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Bambini e COVID: quali scenari oggi e nei prossimi mesi

Intervista al prof. Diego Peroni, docente di Pediatria all’Università di Pisa, Direttore della UO di Pediatria di AOUP e della Scuola di specializzazione

---- Trendiest Media - Intervista a cura di Emanuele Salamone esperto di public & government affairs in ambito farmaceutico ---- I dati dell’infezione da COVID-19 attestano che in Italia a oggi 11 marzo sono stati colpiti più di 3 milioni di soggetti, con più di 100.000 decessi. In questo scenario i bambini e i giovani sotto i 18 anni sembrano manifestare quadri clinici decisamente meno severi rispetto a quelli dell’adulto. Viene stimato infatti che in tale età la suscettibilità all’infezione sia pari alla metà di quella degli adulti e che comunque il decorso clinico sia meno severo. Dati del Ministero della salute evidenziano che nel nostro Paese solo circa un 1% dei casi positivi è al di sotto del 18° anno.

Intervista al prof. Diego Peroni

Professore, risultano anche a lei questi dati?

Peroni 2021prof. Diego Peroni

"Sì, sono peraltro da segnalare dei casi severi anche in età pediatrica, con la presenza di casi con interessamento multiorgano che ricordano una patologia tipicamente pediatrica come la sindrome di Kawasaki. L’interessamento infiammatorio multisistemico è raro ma tipico dell’età pediatrica; in regione Toscana da settembre 2020 abbiamo avuto 10 casi, senza decessi, ma che hanno richiesto un notevole impegno assistenziale".

Come si spiega questo aspetto?

"Diversi argomenti sono stati prodotti per spiegare questa tendenza epidemiologica in pediatria, tra questi menzioniamo nel bambino una maggiore espressione del recettore ACE-2, i bambini sono più sollecitati dalle altre infezioni respiratorie di origine virale e l’effetto delle vaccinazioni. Tutti questi fattori possono svolgere un ruolo protettivo nell’infanzia. Lo scenario attuale come sappiamo è dominato dalla comparsa e diffusione delle cosiddette varianti del virus, che hanno in generale una maggiore contagiosità e diffusibilità nella popolazione in generale e forse anche in quella pediatrica. Non sappiamo se a questa maggiore contagiosità corrisponda una maggiore severità dell’infezione, almeno nel bambino. Sono dati in realtà per quel che riguarda il bambino in divenire e che quindi richiedono una conferma epidemiologica. Certo è che nella fase che caratterizza queste settimane il contagio e la diffusione aumentate sembrano molto centrate sul ruolo che hanno i bambini come diffusori della malattia pur se asintomatici. In questa fase la contagiosità all’interno del nucleo familiare è spiccata e sembra dipendere molto dal ruolo di adolescenti o giovani adulti. Questo sembra dipendere oltre che da comportamenti sociali in genere anche dalla frequenza scolastica".

Come cambia la quotidianità per i bambini alla luce delle nuove restrizioni?

"Durante la fase del lockdown i bambini e i ragazzi hanno sofferto molto la mancanza o l’estrema limitatezza dalle attività sociali sia scolastiche che ludiche. Sono mancati soprattutto i contatti con amici e compagni di scuola e di gioco. Anche in queste settimane, quando si profila una ulteriore limitazione alla frequenza scolastica tale situazione sembra riproporsi. L’isolamento a casa assoluto (fase del lockdown) o relativo ha causato l’insorgenza di problematiche comportamentali con sintomi di regressione in un’alta percentuale di bambini ed adolescenti. A tal punto che la ripresa delle attività scolastiche da molti non è stata vissuta come una liberazione ma come un peso. Sono aumentati molto in questa fascia di eta’ i sintomi funzionali, come tosse o dispnea con una forte componente di ansia e di depressione, irritabilità, disturbi del sonno, disturbi alimentari e di ansia in generale.  Non a caso l’isolamento relativo a domicilio ha coinciso con maggior disponibilità e maggior tempo a disposizione anche a scopo ludico di computer, tablet, cellulare. Ciò ha spesso contribuito ad aumentare il vissuto di una realtà virtuale nel “benessere” del proprio “nido” a casa, determinando in molti la regressione di cui si parlava prima". 

Ci può indicare nuovi paradigmi per una corretta prevenzione ai tempi del Covid?

"Che cosa fare quindi in epoca COVID? Indubbiamente per le famiglie è aumentato il tempo da passare insieme in casa. Questo dovrebbe essere vissuta da tutti come un’opportunità finalmente di confronto, gioco, tempo passato insieme e condiviso. La corretta prevenzione quindi passa attraverso l’insieme di condizioni che in famiglia assicurano ai bambini un buono stato di salute, un’alimentazione adeguata, protezione, sicurezza, condivisione. Tutto questo deve tradursi in manovre pratiche con un tempo dedicato ai figli, alla narrazione o alla discussione, alla condivisione del tempo libero da dedicare anche ad attività sportive da svolgere in autonomia  a casa, visto che le attività delle società sportive sono molto limitate. Inoltre la condivisione delle scelte alimentari o culinarie contribuisce ad aumentare la consapevolezza da una parte della costruzione condivisa di un percorso di salute e dall’altra dell’impegno temporale durante la giornata".

Come definirebbe gli scenari di prevenzione e quali prescrizioni suggerire ai genitori?

"Come dicevamo l’attualità sembra far ritorna prospettive non favorevoli: varianti del virus, maggiore contagiosità, più casi, forse maggior coinvolgimento dei bambini e degli adolescenti. Certo è che abbiamo ora un’arma consistente contro l’infezione naturale: il vaccino. Assistiamo come l’epidemiologia sia drammaticamente cambiata in meglio in Paesi come l’Inghilterra dove la vaccinazione ha raggiunto percentuali molto alte. La sfida quindi anche per il nostro Paese è vaccinare al più presto e il numero maggiore di soggetti. I vaccini sono utilizzabili dai soggetti dai 16 anni per gli studi di registrazione che sono stati fatti. A mio parere vanno vaccinati i soggetti fragili prima per limitare i casi più severi, ma certamente vaccinerei tra i primi anche adolescenti e giovani adulti per bloccare la diffusione del virus. Le norme attualmente in vigore, distanziamento sociale, uso di mascherine, igiene delle mani vanno non solo mantenute ma anche rinforzate. In questi mesi per effetto di tali manovre sono scomparse o quasi le infezioni virali “normali”. La prevenzione quindi funziona, va attuata ed esaltata".

Si parla sempre di "Best Practice". Come possiamo meglio definirla?

"Sì, è vero. Ritengo che il Paese e tutti noi abbiamo la necessità di ripartire con le nostre attività quotidiane, assicurando la sicurezza e la normalità. La best practice passa dalla vaccinazione estesa a tutta la popolazione, solo così bloccheremo la diffusione del virus. Credo insomma che seppur avremo dei mesi ancora difficili, potremo avere grazie al vaccino e alla prevenzione un graduale ritorno alla normalità sia delle attività economiche che sociali. E’ la normalità che il bambino e l’adolescente meritano appieno per un corretto sviluppo fisico e psicologico.