Sport

"La sclerosi multipla, una compagna con cui correre e da cui non scappare"

di Chiara Volontè

La storia della bresciana "Merilù Run", avvocato che da 17 anni convive con la SM e che ha scelto di esorcizzare la malattia correndo

"Quando corro mi sento una persona qualunque": la storia di Merilù Run

“Io corro perché la voglia di vivere non ammette scuse”. È il motto di Maria Luisa Garatti, avvocato, maratoneta, impegnata nel sociale, Asics Ambassador… Una “donna dal multiforme ingegno” che ha fatto della diagnosi di sclerosi multipla un’opportunità per superare le sfide, quotidiane, di una malattia subdola e a tratti invisibile. Ma anche per mostrare agli altri malati che c’è vita – bella – anche con la patologia. “Quando corro mi sento una persona qualunque, è un momento di evasione”. Lo sport come rinascita, per sentire sulla pelle la libertà che una malattia neurodegenerativa limita. Il movimento come arma per (ri)prendere il controllo, fisico ed emotivo, della propria persona. 

Merilù, come ha fatto a scoprire di avere la sclerosi multipla?   
I sintomi sono iniziati tra la fine del 2005 e l’inizio del 2006. Avevo una stanchezza cronica a cui oggi posso dare il nome di fatigue, ma allora la associavo al lavoro e alle giornate interminabili, mi alzavo dal letto a fatica ma al contempo soffrivo di insonnia. Poi ho accusato problemi a un occhio, vedevo doppio, ma già portavo gli occhiali dunque non ho dato troppo peso al disturbo. Infine sono arrivati i problemi di equilibrio e coordinazione: cadevo dal mio “tacco 13” o non afferravo bene gli oggetti che, inesorabilmente, finivano a terra. Gli amici dicevano che ero distratta e io andavo avanti. Ma il campanello d’allarme è arrivato la mattina in cui, vestendomi, non riuscivo ad abbottonare la camicia, non avevo la sensibilità alle dita. Sono andata immediatamente dal mio medico di base che mi ha prescritto una risonanza magnetica. 

Si ricorda il momento della diagnosi? 
Indelebile. Era il giorno del compleanno di mia mamma, sono andata a ritirare il referto della risonanza e ho letto “lesioni demielinizzanti”. Ero in macchina con un mio collega che mi aveva accompagnato, l’ho guardato in lacrime e gli ho detto “ho la sclerosi multipla”. Così è iniziata una nuova routine fatta di esami e visite neurologiche. E infine la rachicentesi, che è stata traumatica sia psicologicamente che a livello fisico perché l’ago mi ha preso un nervo. Ironia della sorte, l’esito della puntura lombare è arrivato il giorno del mio trentasettesimo compleanno, il 17 maggio 2006. Avevo la sclerosi multipla, non c’erano più dubbi.