Rocca sbrocca
Sanità, nel Lazio c’è l’aiuto del privato: al via test molecolari e antigenici
Covid: al via nel Lazio tamponi molecolari nei laboratori privati e test antigenici nelle farmacie
Il privato interconnesso alla Sanità pubblica una marcia in più contro i ritardi sulla prevenzione e come alternativa per terapie e analisi sospese per l’emergenza sanitaria
Finalmente da questa settimana si potranno effettuare tamponi molecolari in cinque laboratori di network privati nella Regione Lazio per un totale di venticinque strutture per la maggior parte operative su Roma.
Dal 26 ottobre, giorno dal quale il Tar del Lazio ha dato il via libera ai test molecolari nei laboratori privati, è passato quasi un mese per ottenere l’estensione della rete COROnet ai laboratori privati che hanno dovuto aspettare l’abilitazione dal laboratorio di virologia dell’Istituto Spallanzani, attraverso un proficiency test, per l’esecuzione di test molecolari (previa ricetta medica) a carico del cittadino su richiesta o per conferma di positività del test antigenico.
Finalmente, poi, siamo arrivati a fare l’accordo per i tamponi antigenici nelle farmacie dove da oggi si possono comprare i test senza ricetta. Certo, se avessimo iniziato i primi di settembre forse non saremmo arrivati a questo punto e avremmo potuto farli fare anche agli studenti che andavano a scuola.
Sono buone notizie, dopo la folle corsa ai drive-in degli ospedali delle settimane scorse che hanno causato forti disagi e paradossalmente ulteriori contagi ma soprattutto in un’ottica evolutiva dell’organizzazione sanitaria per il cittadino. Mi spiego. Il privato può essere una risorsa importante all’interno del diritto alla salute pubblica sancito dall’articolo 32 della Costituzione italiana e operativo attraverso il Servizio sanitario nazionale.
E non parlo dei soli tamponi molecolari. In questo momento dove il rischio più pericoloso è quello di non avere più posti nelle terapie intensive o di non avere la possibilità di eseguire terapie per altre tipi di patologie per il rischio del contagio degli ospedali, non si può rimanere passivi e pensare con rassegnazione che questo possa essere la normalità e non si può pensare di risolvere in maniera tempestiva le contrapposizioni a colpi di ricorsi al Tar.
La prima ondata di pandemia ha colpito le regioni più attrezzate, ora sta accadendo il contrario. Con un popolazione sanitaria di età alta e senza turnover anche infermieri e medici vanno in ulteriore sofferenza senza un adeguato ricambio generazionale. In questo momento di emergenza bisogna rimboccarsi le maniche e aprire ad altre possibilità per attingere a tutte le possibili soluzioni e affrontare questo tema che è fondamentale per la vita delle persone soprattutto in ottica di prevenzione. I pazienti oncologici, i pazienti cardiopatici, per esempio, sono in questo momento come color che son sospesi, ossia, non c’è una vera programmazione sul piatto per terapie ed analisi alternative agli ospedali, e rischiano la vita. Andava fatta una sinergia maggiore con il privato, che, anche in virtù delle sovvenzioni ricevute nel corso degli anni dovrebbe mettersi a disposizione per dare un servizio adeguato per i pazienti che sono urgenti.
Un discorso che andava fatto all’inizio della pandemia in tutte le città d’Italia di concerto con i medici in prima linea che, probabilmente, ne sanno di più di chi sta dietro la scrivania e decide. A questo proposito, volevo segnalare che c’è stata un’interessante iniziativa alla Camera dei deputati. Una conferenza stampa dal titolo: “Presentazione di progetti e protocolli in osservanza della Costituzione a tutela dell'universalità del sistema sanitario nazionale. Necessità di procedimenti diagnostici e terapeutici uniformi” con importanti professionisti del settore come Giovanni Carnovale medico Rai, Antonio Maggi presidente dell’Ordine dei medici di Roma e Maria Stella Giorlandino amministratore delegato dei Centri Diagnostici Artemisia Lab.
Su questo tema, il dottor Antonio Maggi ha fatto una interessante panoramica su come dovrebbe essere inteso e organizzato il Sistema sanitario nazionale: “sul concetto che la Sanità debba essere pubblica e centralizzata va bene ma penso si debba sfruttare al meglio la collaborazione con il privato per supportare a livello territoriale l’operato delle Regioni che su molte scelte spesso sono in opposizione con lo Stato perché hanno differenze tra loro di natura organizzativa ed epidemiologica.
La Sanità - ha continuato Maggi - deve essere a tutto tondo. Ospedali, Territorio, Pubblico e Privato devono essere interconnessi. Se non funziona il territorio, l’ospedale va in sofferenza e viceversa. Bisogna ripensare il sistema sanitario come un tutt’uno. Un esempio calzante su come funziona il servizio sanitario nazionale è quello dell’aereo. L’aereo vola non perché c’è il pilota ma perché lavora con un’equipe. Dalla torre di controllo, che può essere il direttore sanitario dell’ospedale, fino alle persone incaricate di far entrare i passeggeri nell’aereo che devono essere del numero giusto, al personale di bordo, al copilota, al navigatore. Allo stesso modo, tutte le componenti devono partecipare per il bene comune della salute di tutti i cittadini.”
Maria Stella Giorlandino amministratore delegato dei Centri diagnostici Artemisia Lab, riguardo all’emergenza sanitaria, ha rivelato: Quello che ci stupisce e che durante tutta la pandemia non si è mai parlato di assistenza domiciliare e prevenzione. Ciò che andrebbe sviluppato è il rapporto tra pubblico e privato, che al contrario non si è sviluppato al punto da poter fare gioco di squadra utile al cittadino”.
E allora, ecco le proposte del privato: “Occorrerebbero percorsi diagnostici curativi già esistenti con terapie da fare a domicilio al primo sintomo, lastre domiciliari polmonari per evitare l’intasamento dei Pronto Soccorso, ricoveri per persone a rischio o anziani immunodepressi, l’introduzione del tampone antigenico quantitativo e non qualitativo.
Ma poi, anche informazioni dettagliate dalle strutture del territorio e informazioni dai mass media non allarmistiche ma chiarificatrici con linee di condotta uniche a livello nazionale”.
Insomma, le idee ci sono e sono nella direzione della prevenzione e tempestività di diagnosi. Ossia, quello che è mancato finora. Per questo, lancio un appello alle forza governative centrali e regionali: sarebbe utile che da questa conferenza possa svilupparsi un tavolo di confronto per massimizzare le competenze in campo e pianificare soluzioni in sinergia per affrontare questa fase critica senza recriminazioni rispetto alle forze che si potevano mettere in campo al momento giusto ma utile anche per un futuro dove il cittadino è al centro di un Servizio sanitario aggiornato e interconnesso.