Cronache
Crollo ponte Genova: 2 anni fa l'inascoltata analisi profetica di un ingegnere

Nel 2016, l'ingegner Antonio Brencich aveva evidenziato problematiche significative nel "Viadotto Morandi", che oggi appaiono tragicamente lungimiranti
Mentre a Genova continuano i soccorsi alle vittime del crollo del "Viadotto Morandi", inaugurato alla fine degli anni Sessanta, ecco che dalle brume della rete ricompare, in primis rilanciata dalla giornalista Gisella Ruccia sul suo profilo facebook, un approfondito esame strutturale dell'opera architettonica pubblicato nel 2016 su www.ingegneri.info.org.
L'esperto chiamato a offire il suo autorevole giudizio era l'ingegner Antonio Brencich, laureato in Ingegneria delle Strutture, docente di Tecnica delle Costruzione all'Ateneo Genovese, e autore di una serie di importanti pubblicazioni scientifiche. Due anni fa, dunque, l'ingegner Brencich faceva notare che: "Il Viadotto Morandi ha presentato fin da subito diversi aspetti problematici. Oltre all’aumento dei costi di costruzione preventivati, è necessario ricordare un’erronea valutazione degli effetti differiti (viscosità) del calcestruzzo che ha prodotto un piano viario non orizzontale. Ancora nei primi anni ’80 chi percorreva il viadotto era costretto a fastidiosi alti-e-bassi dovuti a spostamenti differiti delle strutture dell’impalcato diversi da quelli previsti in fase progettuale. Solo ripetute correzioni di livelletta hanno condotto il piano viario nelle attuali accettabili condizioni di semi-orizzontalità”.
Sempre sul sito, al riguardo, si leggeva: "Così come il ponte di Maracaibo (gemello del ponte di Genova, costruito dallo stesso Morandi e crollato nel 1964 per un incidente navale, ndr), nei primi anni 2000 anche il ponte sul Polcevera (il viadotto Morandi, ndr) fu interessato da imponenti lavori di manutenzione straordinaria, tra cui la sostituzione dei cavi di sospensione a cavallo della fine anni ’80 primi anni ’90, con nuovi cavi affiancati agli stralli originari.
“L’idea originaria" dichiarava il professor Brencich, "pare fosse quella di precomprimere gli stralli, idea chiaramente discutibile in quanto gli stralli sono elementi strutturali così snelli da consentire una precompressione molto modesta e, quindi, destinata inevitabilmente ad avere scarsa efficacia. I lavori di sostituzione degli stralli, effettuati sia a Genova che in Venezuela, ne danno dimostrazione indiscutibile”. Poi la dichiarazione inquietante: "Non solo, come per Maracaibo l’incidente navale non era stato preso in debita considerazione, dalla lettura del ponte genovese, riconducibile a travi appoggiate, l’azione sismica di una certa intensità pare non essere stata adeguatamente considerata".
Quindi, la chiosa finale: "La riflessione oggettiva a cui si giunge, alla luce della vita utile che dovrebbe avere una struttura del genere (almeno 100 anni) è che fin dai primi decenni il ponte è stato oggetto di manutenzioni profonde (fessurazione e degrado del calcestruzzo, nonché creep dell’impalcato) con costi continui che fanno prevedere che tra non molti anni i costi di manutenzione supereranno i costi di ricostruzione del ponte: a quel punto sarà giunto il momento di demolire il ponte e ricostruirlo".
Una "demolizione" giunta purtroppo spontaneamente, malgrado - come nel caso dell'analisi profetica dell'ingegner Brencich - vi fossero ampie e temibili avvisaglie di un potenziale disastro.