Cronache
Cannes, trionfa il film su Buscetta. Bellocchio riporta la mafia al cinema
Presentato ieri a Cannes in concorso per la Palma d'Oro e in contemporanea in sala in Italia 'Il traditore' di Marco Bellocchio
Vero trionfo ieri a Cannes per il film sul primo pentito di mafia Buscetta; in concorso per la Palma d'Oro e in contemporanea in sala in Italia 'Il traditore' di Marco Bellocchio il film racconta la storia del collaboratore di giustizia Tommaso Buscetta, che ha dato un contributo fondamentale alle indagini di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Al centro del film tutta l'evoluzione del personaggio di Buscetta, la cui famiglia fu sterminata dai corleonesi: dalla permanenza in Brasile all'estradizione in Italia, fino al maxi processo, la strage di Capaci e le nuove dichiarazioni sul rapporto mafia-politica. Ad interpretare "il boss dei due mondi" è Pierfrancesco Favino, ultimo grande interprete di un film storico sulla mafia che ha le sue origini nel cinema di Francesco Rosi.
Nel corso degli anni il cinema si è accostato alla mafia con modalità espressive molto differenti tra loro. È solo nei primi anni Sessanta che la mafia comincia ad essere rappresentata in un’ottica più profonda e di denuncia. Con Francesco Rosi le origini del cinema italiano sulla mafia seguono lo stile del Neorealismo: il film 'Salvatore Giuliano' segue la quotidianità delle persone coinvolte nella vita del malavitoso siciliano, praticamente assente dal film, comparendo solo come cadavere.
Sempre seguendo la via del realismo e distanziandosi da 'Il Padrino' di Coppola, nel 1972 Rosi porta sul grande schermo 'Lucky Luciano', con la splendida interpretazione di Gian Maria Volontè nei panni di Salvatore Lucania, boss della criminalità italoamericana di New York rispedito in Italia come "indesiderabile". L’obiettivo di Rosi non è quello di spingere il pubblico a identificarsi in un personaggio mitico, ma di concentrarsi sulla verità del fatti realmente accaduti.