Cronache

Coronavirus, Italia fregata dai russi: i ventilatori polmonari sono esplosivi

Due gravi incidenti, pazienti bruciati vivi. Ma sono gli stessi che hanno dato agli ospedali di Bergamo e Milano e che hanno utilizzato fino a settimana scorsa

Coronavirus, Italia fregata dai russi: i ventilatori polmonari sono esplosivi

Il Coronavirus continua a tenere in apprensione l'Italia. Dalla Russia arriva una notizia che preoccupa. I ventilatori polmonari che Putin ha fatto arrivare agli ospedali di Milano e Bergamo sono a rischio esplosione. Due gravi episodi negli ospedali russi, con pazienti che hanno preso letteralmente fuoco. "La causa dell’incidente - spiega un funzionario del governo ruusso - potrebbe essere il surriscaldamento dei ventilatori polmonari Aventa-M".

Il primo caso sabato sera, a Mosca: un malato di Covid - si legge sul Corriere della Sera - ansima attaccato a un ventilatore polmonare nell’ospedale Spasokukotsky e all’improvviso l’apparecchio inizia a surriscaldarsi. S’incendia. Lo uccide. La notizia non viene troppo diffusa, per non creare allarme e perché in fondo «s’è trattato del difetto d’una macchina», una soltanto. Ma lunedì mattina la tragedia si ripete, alle 6.23 nella terapia intensiva della clinica San Giorgio di San Pietroburgo, e stavolta c’è poco da coprire. I venti ricoverati di coronavirus, intubati coi respiratori, sono investiti di nuovo dal fuoco. Fumo, urla, panico. In cinque, bruciano vivi. Tutt’insieme. Arrivano i pompieri, gli altri pazienti della rianimazione vengono salvati, il reparto evacuato.

Quelle 150 apparecchiature che hanno aiutato la Lombardia a superare la prima emergenza e che oggi sono ancora installate, o stoccate, per i pochi pazienti rimasti.Nell’ospedale da campo del Papa Giovanni XXIII, a Bergamo, i ventinove Aventa-M arrivati dalla Russia sono stati utilizzati fino alla settimana scorsa. Nel reparto costruito alla Fiera di Milano ci sono solo tre pazienti attaccati ai ventilatori: «Ma quelli russi non li stiamo usando — spiega un medico —, ci bastano gli altri che avevamo già».