Politica
Ora il M5S è un partito a tutti gli effetti. Analisi
Con la plebiscitaria approvazione da parte di 63.146 militanti del movimento, tramite la piattaforma Rousseau, il governo giallorosso può avere il definitivo via libera. Ma al di là di questa manifestazione che visti numeri e modalità, appare più che altro una operazione di facciata, appare evidente che in questi giorni è morto un movimento ed è nato un nuovo partito. Il re è nudo, si potrebbe argomentare. Forse Di Maio (la cui resilienza e capacità di leadership esce sicuramente rafforzata) non sarà d’accordo ma appare evidente che continuare a definirlo un movimento nato dal basso e ispirato a logiche di democrazia diretta, dopo la estenuante trattativa con il pd, con sfumature al limite della schizzofrenia, appare quantomeno una forzatura.
Sono finiti i tempi dello streaming nelle stanze di Palazzo Chigi, con il povero Bersani, trattato come l’ultimo degli uscieri dai due capigruppo grillini dell’epoca, o con il duro ma schietto confronto fra Grillo e Renzi. Tutto alla luce del sole, e questo almeno aveva portato davvero una ventata di novità nelle vetuste logiche di potere. Ora si è tornati agli accordi nelle chiuse stanze del potere, meglio se con il favore delle tenebre. Si è tornati alla discussione sulle spartizioni dei posti più che sulla sostanza delle cose, il governo è parso più legato alle nomine ministeriali che alle discussioni sui contenuti programmatici. In perfetto stile prima e seconda repubblica. Tutte le belle parole contro la lotta alla partitocrazia e alle vecchie logiche di potere sono svanite come neve al sole. In realtà l’apriscatole con cui i grillini volevano aprire i palazzi del potere si è dimostrato quantomeno spuntato.
Il palazzo e il potere hanno avuto ancora una volta la meglio sulla volontà di cambiare il modo di fare politica. Un anno e poco più nella stanza dei bottoni ha stravolto le logiche interne del movimento, formando correnti, creando diatribe sulle poltrone e lasciando spazio alle ambizioni personali, alla faccia delle tante belle parole sulla democrazia dal basso e sulla necessità di spazzare via tutto quello che odorava di accordi di potere, di spartizioni di poltrone e di decisioni prese dall’alto. Non è un caso se proprio il figlio del fondatore del movimento 5S, Davide Casaleggio, sia ancora ora il meno contento di questo accordo. Ma lui con tutto il rispetto parlando, non ha certo il carisma del compianto padre e quindi si è dovuto suo malgrado adeguare, anche perché il mentore Grillo era stato da subito il primo fautore dell’accordo. Ha vinto ancora una volta quell’agrodolce senso del potere, che come diceva Andreotti, logora chi non lo ha.
Però cosi facendo si è perso quello spirito originario del diverso e del “sepolcro imbiancato” che entrava nei palazzi del potere per fare la rivoluzione dal suo interno. Tutto è stato messo in discussione da questo accordo, ora il movimento non può più considerarsi una mosca bianca, anch’esso, infatti, è ormai coinvolto a pieno titolo nelle schermaglie della vecchia politica. Ormai il dado è tratto e tornare indietro non si può. Già nella precedente legislatura i tanti casi di deputati che non avevano voluto restituire la parte di stipendio decisa prima della elezioni, avevano aperto le prime crepe.
L’esperienza di governo con la Lega aveva contribuito a fare apparire già il movimento come molto più malleabile e meno incisivo, rispetto ai proclami delle vigilia, e questo era stato ampiamente pagato con un forte calo nei consensi. Ora questa trattativa e la sua conclusione ha messo forse la parola al movimento, come tutti lo avevamo conosciuto e guardato anche con interesse proprio per quella sua vocazione alla novità e alla diversità rispetto al passato. Dovevano cambiare la politica, invece la politica alla fine ha cambiato loro. Anche in Europa, altro storico cavallo di battaglia della protesta dei grillini della prima ora, qualcosa sembra essere cambiato.
Dopo il loro voto decisivo alla Von der Leyen, che per alcuni è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso del tormentato governo gialloverde, ora sembra profilarsi un clamoroso accordo nel parlamento europeo. A sentire le parole di Carlo Fidanza, capodelegazione Fdi a Bruxelles, di cui sono note la sua onestà, serietà e coerenza, infatti i pentastellati, dopo aver rischiato, mesi fa, l’incidente diplomatico con la Francia per il loro incontro con i gillet gialli, sembra prossima una adesione per i grillini europei al gruppo di Macron. Insomma si tratterrebbe di una bella giravolta alla faccia della coerenza e della contestazione alla vecchia nomenclatura europea, di cui ormai proprio Macron può essere considerato a pieno titolo il nuovo leader.
Forse il clamoroso gesto di Matteo Salvini nel staccare la spina la suo governo, ha avuto almeno il merito di alzare il velo su questa contraddizione interna al movimento, che andava avanti da diversi mesi e che determinava anche tutte le frizioni e le liti all’interno della maggioranza stessa. Il tempo dirà se questo “cambiamento di pelle”potrà essere apprezzati dall’elettorato ( i sondaggi sembrano dimostrare di si ). Ma per favore si eviti almeno qualsiasi riferimento alla vecchia politica brutta e sporca, a meno che non si voglia rischiare di cadere nel ridicolo o semplicemente di fare puro autolesionismo.
vcaccioppoli@gmail.com