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Coronavirus
Medici: Intubiamo anche 24enni. Sanità? Errori su errori,si vive alla giornata

“La situazione è grave, intubiamo anche ragazzi di 24 anni o adulti di 36, sani almeno apparentemente, cioè che non hanno mai avuto prima problemi di alcun genere”, spiega sconsolato un medico toscano ad Affaritaliani, “a un certo punto fanno fatica a respirare e… Si è aperto uno scenario senza precedenti”.

Con Affari da giorni siamo al telefono con medici in prima linea, chirurghi, personale infermieristico, capi struttura, per capire come la pandemia si stia evolvendo. Anche se lavorano in ospedali dislocati al Nord, al Centro e al Sud Italia il lietmotiv è identico, come ripete un chirurgo del centro-Nord: “Siamo in allerta vigile, ma il problema è che siamo pochi, stanchi e demotivati, soprattutto demotivati da politici imbelli che non capiscono il problema. Stiamo inevitabilmente tirando i remi in barca, siamo stanchi… stremati da marzo, credimi”.

E’ calato un clima plumbeo sulla sanità italiana, negli ospedali, nei Pronto Soccorso, tra le prime linee che fanno sempre più fatica a intervenire ma anche a raccontare cosa accade davvero. Chiedono tutti l’anonimato. “O vuole che le indori la pillola e faccia il pagliaccio da tv con la lacrima agli occhi?”, chiede un chirurgo lombardo livido”.

Il medico toscano: “E’ incredibile pensare che in tutti questi mesi nessuno abbia fatto niente per incrementare il personale medico e quello infermieristico. Le macchine che servivano sono pure arrivate ma manca il personale. L’aspetto più drammatico della malattia è che ora sta colpendo tutti, qualsiasi fascia di età ed ha un’evoluzione particolare a seconda del singolo. Mi preoccupano i giovani che non si rendono conto della gravità della situazione. La Sars-CoV 2 può colpire duramente e per sempre anche loro oltre che ammazzare i loro cari per queste leggerezze”.

Lo stesso quadro ci viene rivelato da un medico emiliano. “Il Covid non sembra avere un criterio. Ho pazienti problematici, già con malattie pregresse, che l’hanno superato con un po’ di tosse e raffreddore, e altri con un quadro clinico intonso che abbiamo dovuto intubare di corsa. La sovrapposizione di stati influenzali normali e il Covid crea grande panico e confusione nelle persone. La situazione è davvero assurda. Non si comprende ancora bene la malattia. Poi siamo giù di morale perché abbiamo visto cosa hanno fatto i politici in questi mesi. Ci sono sindaci che non hanno lavorato un giorno in vita loro e che si permettono di fare la morale ai colleghi ma non riescono ad evitare un assembramento nelle loro città, una piazza piena, gli autobus che traboccano di persone, ma come è possibile?”.

Il chirurgo lombardo: “Le strutture ancora reggono ma per quanto? Siamo in una situazione già critica. Esco dalla sala operatoria che sembro uno zombie. Il contesto è talmente grave che se risultiamo positivi, asintomatici, ci dobbiamo lo stesso recare al lavoro per mancanza di personale, altrimenti chi fa gli interventi?”.

Ma i lockdown servono, chiediamo? Anche uno studio pubblicato da The Lancet dice che quelli dello scorso inverno hanno abbassato solo del 3% la curva di diffusione del virus. Le persone non possono rispettare realmente le misure draconiane imposte.

“Non c’è certezza che funzionino ma per come siamo messi, con una totale mancanza di organizzazione, cosa altro possiamo fare? Concordo con lei. Del resto non si può far fallire migliaia di persone per niente. Esploderebbe tutto. D'altronde è stato stupido adottare lo stesso sistema di chiusure per i Navigli e per il piccolo paesino di montagna senza contagi e che si può controllare con facilità. Ma o tiriamo un palo in testa ai nostri amministratori o non so cos’altro si possa fare oltre il lockdown”, chiude il chirurgo lombardo.

Nel Sud Italia la musica non è differente. “Gli amministratori locali hanno passato mesi a farci la predica”, racconta un capo infermieri campano inferocito, “senza aumentare il numero di personale. Qua si vive alla giornata. Accumuliamo errori su errori. C’è poco da intervenire se non prendere i pazienti e mandarli nelle regioni del Nord”.

Un capo infermieri di un ospedale del Centro Italia è più esplicito: “Dalla mattina alla sera siamo bardati come dei palombari, siamo allo strenuo delle forze, ma siamo infermieri in prima linea e ci sta. Mi chiedo però: come sia possibile che solo adesso facciano i concorsi per assumere infermieri? E volete sapere una cosa incredibile? Il 98% di chi partecipa a questi concorsi già lavora nelle nostre strutture ospedaliere come precario. Quindi i concorsi non garantiscono un aumento degli infermieri. Sono sempre gli stessi! E’ fumo negli occhi. Fatelo sapere… che sfacelo c’è…”.

*Nella foto la curva dei decessi nel mondo, per milioni di abitanti. La rilevazione è a cura della Johns Hopkins University, l'elaborazione grafica di Ispi.

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