Christie's, la “Milan Modern and Contemporary Art” non è vera inversione
Christie's, record per per Leoncillo, Licini, Dorazio, Pirandello e Donghi. Ma se 50 lotti vi sembran molti...
Parte su Affaritaliani.it il blog dedicato al mercato dell'arte, con notizie, retroscena e curiosità, a cura di Milo Goj, giornalista e art manager
Più di 12 milioni di euro di vendite al martello, secondo risultato di sempre nella storia della “Milan Modern and Contemporary”. Quasi 95% di lotti venduti. Auction record battuto per cinque artisti: Osvaldo Licini, Leoncillo, Antonio Donghi, Piero Dorazio e Fausto Pirandello. Le performance dell'asta milanese di Christie's di questa settimana apparentemente giustificano l'entusiasmo che si è diffuso subito dopo la conclusione della seduta: Il giornale on line specializzato, Collezione da Tiffany, ha parlato di “Serata fantastica per Christie's Italia”, mentre Il Sole 24 ore ha fatto intendere che l'asta potrebbe aver segnato un punto di svolta quasi epocale, scrivendo che “Il collezionismo è tornato a guardare con interesse alla pittura figurativa italiana, cosa che non accadeva dal 2006”.
Che questa “Milan Modern and Contemporary” possa segnare un giro di boa, dopo le prestazioni deludenti delle aste italiane di autunno (quando persino Sotheby's registrò una delle sue prestazioni più infelici, con poco più del 50% di venduto) è la speranza di molti. Tuttavia, già la mattina dopo, all'inaugurazione del Miart, la fiera d'arte milanese, sotto un ottimismo di facciata, si riscontrava un certo scetticismo. Nessuno, ovviamente metteva in dubbio il successo registrato da Christie's, ma diversi operatori ne minimizzavano la portata. L'asta ha proposto infatti soltanto una cinquantina di lotti, decisamente pochi per parlare di inversione di tendenza. A maggior ragione considerando il fatto che la casa tiene, ormai da tempo, una sola seduta annuale a Milano, quasi sempre in aprile.
Ora, che un colosso come Christie's, in un anno di lavoro, riesca a raccogliere poco più di 50 opere in grado di attirare i collezionisti non sembra poi così sorprendente. Anzi, al limite può rappresentare un segnale negativo il ridimensionamento dell'offerta, che, solo lo scorso anno, proponeva quasi 90 lotti. La presenza della casa d'asta in Italia, pur mantenendo la sua autorevolezza, tenderebbe quindi a essere sempre meno significativa.
Ma non è tutto. «Christie's sembra aver invertito il meccanismo delle auction», ha commentato un vecchio mercante milanese, «al posto di trovare le opere per poi proporle, prima raccoglie le richieste da collezionisti e operatori del settore, poi cerca i dipinti e le sculture che soddisfano le loro esigenze. In questo modo lavora quasi su un prevenduto ed è automatico che i risultati dell'asta ne risentano positivamente». Sostenere che Christie's si comporti pressoché da art advisor è forse eccessivo, il suo può essere il modello vincente del futuro. Certo è che l'asta perderebbe il suo ruolo tradizionale di sbocco per chi vuole vendere.
Merita una riflessione anche l'aspetto dei prezzi raggiunti. I cinque record ottenuti potrebbero far pensare a un'esplosione delle quotazioni. In realtà, con qualche eccezione, i prezzi, sono stati quelli di mercato. Un esempio: il lotto 22, “Ononimo”, una biro rossa su carta del 1974 di cm 70x100 di Alighiero Boetti ha realizzato 118.750 euro (diritti inclusi). Pochi giorni prima, alla “Day and evening”, asta di arte moderna e contemporanea tenuta a Milano da Art-Rite, “Centonovantasettequattro”, un altra biro su carta di Boetti, sempre del 1974 e sempre di cm.70x100, è stata aggiudicata per a una cifra simile, 119.370 euro (diritti inclusi).
Va tenuto conto che Art-Rite, casa che ha debuttato quest'anno con due U-3 Auction (sedute con opere la cui stima era inferiore a 3 mila euro, quindi esenti dall'imposizione del 4% per il diritto di seguito), era al suo primo appuntamento assoluto con opere importanti e presentava un catalogo con quasi 80 lotti.