Costume

Puglia, Torre Guaceto: il successo delle “buone pratiche”

di Franca D.Scotti

Nel brindisino, Torre Guaceto è un modello di equilibrio sostenibile tra uomo e ambiente, protezione della biodiversità e attività remunerative

Oggi appare come un paradiso di sostenibilità, biodiversità, tutela dell’ambiente marino e terrestre.
Torre Guaceto, in  territorio brindisino, è dal 2000 uno  dei due unici parchi italiani costituiti da una Riserva marina ed una terrestre adiacenti l’una all’altra e gestite da un unico ente.

Qui storni e rondini posano indisturbati nei canneti, anche in vista dell’emigrazione a sud, qui tornano alla vita gli animali messi in pericolo dall’impatto antropico, perché il Consorzio di Gestione di Torre Guaceto gestisce due strutture a loro dedicate: il centro recupero fauna selvatica ed il centro recupero tartarughe marine. 

credit Consorzio di Gestione di Torre Guaceto, ph Giuseppe Lanotte (7)credit Consorzio di Gestione di Torre Guaceto, ph Giuseppe Lanotte (7)
 

Qui, in un ideale sguardo dall’alto, si può vedere un equilibrato succedersi di campi coltivati, oliveti, macchia mediterranea, zona umida, dune e mare blu con infinite praterie di posidonia oceanica, preziosa per l’ossigenazione dell’acqua.

Ma questo mondo esemplare e protetto non è sempre stato così.  E il cambiamento sorprende, dimostrando ancora una volta come la volontà, la tenacia, la visione strategica possano cambiare il mondo.

Credit Consorzio di Gestione di Torre GuacetoCredit Consorzio di Gestione di Torre Guaceto
 

Venti  anni fa quest’area rivelava un ambiente degradato, pesca disordinata e selvaggia, rischio di speculazioni devastanti, perdita di varietà vegetali.

In quel periodo il Consorzio, supportato da volontari del WWF e di Slow Food,  cominciò a fare un lavoro coraggioso e paziente di tutela del territorio marino e terrestre.

MESAGNE PORTAMESAGNE PORTA
 

In particolare, è stato avviato un sistema di  pesca sostenibile, condotta solo una volta a settimana, con reti a maglia larga, che ha registrato un incremento della popolazione ittica del 400% e una resa di pesca nell’area protetta doppia rispetto a quella che si registra al suo esterno. 

E i pescatori, che prima si erano opposti al  nuovo disciplinare,  sono diventati a loro volta preziose “sentinelle” del mare, mentre gli effetti positivi di tutela si sono riscontrati addirittura sul ripopolamento delle acque del sud Salento, sino ad arrivare allo Ionio tarantino.

marina carovigno rete da pescamarina carovigno rete da pesca
 

Così il modello di pesca  di Torre Guaceto, riconosciuto come presidio da Slow Food, è diventato un caso di interesse mondiale, che ha attratto studiosi provenienti sin dalla California.

In agricoltura, invece, il Consorzio ha favorito il recupero del Pomodoro Fiaschetto, una cultivar storica abbandonata nel corso degli anni e oggi riconosciuto anche questo come presidio Slow Food. 

Un recupero che ha il valore aggiunto di premiare con il marchio “prodotto del Parco” il lavoro delle comunità agricole locali, che stanno sperimentando la coltivazione biologica di prodotti di qualità, con basso utilizzo di acqua e assenza di sostanze chimiche di sintesi. 

Anche per gli agricoltori, come per i pescatori, si è dimostrato che la pratica di attività sostenibili è anche remunerativa, e quindi conveniente

Credit Consorzio di Gestione di Torre Guaceto, ph Giuseppe Lanotte (1)Credit Consorzio di Gestione di Torre Guaceto, ph Giuseppe Lanotte (1)
 

Man mano che il Consorzio di Torre Guaceto procedeva in un percorso rispettoso dell’autenticità ambientale  e insieme remunerativo per il lavoro, sono nati nuovi servizi di guida, tutoring, trekking nei  sentieri, proposte culturali in Riserva, che hanno dato lavoro a cooperative  di giovani.

Tra queste Thalassia, fortemente impegnata in attività di escursioni tra i boschi e la macchia mediterranea, la costa e il mare, bike trekking tra sentieri e tratturi dagli ulivi al mare, snorkeling alla scoperta dei fondali mediterranei, esperienze emozionali, didattica e laboratori ambientali.

torre guacetotorre guaceto
 

Tutto ciò dilata il calendario di fruibilità della Riserva e invita a scoprirla anche in autunno e in inverno, contribuendo a nuove forme di turismo, non solo quello balneare estivo, già molto sviluppato. E le “buone pratiche” non finiscono qui.

Come osserva il Presidente del Consorzio Rocky Malatesta “la Riserva non deve  essere concepita come un luogo protetto, chiuso e immobile, ma deve generare  osmosi positiva. Si lavora in partnership, coinvolgendo istituzioni e operatori e sviluppando l’orgoglio dell’appartenenza.

torre guaceto pomodoro fiaschetto slow foodtorre guaceto pomodoro fiaschetto slow food
 

Il modello virtuoso diventa così fonte di ispirazione per tutto il territorio circostante, inducendo sinergia di istituzioni e di servizi, valorizzazione di beni ambientali e culturali, spinta a forme di turismo slow e dei “cammini” che rispettano il territorio”

Negli anni il modello virtuoso proposto dal Consorzio è cresciuto, tanto da essere proposto come riferimento,  nazionale e internazionale, anche oltre il contesto europeo.

torre guaceto centro recupero tartarughetorre guaceto centro recupero tartarughe
 

L’inserimento di Torre Guaceto nella  CETS, la Carta Europea del Turismo Sostenibile, assegnata da Europarc e Federparchi,  riconosce proprio questo  metodo di governance partecipata che favorisce un'offerta di turismo compatibile con le esigenze di tutela della biodiversità nelle Aree protette.

Non a caso tutto il territorio brindisino, ricco di piccoli borghi pittoreschi,  castelli normanni, uliveti millenari, e attraversato da vie storiche come la Via Appia e la Via Traiana, si presta a questo tipo di turismo.  

Così, anche al di fuori del perimetro del territorio tutelato, le “buone pratiche” ideate e sperimentate nel Parco, si estendono  all’area di riferimento, i comuni di San Vito dei Normanni, Carovigno e Brindisi, che puntano a diventare più “sostenibili”, migliorando contemporaneamente la qualità di vita dei residenti.

La sinergia riguarda anche alcuni ristoranti di queste zone, come Le Sciabiche di Brindisi, l’Osteria Le Monacelle di Ostuni, La Locanda di Nonna Mena a San Vito dei Normanni, il Casale Ferrovia di Carovigno, che usano e valorizzano i prodotti  del Parco, vini, olio extravergine, pomodoro Fiaschetto.

I progetti sono in continuo movimento, proprio perché si é  innescato un meccanismo virtuoso. 
Già si parla di progetti INTERREG,  di nuovi sistemi di  aridocoltura per  risparmiare acqua, di creazione di aziende artigianali per la lavorazione dei prodotti della pesca,   di un disciplinare che qualifichi le strutture ricettive di riferimento rispetto a tre parametri, sostenibilità ambientale, energetica e sociale.

E le “buone pratiche” sembrano appartenere davvero a questo territorio. 
Ricordiamo  almeno un esempio: Mesagne, anni fa conosciuta come centro di malaffare e contrabbando, oggi, dopo una seria politica di recupero e sensibilizzazione, ha realizzato un incredibile scatto in avanti, tanto da essere candidata a Capitale italiana della cultura 2024.