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Cronache
Allarme servizio sanitario nazionale: in 20mila pronti a lasciare nel 2024

Sanità, Nursing Up De Palma: «Sono almeno 14mila gli infermieri, e circa 500 le ostetriche che si preparano a lasciare il SSN nel 2024 per raggiungimento dei requisiti pensionistici"

Sui possibili tagli alle pensioni, avanti tutta con le annunciate mobilitazioni di protesta da Nord a Sud. 

Il Nursing Up conferma che porterà in piazza infermieri e ostetriche nelle regioni italiane. Il primo calendario di Manifestazioni sarà reso noto dal prossimo 14 novembre.

Non sono bastate  le rassicurazioni verbali arrivate negli ultimi giorni direttamente dalla Segreteria del Sottosegretario al Lavoro, Sen. Claudio Durigon, circa il pieno coinvolgimento dei professionisti dell’assistenza nella costruttiva e attesa revisione dell’Art. 33 della bozza di legge di bilancio.

«Vogliamo vedere fatti, esordisce De Palma, è questo il momento. L’obiettivo delle nostre azioni di lotta è quello di sollecitare, attraverso i Governi locali, le aziende sanitarie a rivedere radicalmente il proprio modus operandi, che continua a essere decisamente lontano dalle nostre auspicate e legittime istanze, correndo il rischio di fomentare fughe all’estero e dimissioni volontarie, sempre più a discapito della qualità della tutela della salute della collettività. 

Infatti, la nefasta ipotesi della riduzione delle aliquote di rendimento dei contributi versati tra il 1981 e il 1995, rappresenta una vera e propria punizione che il personale attualmente in servizio nella sanità pubblica non merita, con una perdita stimabile tra il 5% e il 25% dell’assegno pensionistico annuale. Un infermiere o un'ostetrica potrebbero, solo per esempio, vedersi decurtata la già magra pensione, passando in men che non si dica da 1400/1500 euro mensili a 1100/1200. 

Siamo di fronte a una norma che riteniamo incostituzionale, e che in queste ultime settimane, esordisce Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up, ha suscitato le legittime e accese proteste dei professionisti della salute.

Il nostro centralino è diventato e continua a essere bollente, a causa delle continue richieste di informazioni da parte di nostri iscritti che vogliono vederci chiaro su decurtazioni che rischiano di essere l’ennesimo colpo di mannaia.

Infermieri, Ostetriche, tutti vogliono fuggire, lasciare le strutture sanitarie pubbliche prima possibile!

Molti, temendo di perdere gran parte della loro futura pensione, ci chiedono quali sono le pratiche per abbandonare il SSN sin dal prossimo anno, e  dedicarsi alla libera professione. 

Allo stato, sono almeno 14mila gli infermieri, e circa 500 le ostetriche che si preparano a lasciare il SSN nel 2024 per raggiungimento dei requisiti pensionistici, ai quali si aggiungono almeno ulteriori 4mila unità, che hanno manifestato la loro intenzione di passare dalla dipendenza alla libera professione, lasciando il lavoro anticipatamente. 

Come si può dargli torto, prosegue De Palma, si sentono traditi dalle scelte del Governo, e non hanno  più fiducia. 

Certo è che in simili condizioni è sempre di più a serio rischio sia l' Assistenza Territoriale che l'intero progetto PNRR 

Per questa ragione, anche se abbiamo accolto positivamente le rassicurazioni giunte da parte del Sottosegretario Durigon, andremo avanti con le annunciate mobilitazioni, proprio in attesa che le promesse si trasformino in concreta realtà, possibilmente senza tirar fuori dal cappello soluzioni pasticciate  che nessuno accetterebbe.

Attraverso lo strumento delle manifestazioni, dei sit in e dei flash mob, agiremo su 2 leve: la prima è quella di rendere plastico il malcontento dei professionisti agli occhi della politica, alla quale arriverà, anche attraverso i media, lo stato del reale malcontento negli ospedali e nelle strutture sanitarie .

La seconda leva, mira al coinvolgimento diretto delle istituzioni locali e della cittadinanza. Infatti, con le nostre mobilitazioni territoriali, attiveremo un percorso di sinergia tra più istituzioni regionali e centrali. Nella sostanza, ad ogni mobilitazione regionale daremo impulso alle nostre contestazioni, chiedendo ai Prefetti di agire, in qualità di rappresentanti del Governo, sui governi regionali, sulla Presidenza del Consiglio e sul Comitato di Settore, per ottenere risposte chiare e precise alle nostre richieste di valorizzazione delle professionalità infermieristiche e di quelle ex legge 43/2006, dice ancora De Palma.

Tuttavia, nelle ultime ore, è emersa all’orizzonte una nuova ipotesi che, se confermata, sarebbe una vera e propria iattura: decurtazioni per chi decide di andare in pensione anticipatamente.

In parole povere se da una parte i professionisti della salute potrebbero sorridere al pensiero di non veder depauperati anni di lavoro con i possibili tagli alle pensioni, dall’altra potrebbero essere messe in atto nuove limitazioni,  punitive per chi decide di anticipare il momento della propria pensione.

Insomma,  potrebbe  profilarsi un' nuovo e tempestoso capitolo di questa storia rocambolesca, sulla veridicità del quale attendiamo ancora lumi », chiosa De Palma.

 

Bonaccini, servono più risorse e personale per la sanità

Per il Sistema Sanitario Nazionale "servono più risorse e più personale". Lo ha detto il presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, a margine dell'incontro organizzato dall'Associazione Salute Diritto Fondamentale dal titolo 'Sentinella, quanto resta della notte? Il declino della Sanità pubblica', all'Ospedale Maggiore di Bologna.

Proprio la difesa della Sanità pubblica sarà uno dei temi che il Pd, insieme a M5S e Verdi e Sinistra, metteranno al centro della manifestazione di domani in piazza del Popolo. "Tra le ragioni per le quali diciamo che questa manovra è insieme sbagliata e insufficiente c'è la necessità di irrobustire il Sistema sanitario pubblico - dice Bonaccini - che si sta depotenziando e non è vero che vede più risorse di prima. Siamo scesi sotto il 7% del Pil, siamo al 6,5%, ma scenderemo al 6,1-6,2% tra due anni se non verrà corretto il finanziamento".

"Per altro è una cosa incredibile dire che si mettono risorse quanto mai prima", prosegue il presidente dell'Emilia-Romagna chiarendo che "le risorse a disposizione nei prossimi 3 anni sono molte meno dei 12 miliardi che il governo Draghi mise in 3 anni e che purtroppo non sono bastati" perché è scoppiata la pandemia". "Io mi auguro che il governo si convinca - prosegue Bonaccini - che servono più risorse. Dovevano essere 4 miliardi in più entro la fine dell'anno, come richiesto dalle regioni tutte insieme e dal ministro Schillaci, invece ne arrivano zero".

Anche i 3 miliardi destinati il prossimo anno al Fondo Sanitario Nazionale serviranno in realtà principalmente per il rinnovo del contratto dei medici, ricorda il presidente dell'Emilia-Romagna che ribadisce come la legge votata dall'Assemblea legislativa martedì scorso chieda "di togliere i tetti assunzionali" del personale sanitario e "di portare per alcuni anni al 7,5% il rapporto tra spesa pubblica per la Sanità e il Pil del Paese. Per altro - conclude Bonaccini - che il Piemonte abbia votato per primo questa legge dà l'idea che c'è un sentire comune sul fatto che il Sistema sanitario pubblico stia peggiorando". 

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