei titoli di Stato. Ma si sono dimenticati dello spread sociale, della divaricazione crescente tra una minoranza di ricchi sempre più ricchi e milioni di famiglie povere, molte delle quali un tempo appartenevano al ceto medio". Lo afferma ad Affaritaliani.it il senatore Antonio Misiani, responsabile economico della segreteria del Partito Democratico.
"Serviva una terapia d’urto, abbiamo avuto una legge di bilancio di galleggiamento. Colpisce in questa manovra la totale assenza di una visione del futuro del Paese. Ci aspettavamo indicazioni precise sul futuro dell’Italia dopo il PNRR: come finanziare e realizzare gli investimenti di interesse pubblico, come favorire gli investimenti privati delle imprese e delle famiglie, attraverso incentivi mirati e stabili nel tempo, politiche industriali di accompagnamento e di riconversione delle imprese e dei lavoratori".
"Avremmo voluto confrontarci sulle riforme da accelerare per modernizzare il Paese, su una strategia seria per affrontare la crisi demografica. Nella manovra di bilancio non abbiamo trovato nulla o quasi di tutto questo. Ci sono invece diverse scelte che spingeranno verso la recessione, dal taglio del fondo automotive al drastico ridimensionamento delle detrazioni per l’edilizia, all’azzeramento dei fondi per gli investimenti dei comuni fino al taglio delle garanzie per il credito alle PMI e all’assenza di interventi per ridurre il costo energia", sottolinea Misiani.
"La maggioranza dice: però abbiamo introdotto l’IRES premiale. Una buona idea, in astratto. Peccato che duri solo un anno e che abbia talmente tanti paletti che verrà utilizzata solo da 18 mila imprese, lo 0,4% del totale. È quasi più facile vincere alla Lotteria Italia… La manovra è inadeguata anche sul versante dell’equità sociale. Innanzitutto per quanto riguarda il sistema fiscale. È importante che il taglio del cuneo sia stato reso strutturale. Ma questo intervento, che vale 12 miliardi, mette una toppa solo parziale al fiscal drag che ha appesantito la tassazione dei redditi da lavoro dipendente di oltre 16 miliardi".
"Manca il salario minimo, in questa legge di bilancio, così come qualunque misura per ridurre la precarietà del lavoro. Certo, è stato reso strutturale anche l’accorpamento dei primi due scaglioni IRPEF. Ma i 5 miliardi utilizzati per questo intervento sarebbe stato meglio destinarli alla sanità pubblica. In compenso, il governo ha varato il concordato preventivo biennale, che si è rivelato un clamoroso flop su tutta linea", aggiunge il responsabile economico del Pd.
"Ma l’elemento di maggiore criticità della manovra riguarda la sanità pubblica. Il sistema sanitario nazionale attraversa una crisi profonda. Le liste di attesa nel pubblico sono infinite, le famiglie sono costrette a tirare fuori di tasca propria 43 miliardi per la sanità privata e 4,5 milioni di persone hanno semplicemente rinunciato a curarsi non possono permetterselo. Sarebbe necessaria una profonda riorganizzazione del SSN, iniettando molte più risorse, assumendo decine di migliaia di medici e infermieri e pagandoli meglio, accelerando la spesa delle risorse del PNRR per le strutture territoriali e l’ammodernamento tecnologico degli ospedali".
"Il governo ha imboccato una direzione diversa e con la legge di bilancio l’anno prossimo il fondo sanitario nazionale scenderà in rapporto al PIL al minimo storico degli ultimi 15 anni. È una scelta politica netta: sottofinanziare la sanità pubblica per aprire sempre più spazio ai privati e abbandonare definitivamente il modello di sanità universalistica della riforma del 1978. Il tempo del trionfalismo economico del governo è scaduto. È arrivato il momento di fare i conti con la realtà. E la realtà è difficile, richiede visione e scelte coraggiose per rilanciare la crescita e costruire uno sviluppo più sostenibile e più giusto. In questa legge di bilancio non c’è nulla di tutto questo. Ed è questo il motivo di fondo del nostro giudizio negativo sulla manovra", conclude Misiani.
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