Cronache
Coronavirus.Lamorgese e Bonetti: servono case rifugio per vittime di violenza
Le ministre chiedono ai prefetti strutture dove accogliere le donne vittime di violenza domestica
Le giustificate e necessarie restrizioni introdotte dal Governo per il contenimento dell'evolversi in atto della pandemia di Covid-19, stanno gravemente incidendo sull'operatività di numerosi servizi di fondamentale importanza sul piano sociale, e in modo particolare sui Centri antiviolenza e sulle Case rifugio destinate ad offrire accoglienza e sostegno alle vittime di violenza domestica.
"C’è stata una donna, in questi ultimi giorni, che non abbiamo potuto accogliere. In tempi normali lei e i suoi due bambini sarebbero entrati in una delle nostre case rifugio. Ma non abbiamo la possibilità di fare i tamponi e quindi c’è da scegliere. Che fai? Ignori le indicazioni sanitarie e la fai entrare nella casa rifugio con il rischio che possa infettare le altre donne già presenti, oppure ignori la sua richiesta d’aiuto? Noi non lasciamo indietro nessuno quindi alla fine, con un giro mostruoso di telefonate siamo riusciti a farla accogliere temporaneamente da un suo familiare. Ma non è e non può essere una soluzione stabile. Ecco. questo è un piccolo esempio delle difficoltà davanti alle quali ci troviamo in questo momento". Queste le parole di Lella Palladino che segue da anni i casi di violenza domestica con la sua Cooperativa Eva in Campania.
Le ministre per le Pari Opportunità Elena Bonetti e per gli Interni Luciana Lamorgese hanno inviato una nota ai prefetti comunicando l'urgenza di reperire nuovi luoghi da adibire a case rifugio, che possano ospitare, con e le dovute distanze di sicurezza, donne in fuga con i loro figli da situazioni di violenza domestica.
Dalla Lombardia alla Sicilia intanto si è registrato un forte calo di chimate ai Centri, i cui telefoni, spiega la Palladino "sono muti, o quasi" da settimane. Forse perché le vittime avendo accanto 24 ore su 24 l’uomo dal quale vorrebbero fuggire non possono alzare la cornetta per farlo, o semplicemente pensano che anche se chiamassero, considerata l'emergenza nazionale, non ci sarebbe nessuno dall’altro capo del filo. Ma non è così.
«Questo è esattamente il messaggio che dobbiamo far passare: noi ci siamo, i Centri sono tutti aperti. Telefonate, mandate una mail, trovate il modo. Il numero 1522 è operativo per voi» incita Valeria Valente, presidente della Commissione femminicidio del Senato. "Sono indispensabili" continua "risorse economiche aggiuntive. Serve che gli operatori antiviolenza abbiano non soltanto i presidi sanitari necessari, come guanti e mascherine, ma anche personale sanitario accanto per seguire in modo corretto le procedure e gli eventuali isolamenti. E servono infine delle modifiche in tema di giustizia: per esempio la sospensione in questa fase delle visite protette ai figli per i genitori maltrattanti o per dare una stretta anche ai diritti di visita in caso di separazione".