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Meloni accoglie le dimissioni di Sgarbi: "E' la decisione corretta"​​​​​​​

di redazione politica

Pubblicata la decisione dell’Antitrust, il sottosegretario contesta: “Politicamente corretta, ma giuridicamente scorretta"

Meloni: "Aspetto vedere Sgarbi per accogliere le dimissioni"

Giorgia Meloni trova "corretta, dopo il pronunciamento dell'Antistrust" la scelta di dimissioni da sottosegretario annunciata da Vittorio Sgarbi e, in un punto stampa durante la sua visita in Giappone, il presidente del Consiglio conferma che "attendo di vedere Sgarbi per accogliere le sue dimissioni".

Nella delibera pubblicata sul bollettino settimanale, infatti, l'Antitrust aveva stabilito che il "sottosegretario di Stato alla Cultura, Prof. Vittorio Sgarbi ha esercitato attività professionali in veste di critico d’arte, in materie connesse con la carica di governo, come specificate in motivazione, a favore di soggetti pubblici e privati, in violazione dell’articolo 2, comma 1, lettera d) della legge 20 luglio 2004, n. 215 ovvero la legge Frattini sul conflitto di interesse". L'Autorità ha stabilito inoltre "con riguardo alle attività di offerta al pubblico di prodotti editoriali svolte attraverso il sito Internet www.vittoriosgarbi.it, la chiusura del procedimento istruttorio per la sopravvenuta cessazione della situazione di incompatibilità ipotizzata nell’atto di estensione oggettiva".

Meloni: "No decisioni su altri senza elementi oggettivi"

Per il caso Sgarbi "ho atteso di avere degli elementi oggettivi per cui mi auguro che Sgarbi, che ha potuto contare su un governo che attendeva degli elementi oggettivi, oggi non si aspetti che quello stesso governo decida per altri con elementi che non sono oggettivi". Cosi' il presidente del Consiglio Giorgia Meloni in un punto stampa al termine del vertice bilaterale con il premier giapponese Fumio Kishida, a Tokyo. 

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Sgarbi, lettera a Meloni: "Verificare altre incompatibilità in governo"

"Sento il bisogno di ringraziarti per il comportamento da te tenuto nei miei confronti, sempre rispettoso, lineare e mai cedevole verso i molti e agguerriti oppositori che hanno imbastito una vera persecuzione giornalistica e televisiva (con la tv di Stato) sperando, con me, di mettere in soggezione te e il governo da te presieduto. Però, se il governo, per mano di un suo ministro (ripeto: di un suo ministro), ha promosso una indagine sul conflitto di interessi all’interno del governo (peraltro in base alla lettera anonima di un pluripregiudicato), è giusto che io chieda all’Antitrust che si estenda l’indagine a tutte le istituzioni, con gli stessi criteri. Non per ritorsione, ma per rispetto delle istituzioni alle cui decisioni io mi sono rimesso. E che tu ti faccia garante della integrità del governo quanto a possibili incompatibilità, se a me non è consentito parlare e promuovere in ogni modo l’arte e le mie idee". E' quanto chiede Vittorio Sgarbi in una lettera a Giorgia Meloni pubblicata dal 'Corriere della sera'. "L’articolo 21 della Costituzione sconfessa l’Antitrust", sostiene il sottosegretario alla Cultura che ha annunciato le sue dimissioni.

Sgarbi, lettera a Meloni: "Farò ricorso al Tar" 

"Cara presidente, non sono d’accordo con la delibera del Agcm, farò ricorso al Tar. Ma la delibera è chiara: non posso fare la vita che ho fatto per cinquant’anni, non posso essere me stesso e essere sottosegretario - puntualizza Sgarbi nella missiva -. L’Antitrust non ha detto 'Non va bene questo o quell’attività della vita di Sgarbi', ma la sua 'intera attività di scrittore, narratore curatore e storico d’arte' (e con ciò anche promuovere e vendere i propri libri, come anche tu hai fatto): cioè è la mia vita. Si tratta, come si capisce subito leggendone la forzata motivazione, di una decisione tanto politicamente corretta, quanto giuridicamente scorretta". "Nessun vero giurista comprende infatti per quale ragione tenere una conferenza su Caravaggio, partecipare o presiedere una tavola rotonda su Tintoretto, presentare un libro su Michelangelo, possa costituire una violazione dei limiti di legge, generando una incompatibilità con la funzione ministeriale, al punto da distorcerne il senso - afferma -. E ciò anche perché, secondo le norme vigenti, occorre che l’attività connessa a quella ministeriale sia svolta in modo professionale, e fa sorridere che uno possa, per professione, autografare e presentare libri o inaugurare mostre, e che ciò possa distorcere la funzione pubblica".

Sgarbi ha poi indicato le tappe che porteranno alla formalizzazione delle sue dimissioni dalla carica di Governo: "Tutto molto semplice. La delibera del Agcm non è definitiva, e ammette: Avverso il presente provvedimento può essere presentato ricorso al TAR del Lazio, ai sensi dell’articolo 135, comma 1, lettera b) del Codice del processoamministrativo (Decreto Legislativo 2 luglio 2010, n. 104), entro il termine disessanta giorni dalla data di notificazione del provvedimento stesso, ovveropuò essere proposto ricorso straordinario al Presidente della Repubblica, aisensi dell’articolo 8 del Decreto del Presidente della Repubblica 24 novembre1971, n. 1199, entro il termine di centoventi giorni dalla data di notificazionedel provvedimento stesso”.In virtù di questo appello garantito – chiarisce Sgarbi - confermo le mie dimissioni, che saranno esecutive alla fine del percorso amministrativo che prevede il pronunciamento del Tar dopo il mio ricorso. Me ne andrò anche nel caso di una sentenza favorevole. Per intanto mi autosospendo. Ma non voglio, con le mie dimissioni immediate, ostacolare il procedimento del Tar che prevede la 'sospensiva' della delibera dell’antitrust.Il presidente del consiglio – conclude il Sottosegretario - deve avere un quadro chiaro delle mie incompatibilità prospettate dall’antitrust in termini arbitrari e contraddittori, senza una valutazione comparativa di altre palesi incompatibilità di membri dell’esecutivo".

Salvini: "Ma Sgarbi si è dimesso? Non ho letto la lettera"

"Sgarbi? Non ho letto la lettera. Si è dimesso?". E' la replica del ministro dei Trasporti Matteo Salvini alla richiesta di un commento sulle dimissioni del sottosegretario alla cultura e critico d'arte Vittorio Sgarbi.